“Il mondo in cui i giovani inizieranno la loro vita adulta sarà molto diverso da quello che conosciamo oggi”, per questo la loro formazione deve puntare su capacità che ieri non erano adeguatamente valorizzate ed espresse: le soft skills, relative alla formazione del character. A dirlo è Simon J. Steen, presidente di Ecnais, European Council of National Associations of Independent Schools. Il tema delle soft skills e del character è stato recentemente proposto all’attenzione del dibattito italiano dal libro di James J. Heckman e Tim Kauts, Formazione e valutazione del capitale umano (Introduzione di Giorgio Vittadini, il Mulino 2017). Ma per sviluppare appieno queste risorse della persona occorrono autonomia di conduzione e libertà educativa: beni rari nella scuola di oggi, soprattutto quella italiana. “Un Paese che trascura la libertà di educazione finirà nel lungo termine per pagarne il prezzo in termini di talenti sprecati e di capacità cognitive delle nuove generazioni”, spiega Steen al sussidiario.



Simon Steen, che cos’è Ecnais e cosa propone alle associazioni che vi aderiscono? 

Ecnais è un’associazione internazionale non politica e non confessionale, il cui scopo è rappresentare in tutta Europa gli interessi delle associazioni nazionali delle scuole indipendenti dei Paesi europei. Tra i suoi membri vi sono anche organizzazioni di Stati al di fuori dell’Unione Europea, come Islanda, Ucraina, Bielorussia e Turchia.  Fondata nel 1988, da allora Ecnais è divenuta sempre più attiva nel condividere esperienze, competenze e conoscenze attraverso conferenze e seminari annuali per i suoi membri. A Roma abbiamo tenuto una nostra conferenza nel 2004 e nel 2009 il nostro seminario annuale. Inoltre non è meno importante l’azione di lobbying per il riconoscimento e il finanziamento pubblico delle scuole indipendenti a livello europeo”. 



Vada avanti, professor Steen, e ci dica qualcosa in più della vostra proposta e della vostra attività. 

Insieme ad altre organizzazioni europee da tre anni organizziamo nella terza settimana di gennaio un’audizione presso il Parlamento Europeo a Bruxelles sulla libertà di educazione e il diritto dei genitori a una libera scelta della scuola. Abbiamo così reso i membri del Parlamento più consci della lunga storia del settore scolastico indipendente nei vari Paesi europei, evidenziando l’arricchimento culturale per la società civile quando la legislazione nazionale dà spazio all’approccio alternativo rappresentato dalle scuole indipendenti fondate su precisi valori. Queste scuole danno forma al concetto europeo di pluralismo e riflettono la diversità che esiste all’interno della società civile.



Che giudizio dà sullo stato della libertà di educazione in Europa?

Il diritto all’educazione, la libertà di scelta dei genitori e la libertà di costituire scuole basate sulla libera scelta di idee religiose, filosofiche o pedagogiche sono valori europei ben noti, menzionati come diritti fondamentali dei cittadini nel trattato di Lisbona, inseriti nell’articolo 14 della Carta Europea dei Diritti Fondamentali. L’articolo 2 del primo protocollo della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo recita: “Il diritto all’istruzione non può essere rifiutato a nessuno. Lo Stato, nell’esercizio delle funzioni che assume nel campo dell’educazione e dell’insegnamento, deve rispettare il diritto dei genitori di provvedere a tale educazione e a tale insegnamento secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche”. I sistemi scolastici nazionali possono essere “letti” solo come il risultato di un lungo processo culturale-storico, in molti casi strettamente connesso con il sorgere e lo sviluppo dello Stato nazionale. Per questa ragione in diversi Paesi il diritto dei genitori di costituire e scegliere una scuola indipendente (non statale) è inserito nella Costituzione, ma legislazione e regolamenti sulle scuole indipendenti rimangono diversi nei vari Paesi. Belgio, Danimarca e Olanda sono esempi di Paesi in cui è garantita costituzionalmente la libertà di educazione e la libertà della scelta scolastica dei genitori, insieme al finanziamento pubblico delle scuole indipendenti. In altri Paesi vige invece una libertà parziale e un parziale finanziamento pubblico per le scuole indipendenti. Un Paese che trascura la libertà di educazione finirà nel lungo termine per pagarne il prezzo in termini di talenti sprecati e di capacità cognitive delle nuove generazioni. E’ importante rendersi conto che non solo le scuole indipendenti, ma anche le scuole pubbliche hanno bisogno di un certo grado di autonomia per educare le nuove generazioni nel modo migliore possibile per il futuro che dovranno affrontare.

Che impressione ha ricevuto dalle scuole paritarie italiane visitate in occasione del convegno di quest’anno, svolto a Roma?

