La mobilità è una “bomba” che sta per scoppiare in mano alla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli: ad accendere la miccia è stata Giovanna Giorgino, docente di diritto che è costretta a lasciare Taranto per insegnare a Sesto San Giovanni. La professoressa 54enne ha spiegato che l’algoritmo con cui il Miur trasferisce gli insegnanti da una parte all’altra d’Italia le sta rovinando la vita e che per questo motivo è pronta a fare causa al Ministero per ottenere un risarcimento. In un’intervista al Giorno ha spiegato di doversi trasferire a Sesto per i prossimi tre anni: «Per lavorare devo stare lontana dalla mia famiglia e con i soldi, praticamente, ci rimetto», ha raccontato Giovanna Giorgino, specificando di non aver mai pensato di non andarci e di non aver mai fatto un giorno di assenza. «Ho una casa in affitto e spendo 400 euro al mese. Per scendere a Taranto spendo 150 euro a settimana di treno e lo devo fare tutte le settimane perché le mie figlie hanno solo 11 e 12 anni. Poi devo mangiare, almeno una volta al giorno!», ha raccontato l’insegnante di diritto, rivelando di percepire 1.480 euro al mese. La professoressa ha colto l’occasione per chiedere al Ministero di fare una convenzione con Trenitalia affinché lei e i colleghi nelle sue condizioni paghino meno i viaggi. Al Nord ci è finita per un algoritmo che non ha tenuto conto delle sue preferenze: Milano era l’ultima, dopo Brindisi, Bari, Lecce, Matera e Napoli. Altri insegnanti, invece, con meno punti di lei lavorerebbero in scuole sotto casa loro. Giovanna Giorgino ha confidato il suo sospetto, seppur non avvalorato da prove: «Chi non ha presentato la domanda di mobilità ha avuto dal sistema la mobilità di ufficio, a punti zero. A loro è andata meglio, sono rimasti a Taranto i docenti soprannumerari». A questo errore il Ministero non ha rimediato neppure con una conciliazione, quindi la docente ha fatto ricorso al giudice del lavoro di Taranto, che l’ha respinto per competenza territoriale di Monza. Ma la sua battaglia non è finita: «In forza della sentenza del Tar che obbliga a rendere pubblico l’algoritmo, ripresenterò la mia istanza. E sono certa che verrà accolta, perché si capiranno senza possibilità di dubbio gli errori del ministero». Il problema però resta e si ripresenterà per il prossimo anno scolastico.