E dopo le gite, pardon, i viaggi d’istruzione e le visite didattiche, e dopo la stagione delle verifiche compulsive e delle correzioni altrettanto compulsive — cioè il mese di maggio —arriva giugno. E giugno significa soprattutto fine delle lezioni e, eccoci al dunque, scrutini. Ma che cosa accade nelle segrete stanze? Per semplicità, dividerò i personaggi in cui ci si può imbattere in quell’adunanza delirante chiamata “scrutinio” in varie tipologie umane, usando una classificazione che avrebbe fatto la gioia di Linneo: ogni professore che abbia avuto una sia pur minima esperienza le sa riconoscere a colpo d’occhio. Possiamo sinteticamente riassumerle così.



Il tecnologico. A scuola è stato uno dei primi a munirsi di tablet ed è sempre “connesso”; utilissimo averlo come collega di consiglio di classe, specialmente da quando ormai il registro elettronico è in tutte le scuole e, per le operazioni di scrutinio finale, la procedura è piuttosto articolata (tanto da richiedere solitamente la lettura di un vademecum dalle proporzioni inquietanti, tipo brogliaccio di Guerra e Pace prima della revisione finale). Peccato che, a forza di restare connesso alla Rete, il collega sia diventato piuttosto disconnesso dal mondo reale, e abbia un’elasticità mentale pari a quella del bucchero. Alla prima impasse del sistema informatico, del server, del registro elettronico, va completamente nel pallone, lo sguardo si spegne ed è preda del più completo smarrimento: così, sua presenza diventa tanto determinante quanto un due di picche se la briscola è fiori.



Il terrorizzato dalla tecnologia. Alla polarità opposta troviamo, invece, il collega terrorizzato dalla tecnologia. Lui e il pc, lui e la Rete sono due mondi diversi, distinti e incomunicabili (ricordate le famose “convergenze parallele”?): è timorosissimo di compiere in sede di scrutinio qualche errore irreparabile (ma quale?! ogni procedura è del tutto reversibile), e l’idea di studiare le istruzioni operative distribuite ai colleghi un po’ gli ripugna perché “in tanti anni di scuola ho accumulato una bella esperienza” (come no!), un po’ lo imbarazza perché sa che il suo blocco mentale nei confronti dell’informatica è tale che non gli farebbe comunque capire nulla anche se ci si impegnasse; per cui, si affida senza riserve al buon cuore e all’esperienza dei colleghi e del personale di segreteria, schizzando qua e là, a ogni minimo intoppo, in cerca di pareri e consigli, come una pallina da flipper. Risultato: gli scrutini presieduti da lui si prolungano oltre ogni decenza (in un caso, ne ho visto concludersi alle 15 uno iniziato alle 9.30!).



La mamma. Non lasciatevi traviare da questa classificazione: la “mamma” può essere anche un omone grande, grosso e barbuto. Caratteristica della “mamma” è la comprensione a oltranza, la bontà spinta oltre ogni limite umanamente comprensibile e pedagogicamente fruttuoso. E’ chiaro che ha scambiato la funzione docente, con la necessaria dose di severità e autorevolezza richieste, per un ambito in cui esercitare una forma di maternage a oltranza. 

Amico a priori degli studenti, che difende e giustifica sempre e comunque, spesso perora in modo fastidioso per alzare a 6 dei 5 o dei 4 improponibili, o si spende per promozioni impossibili, bellamente ignorato dai colleghi, che ormai lo conoscono bene. Attenzione! Talvolta dietro tanta bontà e tolleranza esibite in forma così plateale, si nasconde la paura folle di ricorsi.

L’analitico, anche detto il micragnoso. L’analitico è una persona precisa. Molto precisa, e, per questo, temuto dai colleghi più dell’influenza Spagnola. Deve sempre puntualizzare, spiegare il perché, per esempio, nella condotta lo studente Gastone meriti 9 e non 10, e, per farlo, va a riesumare aneddoti fumosi di ritardi in un lunedì di febbraio, di interrogazioni non perfette nel mese di marzo. Spesso chiede di mettere ai voti una proposta, un criterio per assegnare un credito formativo, non parliamo poi dei casi di possibile bocciatura, ops, volevo dire di “non ammissione all’anno scolastico successivo”. Risultato: anche gli scrutini animati da questo simpatico soggetto tendono a prolungarsi in un modo che causa sincopi e crisi d’angoscia ai colleghi normodotati.

“Galileo” (o dei Massimi sistemi del mondo). Tipologia umana assai insidiosa, perché a chi lo conosce poco, tendenzialmente, “Galileo” fa in un primo momento un’ottima impressione. Preparato, e di grande esperienza — è spesso un prof con qualche decennio di insegnamento sulle spalle — vuole sempre dire la sua e “condividere” (scappate quando sentite questo verbo!) alcune osservazioni preliminari, alcune precisazioni, alcuni criteri metologici. I suoi interventi, dato che è di base una personcina piuttosto polemica, si risolvono in una serie di osservazioni che, a partire da tutte le Riforme della Scuola dalla legge Casati (1859) in poi — unitamente a nonbrevi cenni sulle criticità dell’attuale situazione dell’istruzione in Italia, in Europa, nel mondo — arrivano a inquadrare le criticità dello studente Paolino Paperino nella crisi del sistema scolastico nel Postmoderno. Risultato: quando dopo cotanta filippica, il coordinatore gli chiede: “Ma quindi, sei favorevole alla bocciatiura?”, risponde “No, ovviamente!”, e si adegua alla maggioranza. Inconcludente e utile come un piumino d’oca in luglio.

Il latitante. E’ fisicamente presente allo scrutinio, ma la sua mente e il suo spirito sono altrove: dove, non si sa, ma di certo molto lontano dall’aula dove la burocrazia scolastica l’ha relegato, e da dove, per opporsi a questo abuso che limita la sua libertà d’azione, si estranea completamente. Non si sa a che cosa pensi, che cosa faccia, che cosa legga mentre gli altri discutono, a chi mandi messaggi, ma il fatto di non essere né coordinatore né segretario gli consente di farsi beatamente gli affaracci suoi, e di uscire dall’aula, con aria allarmata, all’incirca per un paio di volte quando gli squilla il telefono, borbottando un impercettibile “scusate”. 

Se interpellato su questioni precise, è la persona più diplomaticamente laconica del mondo, ma, qualche volta, nei casi estremi di latitanza praticata ad altissimi livelli, i colleghi possono persino ignorare che suono abbia la sua voce. Quando si tratta mettere ai voti una proposta, si guarda attorno per un attimo e poi, con un ritardo di tre-cinque secondi, alza il braccio con la maggioranza. 

Se dunque siete incappati in una di queste tipologie da bestiario umano, non perdete la speranza: prima o poi (più poi che prima, in certi casi), gli scrutini finiranno. Poi comincerà l’Esame di Stato. E anche lì saran dolori. Mala tempora currunt, sed peiora parantur.