La sentenza di ieri della Cassazione ha posto un limite al rimprovero degli insegnanti agli alunni: un professore è stato condannato, infatti, ad un mese di carcere per aver esagerato con ingiurie e pacche sulla schiena. Il reato contestato è quello di abuso di mezzi di correzione ed è previsto dal codice penale: la violenza non deve necessariamente essere fisica, ma anche psicologica, e la punizione consiste nella reclusione fino a sei mesi. Fin dove possono spingersi gli insegnanti senza sconfinare nel reato? Si abusa dei rimproveri quando con esso si genera «il pericolo di una malattia nel corpo o nella mente». Di conseguenza, non sono punibili solo le pacche, ma anche gli schiaffi, le bacchettate e tutti i comportamenti che provocano un disagio psicologico, ansia e umiliazione. Nemmeno offendere è consentito al docente. L’uso della violenza, anche quella psicologica, non può essere uno strumento giustificabile per scopi educativi. E di riflesso ciò vale anche per i genitori. Proprio su questo principio si fonda la condanna di un altro insegnante, il quale aveva costretto un alunno a scrivere sul quaderno la frase «sono un deficiente» per 100 volte. La condotta del professore, infine, può essere giudicata “grave” anche senza il bisogno dell’indagine da parte di un medico, se le conseguenze risultano «in astratto capaci di produrre le lesioni fisiche o lo stato di umiliazione e d’ansia psicologica», riporta La Legge per Tutti.