Altro che “riordino” delle 142 scuole italiane all’estero: già in tempi non sospetti (nel marzo scorso) Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, aveva lanciato l’allarme sul carattere “punitivo” della riforma della Buona Scuola, per via della riduzione dell’indennità fissa di sede, della penalizzazione del rientro in Italia, dello svilimento della dirigenza, della mortificazione delle reggenze, dell’introduzione di un tetto all’organico di sostegno, per finire con l’eliminazione dei contratti a termine (ovvero un quarto del personale che opera all’estero) e l’obbligo della copertura delle ore “buche” da parte del personale di ruolo, al di là dei vincoli contrattuali e del possesso della specifica abilitazione. 



E ora la Buona Scuola, e soprattutto il decreto legislativo n. 64 del 13 aprile 2017, relativo proprio alla “Disciplina della scuola italiana all’estero”, comincia a mostrare i suoi frutti: all’Istituto Statale Leonardo Da Vinci di Parigi mancano, dall’inizio dell’anno scolastico (il 4 settembre), ben 11 insegnanti: da francese ad arte, da chimica a inglese. Il che significa che, se le cose non si sistemano, la validità dell’intero anno scolastico è a rischio, terza media e maturità incluse. 



Il preside, Aurelio Alaimo, conferma, in una circolare, che “le difficoltà prendono origine dalla applicazione della recente riforma delle scuole italiane all’estero. In particolare nella nostra scuola la selezione dei docenti mancanti si è conclusa il 16 ottobre; ma tutta la procedura successiva, necessaria per la definizione e la stipula dei contratti, è ancora in corso, si rivela più lunga e accidentata del previsto, e potrebbe richiedere ancora del tempo. Sono consapevole del grave disagio provocato da questa situazione e me ne scuso”. 

Tradotto per i non addetti ai lavori si legge: noi ce la stiamo mettendo tutta, ci troviamo a dover fare le proverbiali “nozze coi fichi secchi”: la nuova normativa è monca, perché manca ancora l’approvazione del nuovo tipo di contratto che dovrà regolare i rapporti tra le scuole (all’estero) e i supplenti. I decreti delegati lo prevedono, ma nessuno s’è ancora preso la briga di approvarli. 



Le famiglie hanno messo mano al portafogli e tramite la cassa scolastica (che dovrebbe servire a sostenere l’attività didattica nella cronica carenza di fondi dedicati all’istruzione) pagano di tasca loro un minimo di ore di docenza assicurate da contratti temporanei a partita Iva. Ma non basta e oltretutto non è dato di sapere se questi contratti verranno poi ritenuti validi, e con essi le valutazioni — e quindi l’intero anno scolastico — rilasciate da questi anomali precari a partita Iva.

Il problema è che il clima in Rue Sédillot è sempre più caldo: striscioni, manifestazioni, mentre si arriva persino a pensare all’opportunità di occupare la scuola, di pretendere il 6 politico. I ragazzi tutto sono fuorché sereni: “Le scuole italiane all’estero sembrano essere un peso per lo Stato italiano, che ha promulgato decreti inapplicabili, con tempistiche che hanno contribuito a creare una situazione inaccettabile — hanno scritto in una lettera aperta ai giornali e alle istituzioni —. La negligenza del Ministero e delle rappresentanze diplomatiche, che si sono disinteressate della situazione di emergenza è a dir poco vergognosa”. 

A calmare gli animi è dovuta intervenire la console generale d’Italia a Parigi, Emilia Gatto, che si è resa disponibile a mettere a disposizione della scuola i fondi stanziati per le emergenze, facendosi carico dei contratti attuali. 

La questione a breve arriverà sul tavolo della ministra del Miur, Valeria Fedeli, del ministro degli Esteri, Angelino Alfano, e del direttore generale per la Promozione del Sistema Paese, Vincenzo De Luca, ai quali i genitori hanno indirizzato una lettera aperta in cui stigmatizzano l’assenza di risposte complete e certe in merito a tempistica della definizione dei contratti a tempo determinato del personale docente, equiparazione della figura giuridica dei docenti provvisori assunti con i contratti temporanei in relazione alla possibilità di dare valutazioni, validità dei voti assegnati da tali docenti, certezze sull’erogazione di pagelle a fine primo trimestre regolari e con valutazioni complete al fine di non compromettere ammissioni all’università e passaggi di scuola e, in ultimo, reintegrazione dei fondi anticipati dai genitori per l’assunzione in urgenza degli insegnanti, fondi peraltro necessari alla didattica. I genitori chiedono un intervento d’urgenza per sbloccare la situazione, in stallo ormai da mesi.

E se procedura d’urgenza ci sarà, si chiedono i genitori, perché non è stata attivata già da settembre?