E’ stata pubblicata la direttiva n. 25 del Miur sulla valutazione dei dirigenti scolastici. Della valutazione dei presidi si parla dal 2000 ed è stata affrontata da alcune sperimentazioni che non hanno mai avuto attuazione. Ne parliamo con Ezio Delfino, dirigente scolastico e responsabile nazionale dell’associazione di presidi Disal.



Delfino, qual è la novità che la direttiva introduce?
A partire dal 1° settembre 2016 tutti i prèsidi delle scuole statali saranno sottoposti ad una valutazione annuale articolata in tre tempi: un contratto triennale predisposto dal direttore dell’Ufficio scolastico regionale che indicherà gli obiettivi da raggiungere; una rilevazione annuale delle azioni realizzate dal dirigente scolastico per ottenere il miglioramento dei risultati; una definizione ogni anno della retribuzione di risultato corrispondente. Il procedimento è affidato ad un nucleo di valutazione composto da un dirigente tecnico o amministrativo o scolastico con funzione di coordinatore e da due esperti in possesso di esperienze specifiche in materia di organizzazione e valutazione.



Su quali elementi si baserà la valutazione del dirigente scolastico?
Il risultato conseguito al termine di ciascun anno sarà valutato secondo le seguenti voci: “pieno raggiungimento” degli obiettivi, “avanzato raggiungimento”, “buon raggiungimento”, “mancato raggiungimento”. La valutazione si basa principalmente sulla coerenza di azioni rispetto a obiettivi stabiliti a livello territoriale e di contesto, a priorità e traguardi rilevati nel rapporto di autovalutazione (Rav) che ogni scuola ha definito entro il 30 giugno, agli interventi previsti dal Piano di miglioramento di istituto e sulla misurazione del livello di raggiungimento degli stessi. 



E i criteri valutativi qualificanti la professionalità del dirigente?
Sono tre: la capacità di indirizzo e gestione dell’istituto, l’attitudine a gestire e valorizzare le risorse; il grado di apprezzamento della comunità scolastica. Saranno, però, delle linee guida a tradurre in operatività gli intenti e le procedure della direttiva. 

Come va considerata l’introduzione della valutazione dei dirigenti scolastici?
E’ una valutazione interessante poiché è difficile separare i risultati di una scuola dai risultati dell’azione mirata e professionale di chi la dirige. Un buon percorso di valutazione può aiutare, inoltre, lo stesso preside a rivedere globalmente l’efficacia del proprio lavoro, le modalità di investimento delle risorse umane ed economiche, i risultati, i punti critici, gli esiti di apprendimento dell’istituto che dirige.

Tutto bene, dunque?
Non proprio, perché il modello di valutazione individuato dalla direttiva presenta delle criticità: la mancanza di un coinvolgimento diretto, ad esempio, del valutato e di tutta la scuola che dirige attraverso azioni “in situazione”, visite e colloqui da parte del Nucleo che integrino l’autoanalisi basata su indicatori preventivamente fissati. La valutazione del dirigente scolastico, ancora, è un’operazione che esige nel valutatore competenza metodologica e capacità di valorizzazione. Valutare significa, infatti, anche correggere errori che non sono solo di ordine statistico, ma anche di prospettiva e, talvolta, legati a dimensioni personali o di contesto: al momento non è dato sapere come i nuclei di valutazione saranno formati a questo delicato compito.

Gli errori da evitare?

Occorrerà evitare dimensioni valutative del dirigente esclusivamente tarate su risultati, su apprezzamenti dell’utenza e su pure capacità tecniche — con il rischio di generare, nel tempo, un’immagine di dirigenza con esclusive caratteristiche di managerialità gestionale — e considerare anche aspetti legati alle capacità relazionali e motivazionali ed all’attitudine al perseguimento di aspetti valoriali, altrettanto necessarie. Il modello di valutazione, nello spirito della legge 107/2015 che prospetta una scuola come comunità di apprendimento aperta al rapporto con il territorio, deve, inoltre, tener conto anche del livello di coinvolgimento e della qualità dei rapporti di collaborazione che i soggetti istituzionali, territoriali e privati sono capaci di offrire al preside.

 

E’ corretto rimettere esclusivamente al ds tutta la responsabilità nel raggiungimento degli obiettivi e su questo valutarne l’operato?
Non è coerente valutare i dirigenti dimenticando la complessità delle scuole e trascurando la valutazione anche delle altre componenti — docenti e personale amministrativo —, che è altrettanto urgente avviare. La valutazione del dirigente attuata senza quella dell’intero personale scolastico, oltre a non quotare la situazione reale della scuola, può rappresentare una discriminazione verso i dirigenti stessi, identificati unici responsabili dei risultati di azioni e processi esito di scelte e dinamiche anche di altri attori. E potrebbe ridurre nei fatti la procedura ad una formalità, finalizzata esclusivamente all’accesso al salario di risultato.   

 

Lei dice “valutazione del dirigente attuata senza quella dell’intero personale scolastico”. Eppure, quella dei docenti è avviata, cioè il bonus merito. Non è così?
Il bonus è stato introdotto per incentivare i docenti che si sono distinti per la loro capacità di innovare la didattica, di potenziare le competenze degli studenti, per il contributo dato al miglioramento della comunità scolastica. E riguarda solo i docenti di ruolo. Nulla a che vedere con sistema di valutazione che coinvolga, invece, tutti gli operatori scolastici per poter rilevare i fattori che influiscono sulla qualità, accompagnato da un moderno servizio ispettivo, per un controllo più puntuale del funzionamento e dei risultati delle scuole.

 

E’ previsto un periodo di sperimentazione?
La direttiva prevede l’istituzione di un Osservatorio con decreto del ministro. Auspico che in esso siano coinvolte anche le associazioni professionali dei dirigenti scolastici che sapranno segnalare le criticità e le potenzialità del nuovo sistema valutativo.

 

In conclusione?
Questo anno di Buona Scuola è stato molto faticoso per i presidi, appesantito da nuove incombenze e responsabilità e senza alcun aiuto sistemico da parte dell’amministrazione ministeriale, ed il prossimo anno si prospetta ancora più impegnativo. Con l’aggiunta di obiettivi di risultato su cui essere valutati, senza potere, tuttavia, né scegliere il personale che si dirige, né prevederne la valutazione, né disporre di risorse economiche di investimento adeguate. Ed in tante situazioni neanche sempre sostenuti da un contesto territoriale e da collaborazione degli enti locali. 

 

La sua è quindi una bocciatura?

Direi che per questi motivi la valutazione del dirigente, slegata da una valutazione di sistema, oltre a non quotare la situazione reale della scuola, può rappresentare una discriminazione verso i dirigenti stessi. 

 

Quindi che cosa chiedete?
E’ auspicabile che le Linee guida applicative della direttiva sulla valutazione del dirigente scolastico prevedano una breve fase sperimentale propedeutica ad una seconda fase definitiva che introduca contemporaneamente e coerentemente la valutazione di tutti i soggetti del sistema. Solo così si migliora la qualità effettiva del sistema scuola.