E’ solo un emendamento presentato dal governo, per ora, ma ha già mandato su tutte le furie i parlamentari M5s, per i quali “il governo dimentica totalmente l’emergenza nelle scuole pubbliche, dove mancano insegnanti di sostegno qualificati e i ragazzi disabili spesso vengono parcheggiati nelle aule abbandonati a loro stessi” e ai quali “sarebbe piaciuto che il governo avesse stanziato fondi anche per la scuola pubblica, in questo modo si crea una discriminazione inaccettabile”.



Proteste sproporzionate e infondate, quasi fosse stato proposto di stanziare una cifra enorme per l’acquisto di grembiulini di seta o per la costruzione di piscine di acqua salata a beneficio dei rampolli di scuole esclusive.

Si parla invece di alunni con disabilità iscritti alle scuole paritarie: drammi familiari, fatiche immani, alunni talvolta  provenienti dalla scuola statale dove non hanno trovato un ambiente accogliente o una cura adeguata. Bambini e ragazzi con difficoltà che frequentano scuole appartenenti al sistema nazionale di istruzione istituito dalla legge 62/2000.



Solo una manciata di soldi, a onor del vero, dato che i 12 milioni di euro di cui parla l’emendamento presentato dal Governo, ripartiti su oltre 12mila alunni, significano mille euro all’anno per ogni alunno disabile, quando il costo lordo per un docente di sostegno è pari almeno a venticinque volte tanto. 

A nulla sono valse le precisazioni del Miur, per il quale i fondi stanziati per i 234mila disabili delle scuole statali sono di gran lunga più consistenti: “Solo per i circa 100mila insegnanti di sostegno, tra assunti a tempo indeterminato e supplenti, si spendono sei miliardi e mezzo l’anno, cui vanno aggiunti i soldi per le diverse progettualità. Solo l’ultimo finanziamento della 440 (la legge per l’autonomia scolastica), metteva 2 milioni e mezzo sui progetti per disabili. Mentre alle paritarie fino ad ora viene dato un contributo statale di 500 euro l’anno a studente, ma senza extra per i disabili” (Corriere della Sera, 4 maggio 2016, corsivo nostro). 



Per non parlare poi, né dell’incremento di risorse complessive che la legge 107 (Buona Scuola) ha previsto per la scuola statale, oggi superiori ai 50 miliardi di euro, né dell’infornata eccezionale di docenti effettuata in questi ultimi mesi, cui si aggiungeranno i tanti altri del concorso ordinario in fase di svolgimento proprio in questi giorni.

Non è affatto vero, come affermano i parlamentari del M5s, che nella scuola statale gli alunni sono abbandonati a loro stessi per mancanza di personale, perché il contingente di docenti di sostegno è passato da 88.441 unità del 2007/2008 a 119.496 del 2015/2016, con un incremento pari al 35%, e il rapporto numerico docenti/alunni è circa di 1 a 2. A retribuzioni immutate, anche la spesa dello Stato per il sostegno è aumentata del 35%, giungendo a livelli importanti. 

Era assolutamente necessario, analogamente, farsi carico anche degli studenti disabili che frequentano le paritarie: nel decennio 2004/05-2014/15, l’incremento percentuale di questi alunni è stato del 63,1%, a fronte di un calo del 2,6% del numero totale di iscritti e di un aumento di disabili nelle statali nettamente inferiore. Ciò è dovuto evidentemente al fatto che le famiglie apprezzano sempre di più la cura amorevole e l’attenzione che nelle scuole paritarie sono rivolte agli alunni con disabilità.

Dato, allora, che il settore delle paritarie ospita oltre il 10% della popolazione scolastica complessiva, giustizia vorrebbe che almeno per i disabili — quegli alunni che hanno proprio bisogno di un aiuto in più — si erogasse una cifra proporzionalmente analoga, o quantomeno la copertura integrale del costo del docente di sostegno, che invece ricade ancora sulle rette delle famiglie e sulla capacità della scuola di reperire risorse aggiuntive a destra e a manca. 

Insomma, le argomentazioni proposte per avversare l’emendamento appaiono inconsistenti e stantie.

C’è da augurarsi che i tecnici e i parlamentari che, con merito, si sono spesi per portare a casa questo primo risultato (“primo”, perché è evidente che con mille euro non si risolve il problema, ed è dunque necessario incrementare progressivamente le risorse), non si facciano impressionare dalle solite proteste, e che proseguano con sempre maggiore decisione su questa linea. Ne va del bene dell’intero sistema di istruzione, ma soprattutto di tutti quei bambini e ragazzi (e delle loro famiglie) che già vivono situazioni di sofferenza e di disagio, e non meritano proprio di essere messi ancor più in difficoltà a causa del furore ideologico di qualche politico.