La scuola italiana finisce in vetta ad una speciale classifica stilata dall’Ocse, cioè l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Dall’indagine condotta su una ventina di paesi dei cinque continenti è emerso che il sistema scolastico italiano riduce le differenze sociali: il gap tra poveri e ricchi si annulla, se si tiene conto dei risultati degli alunni nelle diverse materie. L’istituzione italiana funziona, almeno per chi è meno abbiente, visto che finisce per avere voti uguali a chi arriva, invece, da famiglie benestanti o laureate. Colpo di scena: la scuola italiana funziona! Buone notizie per i presidi e gli insegnanti italiani dal confronto internazionale realizzato dall’Ocse. Le differenze si accentuano, invece, uscendo da scuola, ma questo è un problema che l’Italia condivide con le altre nazioni. Gli esperti dell’Ocse hanno messo a punto un indice, grazie al quale hanno scoperto che dopo il diploma le differenze di prestazione tra studenti avvantaggiati e svantaggiati aumentano. «Il mondo del lavoro, la formazione professionale e l’università non sono in grado di alleviare le differenze tra classi sociali che emergono alla fine della scuola dell’obbligo anzi tendono a rinforzarle», ha dichiarato Francesca Borgonovi, che ha contribuito alla stesura dell’indagine. Bisogna allora guardare il bicchiere mezzo pieno: la scuola italiana riesce a tener ravvicinati i risultati degli studenti che hanno opportunità di partenza molto diverse, più di quanto non accada altrove.