Caro direttore,
cosa sta succedendo in Catalogna? Perché si domanda indipendenza? Perché adesso? Cosa c’è in comune tra Barcellona, Brexit e movimenti nazionalisti? 

Questi fenomeni hanno la medesima origine (non politica, ma culturale)? Questi eventi sono forse la punta di un iceberg che svela qualcosa di più profondo? 



A prescindere dalle valutazioni su ciascuna circostanza nazionale, ciò che si può affermare con certezza è che fra i manganelli e gli slogan di questi giorni non c’è spazio per il dialogo e l’ascolto. 

Sembra che tutto ciò che sia diverso vada eliminato, che sia qualcosa di cui liberarsi sull’altare del self-made man che non ha alcun bisogno dell’altro, di chi la pensa diversamente. Come se la libertà fosse fare quello che ci pare, fosse l’assenza di legami. 



Dante, un uomo che la libertà va cercando, indica una strada per compiere questo anelito: cercare la mano di una guida. È necessario incontrare Virgilio, incontrare qualcuno diverso da sé:
E poi che la sua mano a la mia puose/
con lieto volto, ond’ io mi confortai,/
mi mise dentro a le segrete cose.
(Inferno, Canto III, v. 19-21).

Per spiegare quello che sta accadendo non basta nascondersi dietro la parola democrazia, spesso ridotta al “lasciate che ciascuno possa dire ciò che vuole”. Democrazia non è una parola vuota, indica la consapevolezza di essere popolo, la constatazione che per vivere è necessaria una condivisione, una convivenza, una conoscenza dell’altro. E’ questa la responsabilità da cui nessuno è esente, governo, indipendentisti e noi tutti (persino l’università, i consigli di facoltà, i presidi e i rappresentanti degli studenti). Tornare ad ascoltare le ragioni anche di chi non la pensa come me. 



Cosa rende possibile il dialogo? Vorrei raccontare un fenomeno che sta accadendo proprio qui, nell’Università Cattolica. Circa quindici studenti del nostro ateneo, provenienti da facoltà e regioni diverse e addirittura appartenenti a gruppi studenteschi diversi, hanno iniziato un lavoro di confronto e di comprensione sul referendum del prossimo 22 ottobre in Lombardia e Veneto. Cosa ci ha permesso di iniziare un lavoro insieme, superando le diversità sopra descritte? Primo, il desiderio di conoscere e approfondire un tema che interpella ciascuno di noi. Secondo, la constatazione, maturata nel tempo, che ciascuno di noi è una ricchezza per l’altro e una risorsa indispensabile per scoprire chi siamo e conoscere il mondo in cui viviamo. Dal lavoro sono sorte molte domande che stiamo ponendo a diversi interlocutori, i quali, a loro volta, ci stanno aprendo orizzonti che da soli non avremmo conosciuto. Senza questo movimento, ognuno di noi sarebbe rimasto fermo nella sua interpretazione e, in fondo, non avrebbe realmente conosciuto.

L’alternativa proposta da Dante, insomma, non è solo roba da poeti.