Ecatombe al concorso per elementari e materne: quasi quattromila aspiranti maestri di ruolo sono stati bocciati. In palio c’erano 1.027 posti, quindi uno su tre poteva farcela. Ma solo 826 sono stati ammessi all’orale: ben 2.493 sono stati bocciati al concorso per la primaria in Emilia Romagna. Una falcidia dopo quella degli aspiranti docenti di latino. In questo caso però i numeri degli esaminandi erano maggiori. Non è andata meglio neppure al concorso per la scuola d’infanzia statale: solo 448 candidati hanno superato le prove scritte su 2.701, cioè il 16,5%. Delusione e rabbia sui social dopo la pubblicazione dei risultati, che preoccupano l’ufficio scolastico regionale. Mettono, infatti, in discussione la preparazione dei futuri insegnanti e il meccanismo di un concorso che non arriva a coprire i posti disponibili.



Il grido d’allarme è stato lanciato dal direttore Stefano Versari: «Al concorso per l’infanzia il livello culturale dei candidati era basso, negli altri i commissari hanno rilevato una profonda competenza culturale ma uno scarso livello di preparazione di natura didattica». I candidati, che hanno 35 anni di età media, sono pronti dal punto di vista teorico, ma non in grado di tradurre quanto studiato sui libri. Molti poi sono scivolati sulla grammatica: «Purtroppo abbiamo visto anche questo nelle correzioni, c’era da mettersi le mani nei capelli», ha dichiarato Emilio Porcaro,  presidente coordinatore delle commissioni al concorso per la materna, come riportato da Repubblica.



Risposte superficiali, banali o troppo teoriche e allora l’interrogativo sorge spontaneo: come si stanno formando i futuri insegnanti a livello universitario? «Un tempo uscivano dai vecchi istituti magistrali, magari non solidi sulla teoria ma più preparati a insegnare. Ora siamo passati a una formazione eccessivamente tecnica e disciplinare. Ancora non abbiamo centrato l’obiettivo», ha aggiunto Versari. Seppur farraginoso, il meccanismo non è il problema: «I bocciati non avevano le competenze fondamentali. Per entrare in una scuola ci vuole mestiere nel senso più alto del termine».

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