L’uguaglianza di genere è anche un problema linguistico, per questo bisogna pensare ad una “grammatica inclusiva”. Laura Boldrini, ad esempio, ritiene che la parità passi anche attraverso il linguaggio, quindi invita ad usare il femminile anche per quei termini considerati di pertinenza maschile. Questo dibattito è scoppiato anche in Francia, ma con esito diverso: il cambio di regole in nome dell’uguaglianza di genere è stato bocciato senza appello. Lo ha fatto il ministro dell’Istruzione Jean-Michel Blanquer, a cui 314 professori avevano inviato un manifesto per chiedere l’abbandono della regola grammaticale della “prevalenza maschile”, giudicandola discriminatoria. L’ex presidente della Scuola superiore di economia e finanza, giurista di formazione, ha giudicato questo tentativo un “attacco alla lingua francese”. La regola per la quale un aggettivo riferito a più sostantivi va declinato sempre al maschile rafforzerebbe per questi insegnanti gli stereotipi discriminatori nei confronti delle donne. Non per il ministro dell’Istruzione, che ha definito la questione una “polemica inutile”.
FRANCIA, MINISTRO CONTRO GRAMMATICA POLITICALLY CORRECT
I 314 professori che hanno firmato il manifesto per una grammatica “politically correct” auspicavano il ritorno alla “regola di prossimità” tipica del latino, secondo cui l’aggettivo va declinato seguendo il genere del sostantivo più vicino. Di conseguenza non si dovrebbe più dire «ragazzi e ragazze sono bellissimi» ma «ragazzi e ragazze sono bellissime». Per il ministro Blanquer, invece, non bisogna cambiare nulla: «Bisogna dire semplicementeche dinanzi al plurale si deve coniugare al maschile, che nella lingua francese equivale spesso al genere neutrale». La bocciatura del ministro francese sembra definitiva, ma la battaglia linguistica prosegue, visto che i professori del manifesto si sono rivolti anche a scrittori e giornalisti, oltre che ai semplici cittadini, per invitarli ad applicare la vecchia regola latina. Inoltre, hanno citato un passaggio del testo di Grammatica generale di Beauzée, secondo cui il «maschile è ritenuto più nobile rispetto al femminile a causa della superiorità del maschio sulla femmina».
SCRITTURA INCLUSIVA, I FRONTI APERTI
In Francia si è aperto un altro fronte sulla “scrittura inclusiva” che propone di superare il sessismo nascosto nel linguaggio specificando ogni volta il genere maschile e quello femminile. «Gli autori e le autrici dovrebbero aggiornarsi» andrà dunque preferito al semplice e tradizionale «Gli autori…», che è giudicato maschilista. L’effetto però è spiazzante se si applica il cosiddetto “punto mediano”, perché in italiano dovremmo scrivere «Gli.le autori.trici dovrebbero aggiornarsi». La casa editrice Hater nei mesi scorsi ha pubblicato un intero manuale scolastico con la scrittura inclusiva, provocando la dura reazione dell’Académie française, che ha evocato un «rischio di morte» per la lingua francese. La battaglia, dunque, prosegue: in Francia il fronte degli innovatori è molto vasto. In Italia, invece, non si parla ancora di grammatica inclusiva, ma la discussione sui termini da usare per le donne che assumono ruoli di potere e incarichi tradizionalmente maschili è viva.