Il 36 per cento delle scuole statali avrà quest’anno un preside reggente, non titolare. Parola del sottosegretario all’Istruzione Faraone che, intervenendo l’11 settembre scorso su l’Unità, rassicura tuttavia che “il problema sarà risolto con il prossimo concorso a dirigente, che sarà bandito in autunno” ed annuncia anche delle novità nel merito che riguardano una formazione dei dirigenti nelle scuole, una richiesta di aumento di mille euro l’anno e l’imminente avvio del sistema di valutazione dei presidi. 



L’ennesimo “al lupo al lupo” a cui pochi sono ancora disposti, ormai, a credere.

Si tratta, infatti, del concorso più volte annunciato nella storia della scuola: dato per prossimo dalla legge Carrozza 104/2013 con bando da emanare entro dicembre di quell’anno; dichiarato imminente più volte dal ministro Giannini; definito nelle modalità di svolgimento nello schema di Regolamento predisposto dal Miur ed  approvato, con alcune integrazioni, all’unanimità dal Consiglio superiore della pubblica istruzione il 13 luglio scorso; dato per certo dalle ultime indiscrezioni… e tuttavia evaporato nel nulla, salvo la “voce”, ancora una volta non ufficiale, di una sua possibile emanazione nel gennaio 2017! 



Chimera o, meglio araba fenice, visto che di tanto in tanto ne risorgono i tratti dalla cenere dei giorni che passano.

Quali le fasi del concorso previste dall’ultimo schema di Regolamento approvato dal Cspi? Sono previsti tre momenti:

Un’eventuale prova pre-selettiva (attivata se ci sarà un numero di candidati elevato);

Il concorso di ammissione al corso di formazione dirigenziale con uno scritto, una prova orale (lo schema di Regolamento approvato dal Cspi propone l’ammissione di 4 volte i posti al corso di formazione, che potrebbero così arrivare fino a 2mila unità al fine di ampliare la partecipazione alle prove successive e poter realizzare una verifica più approfondita su un numero più ampio di candidati) e la valutazione dei titoli;



Un corso di formazione dirigenziale e tirocinio (il Cspi ha proposto di ridurre da 4 a 2 i mesi di corso di formazione e di portare a 4 i mesi di tirocinio, da svolgersi in  una scuola autonoma o in reggenza con funzioni di tutor affidate al dirigente titolare).

L’organizzazione sarà regionale e il corso di formazione avrà come scopo quello di arricchire le competenze professionali e culturali possedute dai candidati, in relazione alle funzioni del dirigente ed in particolare alle modalità di direzione della scuola alla luce delle novità normative, processi, innovazione e strumenti della didattica. Il corso di formazione potrà partire tra giugno e settembre e i docenti che vi parteciperanno copriranno i posti per il potenziamento dell’offerta formativa. 

Le fasi, come si vede, articolate e selettive, possono consentire un’adeguata individuazione del personale da assegnare alla direzione delle scuole.

I requisiti di accesso al concorso? Potranno partecipare i docenti assunti con contratto a tempo indeterminato che abbiano maturato nelle istituzioni scolastiche ed educative del sistema nazionale di istruzione un servizio non inferiore a 60 mesi, anche non continuativi, incluso quello svolto con contratti a tempo determinato — in recepimento di sentenze giurisdizionali europee ed italiane in tal senso — mentre restano esclusi i docenti precari abilitati all’insegnamento.

Il Regolamento dovrà essere a prova di ricorsi, il numero di posti da mettere a bando stimato attentamente sulla base di una proiezione delle esigenze almeno triennale, la macchina concorsuale predisposta al meglio: questi alcuni degli aspetti certamente da presidiare in modo attento e preventivo da parte del Miur. 

Possono queste criticità, tuttavia, giustificare gli stop and go, il tira e molla dell’annuncio del bando di questi anni e, quindi, l'”uso e consumo” di tanti dirigenti scolastici costretti, loro malgrado, a reggere due istituti nella veste di superman? Per tacere delle migliaia di studenti e genitori che attendono dirigenti preparati, ma, soprattutto, messi nelle condizioni di dedicarsi alle loro scuole? 

Che ragioni ci sono, a questo punto, allora, per non bandire tempestivamente il bando concorsuale? 

Il trascorrere del tempo rende, oltretutto, sempre meno plausibile l’ipotesi — sostenuta a tutt’oggi da esponenti del mondo politico-istituzionale — che la procedura concorsuale possa concludersi con nomine dei nuovi presidi per l’anno scolastico 2017/18.

La complessità organizzativo-gestionale che caratterizza oramai il sistema scuola e la necessità di governare in ogni istituto scolastico l’applicazione delle normative della Buona Scuola urgono l’immediato, consapevole e coerente investimento sulla selezione ed assegnazione di personale direttivo.

Attendere oltre non è degno di un paese civile.