Vietato tornare a casa da soli: all’uscita da scuola, ci devono essere mamma e papà, parenti o baby-sitter, basta che siano volti di adulti conosciuti dalle professoresse, che vengono a prelevare ragazzi fuori dagli istituti scolastici. E questo fino a 14 anni. A comunicarlo non è il preside di una scuola isolata, ma diversi dirigenti di tutte le scuole italiane, da nord a sud, isole comprese: da quest’anno i quasi adolescenti non potranno uscire da scuola da soli. Questo perché, «nel codice penale è specificato che per i minori di 14 anni è prevista una presunzione assoluta di incapacità» e quindi, «chiunque abbandona una persona minore di anni 14 della quale abbia la custodia o debba avere cura, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni». Insomma, stando alla circolare, se un professore lascia uscire da solo un ragazzo, rischia una denuncia per mancato controllo e se un genitore lascia che torni a casa senza di lui, rischia la denuncia per abbandono di minore.



LA CIRCOLARE DOPO UNA SENTENZA CHE CONDANNA IL MIUR

Non che, all’improvviso, le scuole italiane abbiano avuto una folgorante illuminazione relativamente alla conoscenza di ciò che dice la legge: rispetto allo scorso anno, infatti, qualcosa è cambiato. La circolare viene in seguito a una sentenza della Cassazione dello scorso maggio che condannava scuola e Miur per la morte di uno studente finito sotto lo scuolabus 15 anni fa. Sul Corriere, i commenti dei genitori i cui figli frequentano l’istituto Parco degli Acquedotti di Roma, spiegano che se i genitori non ritirano i propri figli, la preside arriva addirittura a chiamare la Polizia. E non ci sono liberatorie che tengano: il documento che si firmava un tempo, con cui le famiglie autorizzavano l’uscita autonoma da scuola dei figli, svincolando la scuola da ogni responsabilità, non ha più alcun valore. Esattamente come non hanno avuto valore fino ad ora proteste e lettere aperte dei genitori. Tra scuole che interpretano la sentenza in modo ferreo e altre che invece trovano escamotage per affievolire la responsabilità della docenti e andare incontro ai genitori, la questione sta facendo discutere parecchio.



E COME LA METTIAMO CON L’INDIPENDENZA DEI RAGAZZI?

A essere sul banco degli imputati non è tanto la questione responsabilità degli adulti, bensì quella degli studenti: proprio nell’età in cui i ragazzi iniziano a responsabilizzarsi, passando da essere bambini ad adolescenti, il ritorno da soli a casa è uno dei tanti passi verso l’acquisizione dell’indipendenza. Spesso alle scuole medie si frequenta il tempo parziale, i genitori quando i figli escono sono al lavoro e l’alunno, rientrando a casa, impara anche a occuparsi in modo autonomo di se stesso, magari preparandosi il pranzo e organizzandosi da solo il pomeriggio di compiti. Per il pedagogista Daniele Novara questa «circolare è un’idea balzana dettata dalla paura, dalla mancanza di responsabilità pedagogica e dalla burocratizzazione della scuola». Infatti, mentre in Italia solo il 30% dei ragazzini torna a casa da solo, nel resto d’Europa si arriva al 90%. «Così precludiamo ai ragazzi ogni percorso di crescita. Li vogliamo chiudere in casa? Non è protezione, ma solo paura».

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