E’ tradizione ventennale dell’Istituto Statale “Aterno Manthonè”, scuola tecnica della città di Pescara che oggi dirigo e dove ho insegnato per tredici anni, proporre a tutti gli alunni della scuola a Natale la realizzazione del presepe vivente. Quando tre anni fa mi è stata affidata la dirigenza della mia “storica” scuola, nel nostro Paese dilagava il pensiero di solerti professori e di vari colleghi del nord e del centro-sud i quali — in nome della laicità delle scuole statali — ritenevano decisamente giusto vietare i presepi nelle scuole adducendo l’impellente necessità di non discriminare nessuno. Quest’ondata di polemiche è arrivata anche all’Aterno Manthonè, scuola multietnica e progressista, ma guardando la documentata esperienza fatta dai nostri studenti nel corso degli anni, nessuno ha saputo documentare tale discriminazione; anzi, emergevano storie e fatti che dicevano il contrario. Come documentato da una nostra alunna musulmana, che nel 2015 ha voluto partecipare attivamente al presepe vivente chiedendomi con determinazione di poter interpretare il ruolo della Madonna. Per superare in me qualunque tipo di obiezione, senza alcun avvertimento ha persino condotto in presidenza suo padre, il quale con una semplicità sconvolgente mi ha rassicurato “dell’unicità del nostro Dio” e del suo interesse a far conoscere a sua figlia la cultura insegnata a scuola, perché “solo la conoscenza avrebbe potuto far crescere sua figlia e renderla vera musulmana”. Così nel presepe vivente abbiamo davvero sperimentato l’inclusione e l’accoglienza verso tutti. 



Quest’anno tutta la comunità dell’Aterno Manthonè ha accolto con decisione unanime la proposta di rappresentare la Natività nel cuore delle terre devastate dall’ultimo terremoto. E così il presepe vivente degli studenti del Manthonè di Pescara, che da sempre costituisce un’importante esperienza di approfondimento sul piano etico, storico e religioso, quest’anno ha sperimentato un altro obiettivo, quello della solidarietà e della condivisione. I ragazzi di schianto hanno proposto il titolo, “Presepe vivente della rinascita”, perché guardando le storie e le esigenze degli abitanti delle zone terremotate, così come quelle di ognuno, era evidente l’esigenza di riconquistare, trafficare e rielaborare l’eredità consegnata dalla nostra tradizione, per poterla esprimere nel tempo presente e così verificarne la validità.



E il lavoro è partito con una dinamicità e creatività che mi ha sorpreso ed ha superato qualunque ottimistica previsione. Abbiamo coinvolto il comune di Pescara; l’assessore alle Tradizioni cittadine Paola Marchegiani si è entusiasmata della proposta ed ha dapprima fatto deliberare il presepe vivente della scuola come facente parte delle tradizioni cittadine, poi ha coinvolto il sindaco, proponendo il presepe a Pescara del Tronto in modo da suggellarne il gemellaggio con la nostra città. Infine ci ha spinto a coinvolgere l’intera Regione. Sia il governatore Luciano D’Alfonso che il direttore dell’Ufficio scolastico regionale hanno detto sì, coinvolgendosi in un avvenimento che solo permette di fondare realisticamente la speranza. 



Abbiamo così vissuto un’esperienza toccante e solidale nelle terre devastate dal sisma, a Pescara del Tronto, voluto dalla scuola in sinergia con il Comune di Pescara e la Regione Abruzzo. Gli studenti hanno “costruito” la rappresentazione della Natività tra le rovine di Pescara del Tronto, con una serietà e dedizione non sempre usuali e per questo commoventi. Alle falde della collina sbriciolata, sullo sfondo di quello che resta di una comunità mortalmente ferita, si è illuminata la capanna del Bambino, interpretato dall’ultimo nato della stessa comunità, che era attentissima e tutta presente nonostante al momento fossero stati tutti dislocati altrove in attesa delle casette di legno.

I magi, interpretati dal sindaco di Pescara Marco Alessandrini, dal governatore dell’Abruzzo Luciano D’Alfonso e da Massimo Nardocci, dirigente del settore Formazione dell’Ufficio scolastico regionale Abruzzo, hanno portato in dono quello che è stato raccolto tra ia cittadini di Pescara: l’offerta è stata devoluta in parte alla scuola, presente sia con la dirigente scolastica che con un gruppo di alunni e professori, in parte all’associazione comunale dei cittadini per costruire un luogo di ritrovo da loro richiesto perché, come ci hanno detto commossi, “abbiamo bisogno di incontrarci, abbiamo bisogno di ricostruire innanzitutto l’umano e questo ci è più chiaro davanti alla capanna di Gesù Bambino”. 

E così gli studenti hanno dato vita a Betlemme e chiesto a Dio fatto uomo di rinnovare il mistero della natività e far rinascere la speranza e la vita in quel territorio martoriato. Si è aperto, per tutti noi presenti, un orizzonte diverso, in cui abbiamo potuto sperimentare che l’ultima parola non è la distruzione perché quel semplice vagito della Vita, quella disarmata Bellezza venuta nel mondo corrisponde a ciò che tutti attendiamo e riscatta il male della storia. A cominciare da oggi: il presepe dell’Aterno Manthonè ha permesso di unire un’intera regione nell’abbraccio ai propri fratelli colpiti, con la tenerezza di una condivisione e di un affetto che fanno ritrovare il gusto di tornare coraggiosamente a vivere insieme. 

E noi sappiamo quanto gli uomini del nostro tempo cerchino anche inconsapevolmente un luogo in cui vivere rapporti di pace, cioè riscattati dalla menzogna, dalla violenza e dal nulla in cui tutto tenderebbe altrimenti a finire. Volle venire qui, a Pescara del Tronto, “Colui che si poteva accontentare di aiutarci”.