I partecipanti alla conferenza di Roma (110 provenienti da 14 Paesi) hanno visitato alcune scuole indipendenti di Roma e sono tornati entusiasti, definendo queste visite una esperienza molto significativa. In particolare hanno colpito l’atmosfera aperta delle scuole, il modo in cui si pone attenzione allo sviluppo delle competenze relazionali (soft skill) degli studenti e il rapporto positivo tra bambini, insegnanti e genitori. Nella scuola che ho visitato personalmente, gli studenti hanno avuto un ruolo attivo nella visita, che hanno guidato parlando inglese, e questa è stata per loro una buona occasione per mettere in pratica le loro competenze relazionali.

Perché quest’anno avete puntato col vostro convegno sul tema delle soft skill?

Ci stiamo sempre più rendendo conto che il mondo in cui i giovani inizieranno la loro vita adulta sarà molto diverso da quello che conosciamo oggi, perché sono in atto molti rapidi cambiamenti, sociali, tecnologici ed economici. Centri studi e istituti di ricerca nazionali e internazionali di diversa origine sottolineano la necessità di preparare per tempo la nuova generazione ad un futuro in parte sconosciuto. E’ necessario che le scuole indipendenti rimangano fedeli alla loro natura imprenditoriale e innovativa, focalizzate fortemente sul valore aggiunto che vogliono e possono offrire ai loro studenti e genitori. Anche se in molti Paesi europei, come l’Italia, soffrono di un insufficiente supporto dello Stato. Il valore della loro proposta educativa è basato sulla stimolante filosofia della libertà di scelta scolastica dei genitori e su una visione motivante dell’autonomia e della comunità scolastica. Ecnais condivide con la sua consociata italiana, Cdo Foe, la forte convinzione che l’attenzione delle scuole indipendenti italiane per le soft skill possa dimostrare la capacità dell’autonomia di promuovere un sistema educativo in grado di rispondere ai bisogni umani e culturali degli studenti. E’ quindi molto importante ampliare lo spazio per un’effettiva autonomia scolastica, dimostrando che le scuole indipendenti sono più capaci di contribuire allo sviluppo sociale ed economico in Italia e in Europa.

A che punto sono, su questo tema, le scuole “indipendenti” che aderiscono alle associazioni che fanno parte di Ecnais?

I rappresentanti di Italia, Ucraina, Spagna, Olanda, Danimarca e Bulgaria hanno dato una viva testimonianza delle pratiche innovative e di implementazione delle soft skill nelle loro scuole, associazioni o Paesi. Durante le visite alle scuole del secondo giorno della conferenza, abbiamo potuto confrontare le loro esperienze e vedute con quelle dei loro colleghi italiani. Le soft skill citate più frequentemente sono state: capacità di risolvere problemi, creatività, cooperazione con gli altri e competenza nell’Ict. L’empatia è stata citata come la capacità sociale più necessaria per poter agire come cittadini attivi e responsabili. Vi è una forte intenzione di continuare all’interno della rete Ecnais lo scambio di esperienze, competenze e informazioni sulle soft skill in campo educativo.

Quali sono, a suo parere, i Paesi in cui ci sono scuole con le migliori pratiche a livello di soft skill? 

Non posso dare una risposta generale a questa domanda, posso solo riferirmi alle stimolanti presentazioni dei rappresentanti delle scuole indipendenti dei sei Paesi già citati. Queste presentazioni, con gli esempi di come l’attenzione alle soft skill e il loro esercizio siano parte della vita quotidiana della scuola, sono pubblicate nel nostro sito.   

Ci può indicare i punti che ritiene più importanti venuti fuori dai lavori del vostro recente convegno? 

Già durante la preparazione della conferenza mi sono reso conto del forte rapporto che c’è tra soft skill, la formazione della persona e lo sviluppo del carattere. Durante l’apertura ufficiale ho citato il premio Nobel Rita Levi Montalcini, che considerava dedizione, sicurezza di sé, serenità e coraggio i quattro tratti caratteriali necessari per superare ogni problema nella vita. Sono rimasto colpito dalla passione dei partecipanti, soprattutto dei presidi e insegnanti, che sentivano un forte impegno a contribuire allo sviluppo delle capacità sociali e comportamentali degli studenti e desiderosi di scambiare le proprie esperienze.

Quali sono le prospettive di Ecnais dopo il recente convegno di Roma? 

Come detto, vi è la forte intenzione di continuare lo scambio di esperienze e informazioni. Il prossimo evento Ecnais sarà il seminario annuale con tema l’inclusione nell’educazione e si terrà a Praga dal 23 al 25 novembre. La prossima conferenza annuale sarà invece a Kiev dal 19 al 21 aprile 2018.