Un convegno per avvicinare di più il mondo della ricerca ai dati Invalsi. È questo lo scopo dichiarato dell’incontro che si è tenuto a Roma il 20 settembre per iniziativa dell’istituto di valutazione. Gli interventi delle due sessioni parallele hanno offerto uno sguardo sulle potenzialità dell’uso dei dati nella didattica da un lato e sul funzionamento del sistema scolastico nel suo complesso dall’altro. 



Nella didattica i dati Invalsi possono essere utilizzati con finalità e scopi differenti. Innanzitutto per la riflessione sulle prove in termini di costruzione delle stesse e per gli esiti sui risultati, nel confronto tra quadri di riferimento e prassi educative. Ancora, i dati possono avere una funzione di monitoraggio al servizio di progetti che intervengono sui processi didattici. Non meno importanti le modalità di comunicazione sul come restituire le informazioni sull’apprendimento degli studenti nelle comunità scolastiche interne ed esterne. Progetti di questo tipo sono stati portati avanti sia da enti/organizzazioni/associazioni più ampie come la Casa degli Insegnanti di Torino e provincia o tramite il progetto Help Teaching dell’Usr Campania, ma anche per iniziativa di singole realtà scolastiche come l’IC Loreto Aprutino (Le) o un IC comprensivo della provincia di Biella.



Tra le iniziative a disposizione della didattica c’è l’importante progetto Gestinv. Tale progetto vuole fornire uno strumento e un modello didattico in grado di integrare risultati, metodi e quadri teorici al servizio delle azioni locali di insegnanti e scuole. Il progetto è incentrato sulla costruzione di un database con più di 1.400 quesiti raccolti nelle diverse rilevazioni insieme a risultati, commenti, approfondimenti didattici, metadati e statistiche e analisi. Questo database ha costituito una base di partenza per la riflessione didattica in molte delle realtà poco sopra citate. 



Nell’ottica di un prospettiva di affinamento delle tecniche di costruzione dei test sono stati presentati contributi volti all’implementazione metodologica: ad esempio sull’analisi di Rasch — metodologia alla base della costruzione delle prove — è stato presentato uno studio che, se applicato, migliorerebbe la qualità degli item. Tra i contributi di metodo si è parlato anche di applicazione della Latent Class Analysis in grado di individuare quesiti con particolari difficoltà per gli studenti “poveri di conoscenza”; di tecniche di attribuzione di pesi differenti agli item; di metodi statistici in grado di prevedere la misura in cui le risposte degli studenti sono influenzate dalle consegne iniziali nelle prove. 

In relazione ai contributi che hanno interessato il sistema scolastico nel suo complesso alcuni elementi emergono come ricorrenti: innanzitutto rimane centrale la questione territoriale. Forti sono le differenze che si traducono in gravi diseguaglianze tra aree del paese, sia che si parli di ruolo della prova nazionale nell’esame di licenza media (penalizzati gli studenti del Nord), sia di effetti positivi del tempo pieno (più diffuso nei grandi centri del Nord), sia di effetto negativo delle pluriclassi (più presenti nel Sud). 

Un secondo elemento è la conferma che, in linea con la letteratura internazionale, il numero di studenti presenti nelle classi non sia una variabile su cui puntare per comprendere l’efficacia negli apprendimenti. Il terzo elemento ricorrente è ilcheating quale problema serio in grado di falsare l’interpretazione dei fenomeni e quindi la comprensione delle dinamiche legate agli apprendimenti. 

Oltre a questi elementi, presenti e trasversali a quasi tutti i contributi della sessione, si è tornato a parlare di genere ed apprendimenti: si conferma ancora una volta come le ragazze rispondano meglio ai test di italiano e i ragazzi ai test di matematica ma anche di come, nei livelli alti di status socio-economico, i maschi vanno meglio sempre. 

Si è parlato poi di esiti Invalsi e di dirigenti e docenti. È possibile individuare, ad esempio, una relazione tra pratiche manageriali dei ds, loro caratteristiche personali e risultati nei test al netto delle caratteristiche di studenti, scuola e contesto? Al momento la relazione non parrebbe significativa. Esiste una relazione tra gli insegnanti migliori e gli studenti con più elevate origini sociali? I risultati evidenziano una crescente segregazione per livelli di scuola, in particolare per gli insegnanti di italiano.

Per concludere, nel corso del convegno è emersa un’attenzione specifica dell’Istituto, promotore dell’iniziativa, verso quelle attività di ricerca che possano implementare una ricaduta positiva sia a livello di miglioramento delle dinamiche di sistema e didattiche, sia di qualità dei dati stessi che l’Invalsi produce.