Scena, comizio a Parigi: ultimo incontro di Emmanuel Macron prima delle elezioni in Francia della prossima domenica 23 aprile. Promesse, rilanci, attacchi agli altri candidati e ricette “semplici” come slogan per prendere anche quell’ultima fetta di voti necessaria per battere gli avversari. Ecco, immaginate tutto questo: e poi all’improvviso arriva una proposta, anzi una promessa qualora arriverà all’Eliseo il candidato di En Marche!, che quasi rimane in secondo piano travolta dalle ricette economiche, europeiste e politiche. Sentite cosa ha appena detto Macron a Parigi, «introdurrò di nuovo l’insegnamento del latino perché vogliamo una scuola competitiva». E giù lo scroscio di applausi per il candidato centrista che prova a rilanciare il tema educativo e scolastico in una delle “scuole” europei più in crisi tra le ultime naufraganti riforme dell’Istruzione, forse ancora più fallimentari di quelle già “ambigue” italiane. La “ricetta” di Macron assomiglia molto a quanto rilanciato mesi fa dalla Buona Scuola di Matteo Renzi (stessa età e più o meno stesso inquadramento politico): più merito, più competitività e meno “Stato”. La platea ha gradito, gli applausi sono colati dagli spalti di Parigi Bercy; ma sono tutti d’accordo con l’introduzione del latino dopo anni di scomparsa per via della riforma “suicida” della ministra Najat Vallaud-Belkacem, come hanno commentato molti analisti e professori in Francia negli ultimi anni?



Il Latino e il Greco sono infatti state declassate a materie di complemento, come l’informatica, «Dalle trentasei ore di cui l’insegnamento del latino e del greco beneficiava nei vecchi programmi scolastici a partire dalla cinquième (secondo anno del collège), si passerà a meno di dieci ore, con le due materie cardine del liceo classico inserite in un più generico contenitore dedicato alle “Langues et cultures de l’Antiquité», riportavano le cronache del Foglio lo scorso settembre prima del passaggio effettivo della riforma scolastica. L’attacco alla classicità, secondo Macron, ha reso ancora meno competitiva e qualitatevole la scuola francese: per questo motivo vuole reinserirla se dovesse essere eletto presidente della Repubblica. I problemi rimangono comunque, visto che ad esempio da noi in Italia lo studio del Latino e del Greco rimane parte centrale dei programmi liceali classicisti e scientifici; ma senza un’attenta formazione dei docenti e senza l’attenzione alla metodologia nell’insegnare tali materie, anche la splendida occasione di aumentare la cultura personale del singolo studente rimane una sporadica e utopica modalità di crescita competitiva e di qualità della scuola italiana. Ben venga il Latino, ma ora si attendono anche gli insegnanti “giusti” per poter comunicare non una lingua morta bensì un forma-mentis utile anche e ben oltre la carriera scolastica. E questo serve tanto in Francia quanto in Italia.

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