Parla il governo dopo due giorni di prove Invalsi che dal punto di vista del cifre hanno registrato un’ottima partecipazione, mentre per quanto riguarda il lato polemico si è confermata l’ennesima levati di scudi contro questi test Invalsi. Intervistata dal portale Studenti.it parla la senatrice Francesca Puglisi, responsabile scuola della Segreteria Nazionale Pd. Si proietta direttamente sulla prossime prova, il 12 maggio per le scuole Superiori: «il test Invalsi potrebbe arrivare anche in quinta superiore e avrebbe la stessa funzione della terza media: non sarebbe integrato all’Esame di Maturità e avrebbe la sola funzione di fornire informazioni utili a migliorare il sistema scolastico» racconta la Puglisi. Per quanto riguarda invece il tema più spinoso, proprio l’esame di terza media, il giudizio va più nel specifico e arriva ai motivi reali delle contestazioni: «il Test Invalsi è stato purtroppo inteso così da quando l’ex ministro Mariastella Gelmini commise un grave errore: minacciare con le prove di andare a valutare docenti e studenti. Ma non è questa la sua natura, ed il boicottaggio che viene fatto non ha senso. Il test è un parametro di riferimento per migliorare la scuola, non è uno strumento punitivo».
Non vivono di pace queste Prove Invalsi 2016 che ogni anno si ritrovano coacervi di polemiche, spesse volte anche sterili, contro un sistema di valutazione che seppur imperfetto non sarebbe completamente da buttare. Eppure per alcuni sindacati e associazioni di studenti e genitori i testa Invalsi son un’occasione per manifestare e mostrare tutta la propria contrarietà (legittima anch’essa) al Ministero dell’Istruzione. L’attacco di Unione degli Studenti arriva diretto per le prossime prove Invalsi, il 12 maggio: «Aumenta sempre di più il numero degli studenti che ritenendo inutili e dannosi questi test esprime il dissenso in modo creativo: la Buona Scuola ha esteso il modello Invalsi introducendo classifiche e selezioni per scuole, docenti e studenti. Siamo contrari alla schedatura e dobbiamo farci sentire!», minaccia il coordinatore nazionale Uds, Danilo Lampis, su Orizzonte Scuola. Secondo questa e altre associazioni di studenti i test sono dannosi “e creano discriminazioni, valutare non può significare schedare, favorire la competizione tra scuole e studenti, svilire la didattica”. Gli studenti Uds propongono una valutazione narrativa e non più numerica, anche se di autentiche proposte ancora non sono arrivate in termini precisi al Miur.
Si sono concluse le prime due Prove Invalsi per questo 2016, con le classi II e V delle elementari; siamo al giro di boa con le prossime due che saranno somministrate agli studenti delle Superiori – il prossimo 12 maggio per le classi seconde – e alle medie, all’interno dell’esame di terza media. Nella nota stampa di Invalsi sono state rese note in serata le cifre della partecipazione ai test di italiano e matematica per i ragazzi della Scuola Primaria da cui si può osservare un’ampia percentuale di riuscita dell’esame: il 96,92% delle classi campione, il 97,62% delle classi non campione per una cifra complessiva che arriva alla media del 97,58%. In questo modo l’istituto di valutazione ha espresso iil obiettivo raggiunto: «Il grado di partecipazione delle classi alla prova di Matematica è tale da garantire la significatività della rilevazione sia per le classi campione sia per quelle non campione». Obiettivo dunque si può dire raggiunto anche il grado di sciopero e di polemica ritornata contro il Miur e i test Invalsi in generale non lasciano buoni propositi per le prossime due prove: sopratutto quella del 12 maggi sarà vittima di moltissime agitazioni e manifestazioni nazionali dei sindacati che tenteranno di boicottare per l’ennesima volta lo strumento degli Invalsi.
Sono le polemiche ad aver dominato queste prima Prove Invalsi 2016, somministrate il 4 e 5 maggio alle classi II e V della Scuola Primaria italiana con test per verificare competenze e obiettivi fissati dal Miur nell’ultima riforma Buona Scuola 2016. Sindacati, associazioni di insegnanti e genitori, sono state sul piede di guerra per queste prime prove Invalsi che vedranno la luce per la seconda tranche il prossimo 12 maggio con i test proposti alle Scuole Superiori al secondo anno. Secondo alcuni operatori scolastici addirittura però le prove sono strumenti spesso inutili per valutare gli alunni e pongono solo ostacoli alla didattica interna: questo giudizio è sempre più diffuso, ma coglie la verità della quesitone? Di certo è un opinione rispettabile, ma ce ne sono anche altre che raccontano una realtà quantomeno di partenza diversa e che pone domande più ad ampio raggio. Di questo avviso è un dirigente scolastico siciliano, il presidente di un Istituto di Catania, Giuseppe Adernò, che su “Tecnica della Scuola” scrive la sua versione sui test Invalsi. «Avendo vissuto sin dalle origini la gestione delle prove Invalsi, anche con il compito di coordinatore dei valutatori regionali ritengo doveroso segnalare la qualità e la bontà dell’operazione valutativa che offre al Ministero uno spaccato della realtà scolastica italiana. Gli esiti delle prove, pur con tutti i limiti, forniscono dei dati che sono indicativi di un sistema scolastico e didattico che necessita di continui miglioramenti». Secondo il dirigente è da ritenersi positiva «l’azione educativa svolta, grazie e con la scusa delle prove Invalsi, per far acquisire agli studenti la tecnica delle risposte a scelta multipla, pratica adottata nei concorsi e nelle selezioni per le ammissioni alle facoltà universitarie e che trovava gli studenti impreparati a tale esercizio, anche se competenti nella disciplina».