La traccia del tema storico degli esami di Maturità 2016 ha riguardato il diritto di voto concesso alle donne nel 1946, anno in cui l’Italia è diventata a tutti gli effetti una Repubblica democratica in seguito al referendum. E se in molti attendevano probabilmente l’uscita di questo argomento tra le probabili tracce della prima prova degli esami di stato 2016, allo stesso modo la traccia sul diritto di voto alle donne è stata tacciata di banalità da qualcuno. Lo storico Giovanni Sabbatucci ha ampiamente criticato la scelta del tema dicendo: “È ora che il Ministero la smetta di rifugiarsi in tracce banali su avvenimenti e ricorrenze storiche. Così si favoriscono troppo gli studenti meno preparati”. Ha poi aggiunto: “Nulla da obiettare: tema importante, attuale, formulato anche in modo chiaro. Ma ci vorrebbe una legge per proibire tracce così banali sugli anniversari. Un tempo si evitavano queste operazioni scontate, stavolta il Ministero ci è cascato in pieno. Il tema dovrebbe valutare la capacità dei ragazzi di orientarsi senza eccessivi ausili. Invece con una traccia così annunciata basta aver guardato un paio di telegiornali negli ultimi mesi per avere in testa uno schema di compito”.
Mentre la Maturità 2016 si sta svolgendo e i ragazzi elaborano la traccia relativa al diritto di voto concesso alle donne nel 1946, online stanno facendo il giro le dichiarazioni delle elettrici di sesso femminile che partecipato per la prima volta al suffragio universale. Dora Ciabocco oggi ha 96 anni, ma quando ha votato, nel 1946, ne aveva appena 26, faceva la sarta e si occupava della casa. “La donna era troppo schiava prima”, ha affermato, confermando di aver votato a favore della Repubblica. Anche Alberta Levi, ebrea, ha 96 anni oggi e anche lei nel 1946 ha sostenuto la Repubblica. “E’ stata una grande emozione come donna e come ebrea”. Un’altra sostenitrice della democrazia è stata Carla Vasio, oggi 93enne. Ha votato per la prima volta a 23 anni, aspirando al confronto diretto tra persone libere. Anita De Giacomi è una nonnina un po’ più anziana delle altre: ha 101 anni e ha votato quando ne aveva 31. A differenza delle altre, però, lei sosteneva la Monarchia, vedendo in quella forma di governo un futuro migliore per i figli. Maria Carolina Visconti, che nel 1946 aveva 25 anni, oggi ne ha 95 e ha votato per la Repubblica. La donna ricorda quel 2 giugno come il momento di un grande progresso per le donne, “che si sentirono più considerate”. “Le donne sono sempre state un po’ sottomesse, poi hanno alzato la testa e hanno cominciato a strillare”. Con questa frase Milena Rubino, oggi 97enne, ricorda quel giorno in cui votò per la Repubblica. Anche Maria Concetta Ruggiero condivide un ricordo di quel giorno. La donna oggi ha 91 anni, ne aveva 21 quando ha messo un segno, con la mano tremolante per l’emozione, sul simbolo della Monarchia. Ultima, non per importanza, Marisa Rodano, 95 anni, deputata, senatrice, parlamentare europea e dirigente dell’UDI Unione Donne in Italia. Ha votato per la Repubblica, ovviamente, e lascia un consiglio: “Alle ragazze di oggi dico di andare a votare. Perché votare conta. Fate quello che volete, ma esprimete la vostra volontà”.
