Nei giorni 23 e 24 marzo si è tenuto nel campus universitario di Fisciano (Salerno) il convegno “La funzione educativa della valutazione: teorie e pratiche della valutazione” organizzato dai pedagogisti della Sird (Società Italiana di Ricerca Didattica). Il convegno ha visto l’intervento di molti autorevoli docenti universitari ed è un segnale positivo dell’avvicinamento delle scienze pedagogiche al dibattito sulla valutazione delle istituzioni scolastiche, universitarie e dell’extra-scuola. Segno di come anche i pedagogisti siano scesi a patti con la necessità di mettere meglio a fuoco le proprie metodologie e offrire un contributo scientifico e sistematico per la costruzione del sistema di valutazione nazionale insieme a sociologi, statistici, psicometristi, economisti dell’istruzione. 



Ha contribuito, all’avvicinamento dei pedagogisti, il tendenziale abbandono nelle direttive del Miur di una prospettiva legata alla premialità a favore di una valutazione che si lega all’attivazione dei processi di miglioramento delle istituzioni coinvolte (almeno per la scuola). 

I grandi protagonisti sia delle plenarie sia delle singole sessioni sono state le attività di Invalsi e Anvur. Spiace constatare che a fronte della grande attenzione nel convegno di moltissimi contributi alle attività dei due istituti, non ne siano stati invitati i vertici rappresentativi. Anche perché la rappresentanza ufficiale di Invalsi e Anvur avrebbe forse potuto, se non correggere, almeno arginare molte critiche più o meno giuste mosse al sistema di valutazione nazionale. Del resto, una delle cose che agli universitari riesce sempre molte bene è quella di demolire senza però preoccuparsi di proporre valide soluzioni alternative. Questo convegno in molti casi non ha fatto eccezione. 



Tra gli interventi più belli, in apertura, quello dello psicometrista Fabio Lucidi su “La ricerca educativa tra quantità e qualità: metodi diversi per principi comuni”. Nel corso del ricco intervento viene però un po’ da chiedersi: “ma c’è ancora bisogno di parlare della contrapposizione metodologica qualitativo-quantitativo?”. Eh sì, poco dopo si constata che qui ce n’è ancora un gran bisogno: alcuni pedagogisti devono ancora chiarire a se stessi la propria posizione sulle potenzialità della valutazione e dei relativi metodi nella disciplina (o almeno spiegare perché erano lì). È già da un bel po’ che i ricercatori dell’Invalsi fanno uso di mixed methods



In ogni caso, uno dei più preziosi contributi dei pedagogisti al dibattito è quello sulla valutazione formativa: ne ha parlato in modo innovativo per la valutazione nell’università la prof.ssa Cristina Coggi di Torino e se ne è parlato moltissimo nelle 4 sessioni dedicate a valutazione nella scuola, valutazione della scuola, valutazione delle università e valutazione dell’extrascuola. Le sessioni hanno offerto moltissime piste interessanti per l’implementazione del sistema di valutazione nazionale, anche attraverso i primi esiti di ricerche e sperimentazioni sul campo. Segnaliamo ancora l’apertura alla molteplicità di metodi per la valutazione promossa dell’intervento del professore emerito dell’Università di  Padova Luciano Galliani e le stimolanti riflessioni del prof. Losito dell’università di Roma Tre sulle ricadute dei sistemi comparativi di istruzione sul nostro attuale sistema di valutazione.