Egregio Presidente del Consiglio,
so che il problema che le pongo è piccola cosa rispetto a quelli che lei ha da affrontare in questi difficili tempi, come so che oggi vi sono cose molto più gravi che la soppressione di una classe al Liceo scientifico dell’IIS Bachelet di Abbiategrasso. Ma mi rivolgo ugualmente a lei chiedendole di intervenire, così che non venga soppressa una classe terza nel passaggio alla quarta (perché, precisamente, dalle quattro attuali terze si dovranno formare tre quarte) così che ragazzi e ragazze che da tre anni sono e studiano insieme l’anno prossimo non siano costretti a dividersi e a ricominciare da capo.
Mi rivolgo a lei per due motivi.
Il primo è che l’amministrazione scolastica non ha, di fatto, ascoltato le nostre osservazioni critiche e non ci ha dato risposte di merito, se non lo scontato “è questione di numeri”.
Una questione numerica, proprio così: manca lo 0,700 per arrivare al numero 28 con il quale avremmo potuto mantenere quattro classi quarte. Non sembra esserci nulla da fare, anche perché il dirigente scolastico ha fatto di tutto per ottenere la conservazione delle quattro classi come sarebbe ragionevole, perché non ha senso che degli studenti dopo tre anni insieme vengano divisi.
Ciò che più colpisce negativamente è che l’ufficio scolastico provinciale non ha nemmeno cercato di capire la questione, non si è premurato di sapere che danni avrebbe provocato dal punto di vista educativo, ma semplicemente ha fatto un calcolo numerico.
E’ amaro doverle dire che la Buona Scuola non ha preso in considerazione chi alla Buona Scuola ha creduto e crede, è amaro dover dire che nessuno ci ha ascoltato. Qui sta il problema serio di questa fantomatica “Buona Scuola”, che a chi la dirige interessa di più il funzionamento della scuola che non il destino di chi la frequenta.
Il secondo motivo per cui mi rivolgo a lei è perché credo abbia una certa sensibilità educativa e possa capire che il problema può essere risolto in maniera diversa dal taglio netto, tanto più che oggi con gli insegnanti di potenziamento si può tenere in vita qualche classe in più. Ed è per il bene degli studenti!
So che si sta facendo di tutto per lasciare andare le cose come devono andare, è il metodo della burocrazia che spesso è più forte di ogni rivoluzione, io però non mi ci adatto.
Quella fatta è un’ingiustizia: si obbligano ragazzi e ragazze in quarta a cambiare classe dopo un percorso di tre anni e lo si fa perché i numeri contano di più delle persone. Un’ingiustizia doppia.
Per questo sono certo che lei si muoverà per affrontare la questione e per trovare una soluzione che sia in coerenza con la Buona Scuola. Altrimenti di Buona Scuola non ci parli più. Come può essere buona una scuola per cui che uno faccia un’esperienza, viva una storia, acquisisca delle metodologie alla fine non conta nulla, in quanto all’amministrazione interessa solo far tornare i conti, e non che un ragazzo o una ragazza si trovi in un ambiente positivo dove diventa facile imparare?
Che cosa è la Buona Scuola? Una scuola in cui tornano i numeri o una scuola dove si accettano anche delle imperfezioni, perché un giovane impari? Sulla questione dell’IIS Bachelet si vede dove va la Buona Scuola, per questo, presidente, intervenga.
La ringrazio per l’attenzione.
Gianni Mereghetti
Insegnante