Sabato 27 gennaio a Milano nella sede dell’Università Cattolica si parlerà di un libro di Luigi Giussani: Il rischio educativo. Perché vale la pena fare oggi un convegno su un libro pubblicato quarant’anni fa? Perché tremila persone tra coloro che seguono in collegamento in Italia e all’estero si trovano insieme per capire come si declina oggi quanto detto in questo e non in un altro libro?
Prima di tutto occorre dire che l’educazione è sentita come la questione decisiva sia dai genitori e da chi ha a che fare con la scuola, sia da tanti che non hanno un impegno educativo. Anche se ci si attesta su aspetti disciplinari, didattici, legali, manageriali e psicologici, tutti intuiscono che la chiave per fare crescere un ragazzo, una ragazza, riguarda in realtà l’idea, la consapevolezza e l’esperienza che si hanno di cosa sia veramente educare. Ma siamo anche consapevoli di essere fragili sulla questione educativa decisiva: per sapere come introdurre alla vita occorre sapere cosa è veramente la vita. Il livello del significato ultimo del reale decide sul resto. Ma è proprio lì che siamo persi. Come diceva bene l’autore, metodo e contenuto coincidono. Dunque la debolezza sul primo svela una mancanza sull’altro.
Ed ecco questo libro. Un libro geniale, scritto come riflessione sistematica da un uomo che nel momento in cui scrive ha già un’esperienza di educatore, di autentico leader, da ormai tre decenni. I primi dieci vissuti in luoghi diversi come la realtà degli scout, il confessionale, diverse associazioni studentesche. Quindi, da metà degli anni Cinquanta a metà degli anni Sessanta, come un fiume in piena prima in un liceo statale di Milano e dopo anche in tanti altri attorno, dove, vivendo accanto ai liceali, scopre un metodo di proposta educativa per migliaia di giovani. Infine, negli anni attorno al ’68 e a seguire, in università e insieme a giovani adulti, dove matura la sua riflessione su quanto sta accadendo attorno alla sua persona come frutto dell’operato educativo, che ormai sta generando un popolo.
Lui stesso impara da ciò che vede nascere e maturare, che storicamente si chiama Comunione e Liberazione, ma che ha un riverbero che raggiunge tanti altri. Dopo la stesura di questo libro don Giussani diventerà un personaggio conosciuto in tutta Italia e nel mondo, all’interno della Chiesa cattolica come in altre confessioni cristiane e anche nel mondo laico. Un genio educativo per tanti giovani e adulti nell’ampio arco di tempo di sessant’anni. Ma che ha lasciato tracce forti, visibili anche oggi, anni dopo la sua scomparsa.
Come mai proprio oggi, in un tempo di cambiamento dei parametri della nostra civiltà e del mondo intero, si sente questo libro come molto pertinente, anzi più che mai profetico? In realtà Il rischio educativo, oltre a trattare questioni perenni, affronta una questione su cui ci eravamo arenati da molti secoli: il rapporto tra verità e libertà. Ratzinger l’ha capito, come l’ha capito don Julián Carrón, uno dei relatori del convegno del prossimo sabato. Giussani è un uomo nella cui persona la Chiesa ha saputo interagire col moderno, abbracciando con totale libertà quanto di esso è buono e rifiutando decisamente ciò che di perverso vive in esso. Un discernimento epocale, come quello che fecero i Padri della Chiesa con la cultura greca e con quella romana. Giussani capisce come la questione decisiva per una proposta educativa oggi sia la libertà. La libertà di chi genera e la libertà di chi si lascia generare al significato.
Libertà, faccenda modernissima. Oggi occorre parlare di verità, nel nostro contesto storico, in cui il problema del significato ultimo del reale è quanto mai sbiadito ed evanescente. È vero che alcune declinazioni e accenti secondari del libro, come il tema del dialogo con una mentalità fortemente ideologica, soprattutto marxista, sono tramontati. Oggi di ideologie, anzi di idee forti, non ce ne sono più. Oggi sembra prevalere il sentimento, la reazione automatica, come dice l’autore altrove (capitolo III de Il senso religioso). Ma proprio il mondo dei sentimenti e di quell’affettività così decisiva nell’approccio a ogni cosa nelle attuali generazioni è uno dei punti forti di Giussani.
Infine, sono contento che tra i relatori che presentano questo libro si trovino persone che stanno realmente educando tanti giovani. Migliaia di educatori con un serio impegno personale e comunitario verranno al convegno con domande, cercando indizi riguardo alla strada, pronti a raccogliere sfide. Siamo carichi di attesa.