Il 20 dicembre si è insediato il gruppo di lavoro per la definizione del costo standard di sostenibilità per studente, guidato e presieduto dall’onorevole Luigi Berlinguer. Un tavolo i cui lavori vengono seguiti con forti aspettative, come si è potuto notare dai diversi commenti degli operatori di settore dal momento dell’annuncio dato dalla ministra Fedeli a Verona a fine novembre. Questa iniziativa ha suscitato anche qualche domanda, soprattutto in considerazione del momento politico in cui è venuta a collocarsi: mancano pochi giorni allo scioglimento delle Camere e si voterà in marzo. Ciò vuol dire un nuovo Parlamento e un nuovo Governo.
Si deve dire che questa mossa della ministra va comunque apprezzata poiché il tema è di vitale importanza per poter avere una base che permetterà scelte politiche, anche forti, in relazione alla ristrutturazione organizzativa del sistema scolastico per renderlo più moderno, efficiente ed efficace; e aver anticipato i tempi permetterà al gruppo di lavoro, in carica per un triennio, di darsi un metodo di lavoro e soprattutto recuperare i dati necessari per dare una risposta concreta alla domanda: quanto costa effettivamente allo Stato l’istruzione di uno studente nei diversi ordini di studi?
Si sa che chiunque, in questi anni, abbia messo mano a questo problema ha trovato notevoli difficoltà, giungendo quasi sempre a conclusioni discordanti anche per la complessità che il calcolo del costo per studente comporta, essendo i capitoli di spesa non solo in capo al ministero, ma anche agli enti locali territoriali. Il fatto che il Miur si sia assunto la responsabilità di avviare questa analisi deve essere presa di buon auspicio circa la serietà e la volontà di giungere al traguardo voluto.
Questi i primi tre compiti dati al gruppo di lavoro nel decreto di incarico.
1. Analizzare la tematica del costo standard di sostenibilità per allievo quale strumento in grado di realizzare processi di efficacia, efficienza e qualità delle realtà scolastiche incluse nel sistema di istruzione statale di cui alla legge 62/2000.
2. Valutare la definizione del costo standard quale strumento in grado di garantire il diritto fondamentale all’istruzione nel rispetto della piena libertà di scelta educativa propria delle famiglie delle studentesse degli studenti.
3. Valutare l’eventuale impatto in termini di efficienza ed efficacia, a parità di qualità formativa, derivante dall’eventuale progressiva introduzione del costo standard.
Occorrerà che si chiarisca subito il possibile equivoco iniziale, ossia che i lavori riguardino soprattutto il settore della scuola paritaria: non crediamo che siano questi gli intenti della ministra Fedeli e così non deve essere. Affinché i risultatati dei lavori abbiano la loro attendibile autorevolezza dovranno riguardare tutto il sistema ed essere la base reale perché, successivamente, il decisore politico possa prendere in considerazione il tanto auspicato ammodernamento del nostro sistema di istruzione e formazione per allinearsi agli altri Paesi, nell’esclusivo interesse dei nostri studenti.