Per gli istituti tecnici superiori (Its) arriveranno 50 milioni di euro in tre anni, dal 2018 al 2020, con l’obiettivo di incrementare l’offerta formativa e il numero degli studenti. Un aumento dei fondi in legge di Bilancio grazie al quale molti altri ragazzi potranno accedere a questa opportunità formativa. Un risultato di cui andare orgogliosi perché si investe sulla crescita di un sistema virtuoso pronto a decollare e che già guarda lontano.
Ma dove andiamo? Quale futuro dobbiamo attendere per il sistema Its?
La strada è tracciata dalle migliori esperienze internazionali: un sistema di Campus in cui l’offerta formativa non si identifichi solo con la formazione iniziale dei neodiplomati per la transizione al lavoro, ma dei luoghi dove imparare a saper fare, l’anello di congiunzione tra persone e aziende.
Campus che generano competenze e valore per l’intera filiera produttiva (dalla formazione iniziale per l’ingresso in azienda alla specializzazione post laurea) ma anche per la riqualificazione e la mobilità nel mercato del lavoro, interpretando il ruolo di “Corporate Academy”, partner delle Pmi e delle grandi aziende, da industria 4.0 fino alla ricerca applicata.
Gli Its sono, insomma, la “fucina” della formazione dove, dal ragazzo all’over 50, dallo studente al tecnico e al manager, ognuno può trovare la risposta ad ogni esigenza di sviluppo delle proprie competenze. Questa la vocazione e il posizionamento del sistema Its nello scenario educativo e professionale internazionale.
Gli Its sono in grado, infatti, di andare al di là dei confini nazionali per “ragionare” in chiave europea e mondiale, e i recenti accordi con Olanda e Canada lo dimostrano: centri “glocal” che mettono in contatto le eccellenze locali, valorizzandole, con il resto del mondo.
Il brand made in Italy è ancora il più forte del mondo, il nostro Paese esprime straordinarie eccellenze di prodotto che lo rendono competitivo a livello internazionale — tra le più note: abbigliamento, arredamento, alimentare, automazione — e ha un incomparabile patrimonio storico-artistico e immobiliare. Ma per affrontare la competitività globale occorre investire sulle competenze tecniche di chi è chiamato a “raccontare” l’Italia al mondo attraverso la sua bellezza.
E se questo è già realtà in Paesi come il Canada (dove con 35 milioni di abitanti si vanta un milione di studenti nei colleges omologhi agli Its) in Italia c’è ancora molto da fare. Tanti i frutti della crescita del sistema Its a cui la Cabina di regia ha contribuito in modo determinante, ma ci sono due urgenze da affrontare e risolvere prima di Natale: assicurare le risorse finanziarie promesse per gli Its e fermare la cannibalizzazione tra questi e le lauree professionalizzanti.
Occorre che il Parlamento confermi almeno l’intenzione del Governo che, grazie all’intervento del ministero dello Sviluppo economico, ha proposto in legge di bilancio un incremento di 50 milioni dei fondi per gli Its nel prossimo triennio (5, 15, 30 milioni).
Decisivo inoltre l’atteso decreto della ministra Valeria Fedeli che, dopo aver assunto lo scorso dicembre la responsabilità politica delle lauree professionalizzanti sospendendo il decreto Giannini per un anno, è chiamata ad ufficializzare i lavori della sua Cabina di regia appositamente costituita.
Anche grazie al lavoro del sottosegretario Gabriele Toccafondi e della struttura del Miur, dopo un lungo percorso di audizioni e confronti si è arrivati all’accordo per indirizzare le lauree professionalizzanti verso le professioni ordinistiche evitando così la sovrapposizione letale non solo per gli Its, ma anche per il patrimonio delle eccellenze che, senza una risposta efficace per lo sviluppo di un sistema di competenze rimarrebbe come una bella Ferrari ai box.