Quando scorrono le immagini quotidiane dei migranti sbarcati e accolti sulle coste dell’Italia del Sud, quante volte è capitato di pensare: “Chissà magari quel volto è di uno studente di ingegneria o di medicina…”. Lo pensiamo perché siamo certi che almeno in qualche caso è vero. Un’università del Sud – come la “Aldo Moro” di Bari – non poteva eludere la realtà degli studenti rifugiati: come terreno di studio e come laboratorio di nuovi servizi per l’apprendimento. Fausta Scardigno – la sociologa cui il rettore Antonio Felice Uricchio ha affidato il Centro per l’Apprendimento Permanente di Uniba – viene subito al dunque con un caso: “Al nostro Centro si è presentata Sophia, una giovane migrante yemenita. Ci ha detto che aveva seguito corsi di formazione superiore nel suo paese. L’abbiamo verificato, il suo percorso è stato riconosciuto, ha potuto proseguire gli studi a Uniba presso il biennio specialistico di mediazione linguistica grazie a una borsa di studio del ministero dell’Interno. E’ una risorsa recuperata e pienamente valorizzata, oggi impegnata nella valorizzazione di altri migranti di cui sarebbe un errore ignorare e sprecare le competenze”.  Ma è di appena due giorni fa, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, il raggiungimento di un altro traguardo educativo importante: Uniba è stata la prima università a riconoscere, grazie ad un Protocollo di intesa con l’Assessorato per il Diritto allo studio e alla Formazione Professionale della Regione Puglia, le prime due qualifiche professionali a due utenti rifugiati che si sono rivolti al CAP Uniba per la certificazione delle loro competenze professionali.



Nel frattempo altri nove talenti migranti titolari di asilo politico hanno potuto beneficiare di borse di studio del Crui, frequentando presso Uniba nell’anno accademico 2016/2017 corsi di laurea triennali, magistrali e di dottorato. Questo grazie alla cooperazione con il ministero dell’Interno e con l’Adisu. E’ un’esperienza per la quale il Cap di Uniba ha appena ricevuto il riconoscimento di “storia di successo” dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. la prima best practice raccolta tra i 9 Paesi europei partecipanti al progetto Skills2Work (Belgio, Ungheria, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Repubblica Slovacca, Slovenia, Spagna e Regno Unito).



“In questo momento – sottolinea la professoressa Scardigno – Cap Uniba è il solo centro universitario italiano per il life-long learning in grado di riconoscere titoli di studio di livello sia superiore che universitario e di validare le soft skills dei rifugiati. Partiamo sempre dall’accreditamento dei percorsi formativi nei paesi d’origine, ma nella nostra mission di consolidamento dei valori culturali come risorsa strategica per l’umanità rientra anche la validazione delle esperienze di lavoro acquisite nel passato dai rifugiati”.



E’ un cammino di crescita, quello del Cap, maturato fin dal 2013 come spin-off del progetto “Work for you” con il sostegno FEI. Un team multietnico e multidisciplinare di oltre 90 professionisti (mediatori, tutori, etc) ha consentito di offrire a oltre 400 persone 9mila ore di career counseling individuale e di gruppo. L’obiettivo – inizialmente orientato a cittadini di oaesi sviluppati – ha fatto leva sul test di 102 percorsi di certificazione di soft skill acquisite nei paesi d’origine sia in modo formale che informale. Da qui, nel febbraio 2016, Cap ha innestato un a piattaforma specificamente orientata a persone provenienti da paesi in situazione di conflitto (Siria, Afghanistan, Pakistan, Yemen, Eritrea, etc). Ha preso così forma al Cap un ampio ventaglio di strumenti e servizi: prioritario l’aggancio con la Refugees Welcome Map – una rete creata fra 850 università di 47 paesi attraverso la Association of European Universities. Cap Migrant Talent *(link)* è un data-base di risorse umane ed eredità culturali che include le differenti competenze professionali degli utenti rispetto alla loro età. Attraverso ricerche etnografiche e la raccolta di *story-lifes* e differenti competenze, il Cap si propone dunque come “sportello intelligente” al quale il migrante può misurare in modo efficace le proprie *soft skills*.

L’impegno sul fronte linguistico è garantito dal programma StraUniba e quattro sono. E quattro sono i laboratori strutturati dal Cap: Welcome & mentoring, Etnographic reserach, Business creation (BaLab – Centro multifunzionale Uniba), e Valutazione dei talenti e soft skills dei rifugiati. E dallo sviluppo delle azioni del Cap a favore dei giovani rifugiati è germinato anche uno *Short Master* per la formazione di nuovi professionisti dell’integrazione.