Per la seconda prova della maturità 2017, gli studenti del Liceo classico si sono trovati di fronte a un brano di Seneca, “Valore della filosofia”, tratto dall’Epistola 70 (Epistulae Morale ad Lucilium). Maria Rosato, docente di ruolo al Liceo “Simone Weil” di Treviglio (BG), ci spiega che “il testo risulta di facile interpretazione, nonostante parli di filosofia: si nota proprio l’approccio pedagogico del maestro che ama la chiarezza lessicale. Da un punto di vista lessicale gli studenti non devono farsi ingannare da derigo per dirigo, nausia per nausea. Utili per la comprensione del testo invece i parallelismi concettuali e lessicali”. Di seguito il testo della traduzione di Maria Rosato.
“La filosofia non è un’occupazione per il popolo e non è neppure disposta a mettersi in mostra; non riguarda le parole ma la sostanza. Non si adopera in questo, cioè nel far sì che la giornata trascorra tra qualche diletto o per sottrarre disgusto all’ozio: modella ed edifica l’animo, regola la vita e l’agire, mostra ciò che è da fare e ciò che è da tralasciare, siede al timone e guida il corso della vita attraverso i pericoli delle situazioni incerte. Senza la filosofia nessuno può vivere con coraggio, nessuno nella sicurezza; in ogni ora accadono incalcolabili situazioni che richiedono una decisione e ciò deve essere fatto rivolgendosi alla filosofia. Qualcuno direbbe: “A cosa giova la filosofia se esiste il fato? A cosa se c’è un dio che governa? A che giova se governa il caso? Infatti non è possibile né modificare le situazioni certe né predisporre alcunché contro quelle incerte, ma o un dio si è impadronito della mia decisione o ha stabilito ciò che dovessi fare, o la sorte non lascia nulla alla mia decisione”. Qualunque idea fosse vera tra queste, o Lucilio, o se lo fossero tutte, bisogna dedicarsi alla filosofia; sia che il destino inesorabilmente ci vincoli, sia che un dio quale arbitro dell’universo disponga ogni cosa, se il caso metta in moto e agiti le vicende umane senza ordine, la filosofia deve proteggerci. La filosofia ci inviterà a disporci di buon grado nei confronti del dio e con fierezza nei confronti della sorte; ci insegnerà a seguire il dio e a sopportare il caso”.
Di seguito riportiamo il brano di Seneca oggetto della versione di latino della seconda prova della maturità 2017 per il Liceo classico. “Non est philosophia populare artificium nec ostentationi paratum; non in verbis sed in rebus est. Nec in hoc adhibetur, ut cum aliqua oblectatione consumatur dies, ut dematur otio nausia: animum format et fabricat, vitam disponit, actiones regit, agenda et omittenda demonstrat, sedet ad gubernaculum et per ancipitia fluctuantium derigit cursum. Sine hac nemo intrepide potest vivere, nemo secure; innumerabilia accidunt singulis horis quae consilium exigant, quod ab hac petendum est. Dicet aliquis, ‘Quid mihi prodest philosophia, si fatum est? Quid prodest, si deus rector est? Quid prodest, si casus imperat? Nam et mutari certa non possunt et nihil praeparari potest adversus incerta, sed aut consilium meum occupavit deus decrevitque quid facerem, aut consilio meo nihil fortuna permittit.’ Quidquid est ex his, Lucili, vel si omnia haec sunt, philosophandum est; sive nos inexorabili lege fata constringunt, sive arbiter deus universi cuncta disposuit, sive casus res humanas sine ordine impellit et iactat, philosophia nos tueri debet. Haec adhortabitur ut deo libenter pareamus, ut fortunae contumaciter; haec docebit ut deum sequaris, feras casum”.