E’ possibile — dopo i primi tre mesi dal suo insediamento del 12 dicembre 2016 — effettuare una prima verifica della politica scolastica avviata dal governo Gentiloni e dalla ministra Fedeli?
Quello precedente è stato un anno scolastico caratterizzato da innovazioni rimaste incomplete, da aspettative non corrisposte, dall’introduzione di ulteriori incombenze burocratiche a carico dei dirigenti e degli operatori della scuola che si sono proiettate, poi, con mille difficoltà, sulla gestione dell’anno scolastico corrente, in un clima diffuso di stanchezza, di disillusione e di disagio. La percezione diffusa è stata quella di una lontananza dell’amministrazione scolastica statale — protesa a dare concretezza all’impeto innovatore della legge 107/15 — dalla realtà, cruda e ruvida, della quotidiana gestione della vita delle scuole. Con la sensazione, spesso, dell’assenza di una coerente supervisione da parte di chi governa il sistema, mentre occorreva coordinare, semplificandole, prospettive, tempistiche, criteri, modelli, procedure e ruoli. A favore di chi a scuola ci vive.
E’ possibile, dunque, rintracciare una linea nel governo del sistema da parte dell’attuale ministra dell’Istruzione?
Questi mesi stanno evidenziando un approccio di fondo pragmatico ai problemi: portare a compimento il percorso di riforma e le azioni impostate in questa legislatura, superandone le criticità, ma mantenendone obiettivi e finalità; valorizzare la partecipazione di tutti i soggetti che devono attuare le trasformazioni e i cambiamenti in corso; lavorare per regolare tempestivamente i passaggi necessari per iniziare con regolarità il prossimo anno scolastico; superare i divari territoriali, sociali e di contesto potenziando gli strumenti del diritto allo studio. Quali gli atti del nuovo ministro, ad oggi, compiuti?
Il primo è stata la sigla, alla fine di dicembre 2016, dell’accordo politico con le parti sindacali sul contratto integrativo di mobilità del personale docente cui è seguita a gennaio scorso la sottoscrizione della relativa intesa: ha validità per l’anno scolastico 2017/18 e prevede per tutti i docenti lo svincolo dall’obbligo di permanenza triennale nel proprio ambito o nella propria scuola.
Con l’approvazione in Consiglio dei ministri il 14 gennaio scorso, poi, sono state salvaguardate otto delle nove deleghe su importanti temi previste dalla legge 107/15, in tempo utile prima della loro scadenza al 16 gennaio: una scelta importante che in questi mesi di discussione nelle Commissioni parlamentari ha visto il coinvolgimento in audizione dei diversi soggetti educativi e sociali interessati.
Nel corso dei prossimi mesi, terminerà anche il concorso bandito nel 2016 per circa 64mila posti di docente: una misura di normalizzazione per consolidare nel prossimo a.s. la presenza di docenti titolari.
E’ stata data, inoltre, continuità alle fasi attuative del Sistema nazionale di valutazione (Snv) finalizzata al miglioramento: la valutazione delle scuole, la valutazione dei dirigenti scolastici, la conferma della valutazione del merito dei docenti, definendone non solo i modelli e gli strumenti — sui quali è auspicabile ancora un confronto migliorativo —, ma cercando anche di sviluppare il necessario processo di condivisione.
Hanno preso avvio, poi — seppur con procedure un po’ forzose — il Piano nazionale per la formazione dei dirigenti e, in particolare, dei docenti, in coerenza con la formazione permanente, strutturale e obbligatoria del personale prevista dalla legge 107.
Sul versante dell’edilizia, infine, la ministra ha firmato due decreti che stanziano 3,5 milioni per indagini diagnostiche sui solai e 2 per interventi di miglioramento e adeguamento antisismico, rimettendo in gioco economie di spesa disponibili.
Volontà di dare continuità ai processi di riforma, ascolto e disponibilità nei confronti del mondo della scuola, delle associazioni e delle parti sociali, determinazione nell’investire idee e risorse nel processo di innovazione organizzativa e istituzionale delle scuole: questi gli aspetti di un approccio nuovo che va, certamente, riconosciuto alla responsabile del dicastero più complesso del mondo.
Può, dunque, una rondine fare già primavera?
Il dado non è ancora tratto. Cosa può ancora tendere a realizzare — con l’apporto di tanti e di tutti nel breve periodo di protagonismo di questo governo — la ministra Fedeli?
Innanzitutto, da un lato, provvedere a un’armonizzazione delle parti della legge 107/2015 che valorizzano la funzione propria dei dirigenti scolastici quali responsabili di autonomie e, dall’altro, ad una concreta traduzione dei principi innovativi in essa contenuti: la chiamata diretta degli insegnanti, la triennalità della progettazione formativa, la stabilizzazione degli organici, la valorizzazione del merito degli insegnanti, la libera progettazione dell’organico dell’autonomia, il potenziamento del ruolo dirigenziale — regolativo del dialogo tra i soggetti educativi —, il concreto sostegno all’autonomia delle scuole statali e non statali. Occorre, poi, individuare procedure attuative più chiare ed efficaci relative alla chiamata dei docenti per competenze, alla loro mobilità ed assegnazione agli ambiti ed alle scuole, alla valorizzazione del merito ed avviare un processo di semplificazione delle procedure relative alla trasparenza, alla negoziazione, alla contabilità ed alla sicurezza che faciliti le responsabilità dei dirigenti e delle segreterie scolastiche. Il Miur deve, inoltre, indicare con certezza la data dell’emanazione del bando del concorso per dirigenti scolastici — senza il quale, nel breve periodo, si avrà quasi la metà di scuole statali con un dirigente unico responsabile di due istituti — e dei direttori dei servizi amministrativi. E dialogare con i sindacati e le rappresentanze del mondo della scuola per condividere forme e soluzioni innovative e migliorative della funzione docente da valorizzare nel prossimo rinnovo contrattuale. L’annunciata ed attesa emanazione del III ciclo del Tfa — atteso da molti giovani laureati disposti alla carriera docente — dovrà, ancora, trovare immediata traduzione operativa.
E’ da garantire, infine, da parte del ministero dell’Istruzione, un attento lavoro di accompagnamento e mediazione dell’iter di approvazione delle otto deleghe della legge 107/2015, da concludersi entro la metà di aprile, valorizzando anche le proposte migliorative presentate nel merito dalle associazioni professionali e dalle parti sociali; prendendo in considerazione, inoltre, l’individuazione di uno specifico dispositivo legislativo che consenta l’attuazione della delega sul Testo Unico in materia scolastica — di cui si avverte fortemente la necessità — definendone i tempi di approvazione.
Urgenze e necessità a cui la ministra Fedeli è chiamata ad offrire soluzioni realistiche e condivise, nell’ottica del potenziamento, quanto mai necessario, di un ruolo sempre più ausiliario dell’amministrazione statale a vantaggio dell’autentico protagonismo formativo, progettuale ed organizzativo delle autonomie scolastiche, costituzionalmente riconosciute.