Scrivo le righe che seguono tutte d’un fiato, quello tra la correzione di un compito e una relazione finale: sette classi, tra cui una quinta, sono sempre più impegnative. Che strano, l’anno scolastico! Si inizia carichi di desiderio e di proposte, si inizia a conoscere gli alunni e anche i colleghi nuovi (in qualche caso anche il nuovo dirigente scolastico), a ottobre si pensa un percorso per le classi, ma ancora mancano tanti docenti. Poi a novembre già le prime verifiche e a fine mese… grande battuta d’arresto: c’è l’occupazione di rito delle scuole superiori. Si riparte a dicembre, ma tutta l’attesa è ormai per le quasi tre settimane delle vacanze di Natale. Al rientro abbiamo un nuovo ministro dell’Istruzione e il Parlamento si appresta a concludere i lavori sulle nove (pesanti) deleghe poste dalla legge 107, di cui solo otto saranno esercitate dal Governo con l’approvazione, a inizio aprile, di altrettanti decreti delegati concernenti: il sistema di formazione iniziale e accesso all’insegnamento nella scuola secondaria, la promozione dell’inclusione scolastica delle studentesse e degli studenti con disabilità, la revisione dei percorsi dell’istruzione professionale, l’istruzione da 0 a 6 anni, il diritto allo studio, la promozione e diffusione della cultura umanistica, il riordino della normativa delle scuole italiane all’estero, l’adeguamento della normativa in materia di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti e degli esami di Stato.
I ragazzi sembrano aver dimenticato tutto e gennaio è come settembre, anche se per molti “ormai il primo quadrimestre è andato, al secondo se ne parla”. Sempre più colleghi chiedono notizie sull’obbligatorietà dell’aggiornamento e sul Piano nazionale di formazione: le 125 ore sono obbligatorie? Il patto di formazione con il dirigente si deve già fare? La piattaforma Sofia con le proposte formative si aprirà solo dopo metà maggio…
Comunque esplode l’aggiornamento e nel frattempo la scuola è investita, a fine febbraio, dal riavvio — dopo ben due anni di fermo — dei Pon. I dirigenti devono reperire dati per rispondere al questionario Invalsi con cui devono rendicontare su aspetti di ogni sorta: dal personale ai progetti, dal fondo di istituto agli alunni, dal rapporto con le famiglie al numero di laboratori, ecc. Ma una questione più spinosa si profila per loro: la scelta dei criteri per la chiamata diretta dei docenti. Tra un’ora e l’altra del quotidiano vivere saltano fuori tante storie: a secondo quadrimestre inoltrato si iniziano veramente a conoscere gli alunni, la complessità delle circostanze in cui alcuni di loro si trovano, saltano tutti i “programmi”. Grazie a Dio. Tra marzo e maggio finalmente i gruppi misti Asl-scuola dei casi con disabilità. Aprile fugge via tra un ponte e l’altro e dal 2 maggio accade qualcosa di veramente strano: la scuola sta per finire eppure si avviano progetti, uscite, viaggio di istruzione, altri corsi di aggiornamento. Tra interrogazioni, compiti e relazioni finali, documento del 15 maggio, cene, spettacoli, nave della legalità, convegni, prove Invalsi, qualche scuola fa anche le prove parallele per la certificazione di competenze!
D’altra parte entro giugno bisogna rivedere il Piano di miglioramento e il Rav! Parte anche… il Piano di formazione della scuola. Il mio ambito territoriale avvia due corsi dei 35 previsti da qui… al 30 settembre! Nell’attesa che il Governo metta mano alla nona delega che riguarda la revisione del Testo Unico della scuola, ormai governata da un dedalo di leggi, regolamenti attuativi, linee guida, note e circolari ministeriali e chi più ne ha più ne metta, mi sorge questa domanda, anzi un invito che pongo a me stessa innanzi tutto: in tutto questo, riusciamo a guardare i ragazzi? Il loro percorso? E soprattutto a cosa veramente daremo valore in questi scrutini che piombano tra qualche giorno?