Maturandi alle prese stamattina con la prima prova scritta di italiano della Maturità 2016. Tra le tracce proposte, quella delle donne al voto nel 1946, è sicuramente un argomento che gli studenti si aspettavano visto che ricorre quest’anno il 70esimo anniversario: il tema è entrato infatti negli ultimi giorni nel toto – tema dei ragazzi. Il ministero dell’Istruzione ha dunque scelto di celebrare questa importante ricorrenza per il nostro paese. La traccia è stata proposta come tema storico e chi ha scelto di svilupparla ha anche un aiuto per quanto riguarda le fonti: per il voto alle donne nel 1946 il Miur ha infatti scritto di fare riferimento a due brani, uno di Anna Banti, autrice del romanzo “Artemisia”, e uno della poetessa e partigiana Alba de Cespedes. La scrittrice Anna Banti, pseudonimo di Lucia Lopresti, è nata a Firenze nel 1895: il suo testo più famoso è appunto quello dedicato alla pittrice seicentesca Artemisia Gentileschi, una donna in lotta contro i pregiudizi del suo tempo.
Le donne al voto nel 1946: non è un titolo di un libro, benché ne hanno scritti tanti: è il titolo della traccia di Maturità 2016 per il tema storico. Non in pochi se lo sospettavano, magari non in ambito storico ma in attualità, visto che proprio quest’anno si festeggiano i 70 anni dal primo suffragio universale in Italia, in contemporanea con la nascita della Repubblica. Proprio un tema del genere rimette ali entro la grande importanza della Repubblica in seguito al periodo di nazifascismo e alla tragedia della seconda Guerra Mondiale. Ma è ovviamente molto di più, con la sottolineatura dell’importanza della donna: in Italia, fino al 1946 quando avvenne il voto tra Monarchia e Repubblica, parteciparono per la seconda volta nella storia – raggiungendo con estremo ritardo gli altri paesi europei e mondiali – anche le donne che si lanciarono alle urne desiderose di esprimere il proprio giudizio politico e perché no, anche culturale. Fu un fatto storico che giustamente viene ripreso dal Maur per il titolo di quest’anno: i ragazzi ora sono alle prese con lo svolgimento e chissà quanto decideranno di scegliere questa traccia. Si sono svolte giusto questo mese i festeggiamenti della Repubblica il 2 giugno, proprio il giorno del secondo voto alle donne, ben 70 anni fa. Ma perché questo voto viene considerato il secondo? Se per il referendum Repubblica si considera unitariamente il primo vero voto in cui parteciparono anche le donne, in realtà storicamente non è propriamente esatto e vediamo ora il perché.
Le donne al voto nel 1946 videro sì la scelta storica per la Repubblica dopo la Guerra Mondiale, ma il 2 giugno fu solo il secondo voto a suffragio universale, visto che il 10 marzo del 1946 avvenne un voto ancora più storico, perché fu il primo, benché in pochi lo ricordano – chissà se i nostri studenti ora in Maturità lo sapranno! – e riguarda le prime elezioni amministrative. In quel giorno si svolsero le prime elezioni amministrative dopo la caduta del fascismo e per la prima volta in Italia le donne andarono alle urne in 436 comuni, mentre poi le prime Politiche si ebbero proprio con il referendum del 2 giugno. La decisione storica del primo voto alle donne avvenne il 31 gennaio 1945, quando fu emesso i decreto legislativo che sancì il suffragio universale, pubblicato il 1 febbraio. Nel decreto, va detto, non era prevista l’eleggibilità delle donne, che invece verrà sancita solo dal decreto del 10 marzo 1946 sulle Norme per l’elezione dei deputati all’Assemblea Costituente”: si leggeva, «sono eleggibili all’Assemblea Costituente i cittadini e le cittadine italiane che al giorno delle elezioni abbiano compiuto il 25esimo anno d’età». Un voto storico, le donne al voto e tutti gli annessi e connessi: non solo l’importanza della partecipazione femminile nelle scelte politiche del nuovo Paese che si apriva, ma anche la presenza stessa delle donne in politica. Ci vollero anni ma arrivarono, anche se ora diamo per scontato: non fu una banalità, anche se il rischio, per il tema di oggi come per l’argomento in generale, è far passare il voto alle donne come la conquista fine a se stessa o peggio ancora ideologicamente femminista. Il voto è anche libertà, e la libertà è di tutti, uomini e donne che siano.