GAINESVILLE (Florida) — Alcuni spunti sull’insegnamento del latino nelle scuole superiori possono essere offerti da quanto accade nelle high school americane, in cui è in corso una primavera degli studi classici, con studenti che si appassionano ad imparare una lingua spesso considerata, a torto, ormai morta.
Il corso di latino che sto attualmente insegnando prevede cinque ore settimanali di lezione, una al giorno, per ciascuna delle quattro classi (e livelli) proposte dalla scuola. Il tempo a disposizione è significativo, e mi sta offrendo la possibilità di proporre attività variegate, che non si limitino allo studio della grammatica in funzione della comprensione e traduzione degli autori classici, ma che provino ad introdurre gli studenti nell’interessante mondo romano, facendoli diventare protagonisti dell’esperienza di apprendimento.
Il fatto che l’inglese non sia una lingua neolatina, se da un lato rende più arduo l’apprendimento della disciplina da parte dei ragazzi, dall’altro stimola la creatività del docente, che è chiamato a non fermarsi a un approccio puramente linguistico, ma ad utilizzarne uno poliedrico, sfruttando tutte le caratteristiche della civiltà romana (e contemporanea) per introdurre gli studenti nel mondo antico.
Il risultato è che, in un contesto, quello americano, nel quale la lingua classica rappresenta una materia opzionale, e i benefici linguistici sono sicuramente minori degli sforzi necessari per raggiungerli, i ragazzi decidono di iscriversi al corso, ed entusiasticamente studiano questa disciplina.
Un elemento che sicuramente contribuisce alla popolarità del latino è la didattica con cui viene proposto: i percorsi sono tentativamente student centered, con il ragazzo al centro del percorso di apprendimento, reso protagonista di quanto studia, ed invitato a prendere iniziativa in prima persona nell’affrontare la disciplina. Si tratta di un approccio che ben si adatta alle esigenze di una generazione di giovanissimi sempre alla ricerca di nuovi stimoli e dell’ultimo aggiornamento tecnologico disponibile. Può il latino, una lingua di duemila anni fa, essere all’altezza della tecnologia e dell’innovazione esigiti dai nativi digitali? La risposta è affermativa, anche se richiede pazienza e disponibilità da parte del docente, che deve ripensare la propria didattica, aggiornandola ai nuovi mezzi ideati.
Gli strumenti a disposizione sono numerosi: libri online con esercizi e attività (individuali e di gruppo) interattive e appositamente pensate per lo strumento digitale, blog concepiti per favorire l’interazione tra studenti, software che sviluppano quiz interattivi per testare le capacità di comprensione o la varietà del vocabolario, veri e propri giochi individuali e di gruppo per facilitare la memoria… Solo la competenza e la creatività del docente nel conoscerli e integrarli nella pratica quotidiana possono dar vita a una didattica che faccia veramente la differenza.
A tal proposito, importanti sono anche progetti e attività di gruppo, spesso considerati meno proficui, sul versante dell’apprendimento, del lavoro individuale, e che invece, se accuratamente pensati e organizzati, possono aiutare gli studenti a diventare protagonisti dell’esperienza di conoscenza e gustarsi quanto stanno imparando insieme ai propri compagni. Ci sono, inoltre, le reti di insegnanti e studenti che, sparsi in tutti gli Stati Uniti, interagiscono e collaborano per aiutarsi reciprocamente.
Il fatto che oltreoceano lo studio delle lingue classiche sia in espansione dipende anche dal proliferare di associazioni che in tutto il Paese connettono studenti e docenti appassionati alle lingue classiche e organizzano eventi in grado di radunarli, farli conoscere, aiutarli a condividere la propria passione. Al più grande appuntamento della Florida, lo scorso aprile, erano presenti più di mille ragazzi provenienti dalle scuole di tutto lo stato, per una tre-giorni a Orlando a base di test, giochi, sketch, progetti vari. Si tratta di un meeting annuale che raduna gli studenti “latinisti” in una competizione tra scuole capace di appassionare e sorprendere chiunque vi partecipa. È straordinario vedere centinaia di ragazzi che, in silenzio, svolgono diligentemente il test prescelto, o si misurano in gare di sight reading, recitazione a memoria, traduzione, progetti vari. E simili appuntamenti sono presenti in ogni stato, fino al grande momento nazionale estivo, che raduna studenti da tutto il Paese, divisi per stati (e non più per scuole), a contendersi il premio finale.
Si tratta di un modo semplice, magari, ma efficace, per stimolare la passione e la creatività dei ragazzi e al contempo incentivare il legame con una lingua e una cultura tuttora fondamentali per la civiltà occidentale. Non mancano, certo, criticità e punti deboli anche nel sistema americano, ma esempi come quelli citati, e mille altri presenti anche nelle scuole italiane, mostrano come la scomparsa del latino non sia inevitabile, e come il suo studio possa diventare un’esperienza di arricchimento personale e comunitario, e non solo una fatica apparentemente insormontabile.
@luca_tizzano