Passavo, l’altro giorno, davanti ad una delle scuole medie più note di Catania: sezioni fino alla N, buona organizzazione, struttura ben tenuta, progetti a non finire, classi numerose ma non sovraffollate, ubicazione centrale. Della didattica si sa meno, ma non è dato che interessi a molti.

Erano da poco passate le 14 e i ragazzini stavano uscendo: lo scenario era davvero inquietante. Le macchine erano parcheggiate su tre file che si allungavano, parallele al marciapiedi, per almeno 70 metri. Molti i pullmini, molti anche i motorini. Genitori, autisti stipendiati, fratelli e sorelle maggiori (molti evidentemente non maggiorenni), accanto ai loro mezzi o addossati all’ingresso, aspettavano o prelevavano gli studenti alla fine della loro quotidiana “fatica” scolastica. C’era chi aveva già rintracciato il familiare ma non poteva uscire perché era al centro della fila, chi si faceva strada sbuffando sotto il peso di pesantissimi zaini, chi — libero da impegni impellenti o fiducioso nell’autonomia del suo ragazzino — osservava con distacco il caotico andirivieni, aspettando che il suo “minore” lo individuasse nella calca.



Sul marciapiedi di fronte, per evitare la confusione, c’erano poi quelli non motorizzati: gesticolavano verso l’ingresso e osservavano con apprensione i ragazzini che, a gruppi, attraversavano correndo la strada, che è bella larga, confidando sull’incerta autorevolezza di alcuni nonni forniti di paletta segnaletica e sulla risicata gentilezza degli automobilisti.



Mentre, lentamente, superavo l’ingorgo, mi chiedevo se almeno qualcuno tra coloro che stanno pensando ad una soluzione normativa che affronti il problema dell’uscita da scuola dei ragazzini delle medie si è trovato di fronte a quel brulichio ingovernabile e fragoroso: tra questi non vi è certamente il ministro Fedeli, la quale ha esaltato la funzione dei nonni ma ha anche ammesso che lei a prendere i nipotini a scuola non ci va. 

Il dato di partenza evidente è che molti genitori a ritirare i figli alla fine delle lezioni non possono andarci e sono proprio loro i primi a contestare la norma attuale, non sempre per vie ortodosse: nel dicembre del 2016 il preside di una scuola media catanese che non aveva acconsentito al prelievo di un’alunna da parte della sorella maggiore ancora minorenne (a ciò delegata dalla madre) era stato preso a schiaffi proprio dalla madre dell’alunna…



L’altro dato evidente è che lo strumento della delega non risolverà alcuna questione, se non sulla carta. 

Immaginiamo la situazione: suona la campana, centinaia di studenti escono, i docenti dell’ultima ora li accompagnano. Tra di essi, anche i professori di arte, educazione fisica, musica, religione, che hanno poche ore per classe, e quindi un mare di alunni. Dovranno prima individuare e “liberare” i ragazzini che se ne possono andare da soli? Dovranno poi identificare le falangi di genitori (o nonni, zie, fratelli maggiori, adulti non familiari delegati) cui consegnare i restanti alunni? Come faranno? E dove lo faranno? Le scuole italiane non dispongono certo di spazi interni capaci di permettere questa “consegna” dei ragazzini a chi li preleva: l’operazione avverrà dunque sui marciapiedi o tra le auto parcheggiate? E se la scuola ha diversi ingressi? 

C’è da chiedersi, poi, se la questione si porrà anche per tutti quegli enti e strutture che ospitano gli innumerevoli impegni pomeridiani dei nostri figli: l’obbligo di accompagnamento per i minori dovrà essere rispettato anche all’uscita da palestre, piscine, campetti sportivi e parrocchie, alla fine del catechismo?  

Ben venga, dunque, una norma che si riveli più adeguata ai tempi presenti e che eviti, ad esempio, di far coincidere “minore” ed “incapace”, come invece fa l’articolo 591 del Codice penale.

Ma sarà solo un’alleanza educativa quella che permetterà alla legge di funzionare, collocandola all’interno di una relazione non litigiosa e sospettosa ma solidale tra i due soggetti che condividono l’obiettivo della crescita integrale del figlio/alunno, famiglia e scuola.

Altrimenti, di fronte alle scuole medie, alla fine delle lezioni, accadrà quello che succede già di fronte all’uscita dei Pronto Soccorso dove si aggirano agguerriti praticanti di studi legali a caccia di cittadini rancorosi che pensano di avere qualcosa da rivendicare…