La giornata non è di quelle con il caldo che ti attacca la scarpa al catrame, a Milano quest’estate di giorni così ce ne sono stati pochi, e quasi quasi è persino piacevole farsi una passeggiata fino all’ufficio del sindacato dove vorrei cominciare a chiedere qualche notizia sulla possibilità di andarci davvero in pensione, prima di diventare bisnonno, almeno.
Saranno mica tanti gli insegnanti che a inizio agosto rimangono a Milano, mi dico, come se non fossi un insegnante, come uno qualsiasi che ha in mente una categoria di pendolari con la valigia in mano a farsi chilometri in treno o in macchina in ogni stagione dell’anno per le ferie, per i ponti, per le feste comandate e non. Ma ben presto mi rendo conto che anche questo è un luogo comune ampiamente già sfatato; butto lo sguardo nell’atrio dell’ufficio e non c’è nemmeno bisogno di domandare niente all’impiegata chiusa nel box di vetro e aria condizionata: segua quelli che stanno salendo al primo piano, mi dice. Ma vanno tutti all’ufficio scuola?
Sì, basta seguire le chiacchiere e il rumore: nello slargo del primo piano mi trovo davanti almeno cento persone, distribuite in varie file, davanti a diverse porte con su scritto una serie di indicazioni che aiutano a districarsi tra gli uffici. Mentre cerco quello che si occupa di pratiche pensionistiche, da dentro una fila lunghissima sbuca una faccia con un sorriso che riconosco: una collega che era stata nella mia scuola qualche anno fa, e accanto a lei un’altra che era stata supplente di matematica in qualche altro anno. Carinissime, me le ricordo ancora. Ma non più ragazzine, e credevo che fossero ormai sistemate e di ruolo in qualche scuola del circondario. No, mi dice. Siamo ancora nella seconda fascia, qui per chiedere notizie su cosa ci aspetta.
L’incontro, con me che viaggio sperduto nel corridoio e delle figure femminili che escono da una lunga coda vociante in attesa, prende tinte dantesche: io domando cos’è sta seconda fascia, non perché voglia copiare il poeta, ma davvero perché non riesco a capire di cosa stiano parlando. E mentre ormai mi sono accertato che per oggi sarà impossibile reperire informazioni sulla pensione, poiché tutti gli impiegati devono dare retta a questo fiume di gente più giovane di me che non sa quale sarà il suo futuro, rimango un po’ come il vate — e un po’ come un pirla — a domandare a queste anime perse in quale razza di mondo ci troviamo.
Eccolo qui, mi dicono, sei nella scuola da più di trent’anni e non sai quello che ci succede dentro. Già: se tu hai vinto un concorso quando alla radio facevano sentire solo i Duran Duran, gli Spandau Ballet e il Ballo del qua qua, poi dopo un po’ ti disinteressi di come diavolo ci arrivino a scuola i tuoi colleghi e quando te lo raccontano fingi di capire, ma in realtà non capisci quasi niente.
Ma neanche se sei Dante, capisci. Ad esempio la Chiara, quella con il sorriso smagliante uscito dalla fila, adesso mi fa il riassunto di come si diventa professori in Italia, di come avviene il reclutamento, dice lei. Sembra un libro stampato dal ministero quando mette in fila le seguenti cose. A noi ci prendono attraverso tre diversi tipi di graduatoria: la graduatoria ad esaurimento, la graduatoria di merito e le graduatorie d’istituto. Ogni anno in base ai posti che si rendono disponibili sulle cattedre delle scuole statali, vengono attinti dalle graduatorie di merito e dalle graduatorie ad esaurimento, 50% da una e 50% dall’altra, i docenti per le immissioni in ruolo, ovvero per la stipula di quel contratto a tempo indeterminato che tu — dice a me — hai da più di trent’anni.
