“Per educare i giovani ci vuole un villaggio”. Il proverbio africano, ripreso da Papa Francesco, ben aiuta a capire e ad affrontare l’emergenza educativa odierna attraverso quella che è la grande idea della “scuola aperta” alla/e comunità, che in gergo chiamiamo “rapporto con il territorio”. 



Le scuole pubbliche vengono percepite e tendono a farsi percepire come un mero servizio dell’amministrazione. Lo aveva ben capito il socioburologo Michel Crozier per il quale ogni sistema burocratico, anche non volendo, incarna il desiderio “di amministrare gli uomini come fossero cose”. A ben vedere l’origine delle scuole pubbliche è radicata anche e soprattutto in quello che oggi chiamiamo welfare di comunità. Bisognerebbe rileggere quanto scritto sul muro esterno di una scuola dell’infanzia di Reggio Emilia, non appena fu aperta e ricostruita nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale: “Uomini e donne insieme abbiamo costruito i muri di questa scuola perché la volevamo nuova e diversa per i nostri bambini”. Questo messaggio forte e provocatorio per i nostri giorni fa capire quanto la scuola è un’istituzione della società civile, un bene pubblico al servizio della persona e delle comunità.



E’ per questo che una scuola statale periferica di Milano, l’I.C. “Via Pareto”, sta lavorando ad un “Patto educativo territoriale” con l’intento di coinvolgere tutti i soggetti sociali nella gestione e nella formulazione di proposte educative e didattiche. Il Patto attribuisce un’importanza strategica alla missione della scuola contestualizzata alla comunità dove si opera. In  questo caso scuola, municipio, associazione dei genitori, associazioni sportive e culturali, università, fondazioni come Save The Cildren e imprese come NaturaSì e Kia Motors progettano insieme interventi sinergici con l’intento di riqualificare, ristrutturare e ampliare il giardino e gli spazi interni esterni, facciata compresa, di un plesso scolastico periferico, quale quello di Via Sapri, 50. 



L’intervento triennale di Kia Motors mirerà a riqualificare il giardino, ridisegnandolo in funzione educativa: la creazione di una classe all’aperto, di uno spazio agorà con materiali naturali, la rivisitazione delle fioriere all’ingresso principale e la piantumazione di una siepe laterale saranno oggetto di interventi specifici in collaborazione con i dipendenti stessi della società coreana anche durante giornate di volontariato dedicate.

NaturaSì consoliderà il suo apporto donando sementi biologiche e curerà la progettazione e l’ampliamento dell’orto. Save The Children si occuperà della facciata con un’azione ad hoc facendo partecipare alla progettazione e alla sua realizzazione gli alunni stessi. Il settore dedicato al verde pubblico del Comune si impegnerà a coordinarsi con i vari interventi per armonizzarli agendo in modo complementare. 

Il lavoro prevederà anche iniziative territoriali comuni, come Green City e rassegne musicali all’aperto, dove tutti i partners, pubblici e privati, saranno coinvolti. La scuola “è il cuore pulsante del quartiere” affermava l’allora cardinal Jorge Mario Bergoglio in un testo profondissimo come “Educazione”. L’intento del Patto educativo territoriale è quello, di fatto, di unire più soggetti in un’opera civile di interesse pubblico dove il prendersi cura, lo “I care” di don Milani, si traduce nel chinarsi su un pezzo di territorio ai margini della città riqualificandolo per il bene di tutti. 

La scuola, infatti, “contribuisce attivamente a stabilire vincoli, a creare identità, a valorizzare gli spazi condivisi; mette in relazione le famiglie tra loro e con gli anziani della comunità locale, con le istituzioni su cui si fonda la vita della città. Costituisce, infine, un punto di riferimento imprescindibile per moltissime famiglie. L’importante è che la scuola sia ben inserita nella propria realtà e non un’entità sradicata e focalizzata sulle proprie problematiche interne” (J.M. Bergoglio, “Educazione” pag. 20-21).