ALEPPO — Nella città siriana, in pace dal 22 dicembre 2016, la vita è ripresa in modo positivo e l’opera di ricostruzione sta procedendo in modo determinato, anche se colpevolmente ancora latita la comunità internazionale. Tra le molte iniziative di ricostruzione ve n’è una estremamente importante in campo educativo: l’apertura di un doposcuola per bambini e bambine che vanno dai 6 ai 14 anni. E’ stata la comunità francescana di Aleppo ad avviare il progetto a settembre del 2017 e lo sta portando avanti con grande impegno e dedizione encomiabile.
Si tratta di un progetto di doposcuola, di recupero psicologico, di studio, scientifico e spirituale, rivolto ad una parte della popolazione aleppina, che reca ferite molto profonde provocate dalla guerra.
Secondo alcuni, una generazione di giovanissimi che ha vissuto la guerra ad Aleppo e che manifesta turbamenti psicologici, bambini e ragazzi che non riescono più a prestare attenzione agli insegnanti durante le lezioni, non riescono a studiare e quindi ad imparare è una generazione “non recuperabile”. Sono tante anche le perplessità di molti genitori, e anche della gran parte delle strutture scolastiche che non sanno come fare con gli studenti “ultimi”, quelli che vengono sempre bocciati e che non riescono a superare gli esami, ma questo non ha fermato i frati francescani di Aleppo.
I frati hanno deciso di ascoltare il grido che si levava dalla realtà della scuola, il dramma di tanti bambini che necessitavano di un’assistenza immediata, e di fronte all’impotenza delle famiglie si sono messi in moto per affrontare una sfida considerata da molti come “impossibile”.
Con l’aiuto di tanta gente di buona volontà, sono entrati in campo finanziando un progetto di doposcuola per 150 bambini, i più colpiti dalle piaghe della guerra. Si tratta dei bambini più fragili, che hanno bisogno di assistenza e di aiuto, su un totale di 600 bambini che frequentano la scuola elementare.
Con l’inizio dell’anno scolastico 2017-2018 il progetto ha preso il via. Alcuni dei bambini all’inizio non hanno accettato volentieri. Ma in breve tempo è stata avviata un’accoglienza bella e qualificata, con una squadra di insegnanti, educatori e specialisti in diversi campi dell’insegnamento, dell’educazione e dell’animazione dei gruppi di bambini e ragazzi. A disposizione di 150 bambini vi sono 65 adulti, tra i quali 50 insegnanti, scelti con cura tra i migliori, per tre ore ogni pomeriggio: a guidare il gruppo una direttrice di esperienza e dalla grande sensibilità umana.
La direttrice del progetto ci spiega quanta fatica chieda questo processo di recupero. Alcuni dei ragazzi, una quindicina, erano veramente inquieti e resistenti, e con loro era difficile entrare in rapporto. E’ stato necessario comprendere la situazione personale di ogni bambino e portare luce anche nelle famiglie. In molti casi infatti è la famiglia ad essere lacerata e ad aver bisogno essa stessa di essere curata e guarita.
Così l’iniziativa ha avuto successo e in breve tempo si sono visti i primi miracoli.
Il metodo che viene usato è basato sul rapporto personale. I bambini e le bambine vengono raccolti in piccoli gruppi, tre o quattro per gruppo, così da potersi dedicare ad ognuno di loro e lavorare sulla problematica specifica di ciascuno. Non delle classi in cui tutti insieme si fa lo stesso programma, ma un approccio per cui ogni singolo è compreso nel suo bisogno particolare e aiutato ad affrontarlo in modo puntuale. Questo è il punto di forza di questo doposcuola. “Ognuno di questi bambini — sottolinea la direttrice — ha bisogno di uno sguardo di amore, questo gli è mancato e qui lo trova. Così incomincia ad imparare”.
Il doposcuola ha un costo di 85 dollari al mese per ogni bambino, ma il risultato del recupero di una persona ha un valore molto più grande di questa somma.
Ognuno di questi bambini e ragazzi porta dentro di sé un grande sogno e tante speranze, ma anche tante storie tristi per questi sei anni di guerra, paura e sofferenza, che lasceranno di sicuro un segno molto profondo nella sua personalità. Per ognuno di loro rimane però anche la possibilità della speranza, quella di una società che vuole risorgere e di una Chiesa che contribuisce fattivamente alla ricostruzione.
Quello del dopo scuola ad Aleppo è certamente un’iniziativa di primaria importanza tra i tanti progetti di ricostruzione. A fronte di una comunità internazionale per lo più sorda e indifferente, ci può essere una risposta positiva da parte della scuola italiana: possono essere promossi dei gemellaggi con i quali aiutare concretamente questa esperienza di recupero delle situazioni disagiate a livello scolastico. Non solo le scuole, ma anche centri che in Italia operano allo stesso livello, come Portofranco o la Comunità di Sant’Egidio, possono fare dei gemellaggi da cui non può che venire un bene grande.