Io già qui avrei qualche domanda da fare, ma lei, come se avesse recentemente ripassato la Divina Commedia, anticipa la mia domanda, e sputa fuori le altre seguenti informazioni che stavo per chiederle: nelle graduatorie ad esaurimento sono iscritti i docenti provvisti di abilitazione all’insegnamento. Le graduatorie sono strutturate su base provinciale, vengono aggiornate ogni tre anni per quanto riguarda i titoli e le posizioni degli iscritti ma sono chiuse all’inserimento di nuovi nominativi: dal 2008 infatti non è più possibile iscriversi in queste graduatorie che sono pertanto destinate ad esaurirsi.
Ma allora, ci sono o non ci sono queste graduatorie? Non la sente nemmeno questa domanda che mi rimane dentro e invece continua: nelle graduatorie di merito sono presenti i docenti vincitori di concorso pubblico a cattedra. Con il nuovo concorso docenti del 2016 è stata creata una nuova graduatoria di merito che avrà validità per 3 anni.
Anche questa con la scadenza? Ma ancora una volta Chiara non vede la domanda che mi resta lì. Infine, continua, le graduatorie di istituto sono articolate in 3 fasce: la prima fascia comprende i docenti iscritti a pieno titolo o con riserva, nella I, II, o III fascia delle graduatorie ad esaurimento; la seconda fascia comprende i docenti abilitati ma non iscritti nelle graduatorie a esaurimento; la terza fascia comprende i docenti non abilitati in possesso del titolo di studio valido per l’accesso all’insegnamento.
Non può essere vero, non ci credo: io già alla distinzione tra i diversi tipi di fascia che al loro interno contengono altri tipi di fascia avrei voglia di gettare la spugna. Ecco perché quando qualche supplente aveva tentato di spiegarmi i misteri della sua presenza a scuola io ero risultato simpatico e accogliente: sorridevo e non capivo, come non capisco ora. Ma tu dove sei? chiedo alla Chiara. Io sono nella seconda fascia e adesso pare che ci chiameranno, anche a noi che non abbiamo vinto il concorso.
E i presidi allora cosa fanno? chiedo ancora io, imprudentemente. Non ci sono più i presidi, dai, almeno impara il linguaggio di questa scuola che cambia, mi dice quell’altra anima in pena: i dirigenti scolastici, si chiamano così, attingono dalle graduatorie di istituto per supplenze annuali o fino al termine delle attività didattiche per la copertura delle cattedre e posti d’insegnamento vacanti e disponibili entro la data del 31 dicembre, che rimangano presumibilmente tali per tutto l’anno scolastico, non coperte dall’Ufficio scolastico territoriale a causa dell’esaurimento della corrispondente graduatoria; oppure per supplenze temporanee per la sostituzione di personale temporaneamente assente; o ancora per supplenze per la copertura di posti divenuti disponibili dopo il 31 dicembre.
Io maledico il momento in cui mi sono messo a fare domande, e mi piacerebbe avere intorno un Virgilio qualunque che mi salvasse dal baratro nel quale mi sono infilato. Ma forse sono proprio pirla e, pur non avendo ancora digerito il boccone amaro che mi è stato appena dato in pasto, mi viene da chiedere qualcosa sullachiamata diretta di cui si parla tanto.
Non l’avessi mai fatto. Chiara e quell’altra diventano come fiamme, come i fuochi del ventiseiesimo canto, quello di Ulisse e Diomede, per intenderci: quella roba, la chiamata diretta, riguarda esclusivamente i docentineoimmessi in ruolo coinvolti dalle procedure di assegnazione nell’ambito territoriale. No, non può essere vero che da solo mi sono infilato in un supplizio così! Ambito territoriale, che diavolo è? I vecchi distretti, mi dice, traducendo il nuovo con il vecchio, adeguandosi insomma alla mia età veneranda.
E continua: questi docenti — lei li nomina con la rabbia di chi non fa parte della loro cricca e leggendo un foglietto che tira fuori dalla borsa — a loro volta stanno, come in una battaglia navale, suddivisi in fasi B1/B2 se soddisfatti dal secondo ambito in poi; in B3, con assegnazione ambito definitivo nella provincia di assunzione dei docenti assunti nell’a.s. 2015/16 nelle fasi B e C del piano di assunzioni da concorso; in C, cioè neoassunti al 1/9/2015 da Gae nelle fasi B e C del piano di assunzioni; in D, coloro che sono neo assunti al 1/9/2015 da Gae e da concorso nelle fasi 0 e A e i docenti assunti da fase B e C dal concorso del piano di assunzioni.
