Ero nell’Aula Aldo Moro del Parlamento, il 12 maggio, per una conferenza sul cyberbullismo. Il tema che ho trattato riguardava le leggi europee ed americane sul cyberbullismo. Presenti gli onorevoli Paolo Beni e Mario Marazziti della Commissione Giustizia e Affari istituzionali, che sottolineavano l’urgenza di garantire un rapido iter alla proposta di legge, prima dell’inizio del nuovo anno scolastico 2017/18, evitando un vuoto legislativo ancora da colmare.
E così è stato: il 17 maggio la Camera ha approvato in quarta lettura e in via definitiva la legge contenente “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”.
La prima firmataria del testo è stata la senatrice Elena Ferrara, ex docente di una vittima di cyberbullismo: Carolina Picchio, morta suicida a 14 anni, alla quale la Presidente della Camera Boldrini ha dedicato la legge: in aula era presente anche il padre di Carolina.
La legge appronta per i minori “apposite azioni a carattere preventivo”. Stando alla norma, il cyber bullismo è definito come “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, furto di identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione dei dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica”.
La legge dispone che il minore ultraquattordicenne o il genitore possano chiedere al gestore del sito internet o del social media, l’oscuramento, la rimozione, il blocco di qualsiasi dato personale del minore, così come dei contenuti diffusi in rete. Se entro 48 ore il gestore non provvede all’esecuzione della richiesta, è possibile rivolgersi al Garante della Privacy, che deve intervenire entro le 48 ore dal ricevimento della richiesta stessa. E’ previsto l’ammonimento da parte del Questore.
Entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge verrà istituito un tavolo tecnico e saranno elaborate le linee guida, anche con la collaborazione della Polizia postale. Ogni scuola avrà un proprio docente referente, che potrà avvalersi della collaborazione delle forze di Polizia e delle associazioni esperte nel settore.
Risulta quindi evidente che proprio la scuola, intesa come agenzia formativa, svolgerà un ruolo essenziale per l’attuazione delle finalità della nuova legge.
Oggi non è possibile pensare a un mondo senza rete. Per questo dobbiamo essere consapevoli che la sicurezza in rete non dipende solo dalla tecnologia adottata, ma dalla responsabilità relazionale, anche nella dimensione virtuale. In un tempo di permissivismo esagerato, di narcisismo, individualismo, relativismo, politeismo dei valori, indebolimento dell’etica, la net-generation deve saper declinare la responsabilità relazionale anche nell’ambiente web, nella connessione, che costituisce l’ambiente a cui i giovani si sono darwinianamente adattati. Un dato statistico da non trascurare è il seguente: in Europa si suicida per cyberbullismo un ragazzo di età compresa tra i 14 e i 18 anni ogni 8 ore. Dobbiamo essere fieri che anche l’Italia abbia una legge per il contrasto di tale fenomeno. Urge ora recuperare il valore dell’empatia, dell’intelligenza emotiva, dell’educazione ai sentimenti e del rispetto.