Ci sono anche delle fasi? Che cosa saranno mai le Gae? Acronimi, nella scuola si parla così: le Gae sono le graduatorie ad esaurimento, anche la preposizione entra a pieno titolo nell’acronimo. E’ una roba più grande di me. Ma a corollario di questa serie di numeri o cifre incomprensibili, Chiara però chiarisce, lei sì, lei può, con crescente sarcasmo, che pienamente coinvolti nella chiamata diretta saranno anche i docenti immessi in ruolo dal 1° settembre 2016, da graduatorie ad esaurimento residue, o da concorso, sia per le assunzioni da Gm 2012 che da nuove Gm 2016.
GM a questo punto cosa significherà? Provo a immaginare qualche soluzione, ma è Chiara a chiarire, lei ha capito che faccio fatica: Gm sono le graduatorie di merito, quelle dei concorsi, per intenderci. E aggiunge, con sarcasmo ormai di fuoco, che lei e la sua amica, non facendo parte di alcuna di queste belle situazioni, non potranno essere chiamate.
O forse sì. E’ qui per questo, mi dice. E mi risparmia tutto il pregresso: le Ssis, i Tfa e tutti questi acronimi che assomigliano a malattie endemiche che nel corso del tempo hanno riempito questa o quella graduatoria.
Ma questa fila di anime tristi potrà mai trovare qualcuno che dia una risposta al loro desiderio di sapere di che morte o di che vita dovranno vivere da oggi nella scuola italiana? A me manca l’aria, Virgilio non c’è, prego che qualcuno mi cerchi al telefono che ho in tasca, ma niente. Così, come diceva un assistente di laboratorio nella scuola dove insegnavo (ma lui l’aveva fatto un concorso? E l’hanno promosso nonostante parlasse così?) esco il cellulare dai pantaloni e lo guardo, inventandomi che ho ricevuto un messaggio, che devo lasciarle queste anime in pena, che tornerò un’altra volta a cercare spiegazioni sulle pensioni. E se poi, come è logico che sia, se per uscire dalla scuola, se per capire qualcosa sulle pensioni devo studiarmi il risiko o imparare a decifrare qualche lingua segreta come per riuscire ad entrarci?
Quando esco guardo un’ultima volta alcuni di quegli uomini e donne: saranno in fase B3 o in fase C? Saranno chiamati direttamente dai dirigenti scolastici o attenderanno l’esaurirsi di questa o di quest’altra graduatoria residua? Quando esco da quel girone infernale, Milano mi sembra la collina del purgatorio e il suo gomitolo di strade un posto piacevole attraverso il quale fuggire. Io sapevo di stare in un luogo complicato perché c’è di mezzo il lavoro con i ragazzi, ma pensavo che tutto il resto fosse stato risolto dalla Buona Scuola, che, come il premier promise, la semplificazione di tutte le burocrazie fosse avvenuta.
Ho provato a immaginarmi a spiegare questo delirio a un amico inglese che qualche volta sento su skype: come gliela racconto ‘sta storia? Già io, in italiano, faccio fatica a capire. Immagino che lui possa confondersi con un campionato di calcio, che ha i gironi e le fasce; con gli scacchi che hanno pedoni ed alfieri in B2 o C3; con l’industria farmaceutica con le sue formule e le sue scadenze; con i piani dei tour operator e le loro prima classe, seconda classe, con gli accelerati, con le fermate intermedie, con l’aereo e gli scali. Immagino che il mio amico possa ridere dal video e non crederci che sto parlando di scuola, immagino che pensi che il mio inglese fa schifo e non riesco a spiegarmi. E invece è proprio così, caro Matthew: è la scuola italiana, la giungla, il risiko, l’assurda, la triste epica sfida dentro la quale noi tutti viaggiamo.