Il 18 ottobre si è svolta in diverse sedi regionali la prova scritta del concorso nazionale per dirigenti scolastici. Le province autonome di Trento e Bolzano e la Valle d’Aosta hanno bandito i propri concorsi, mentre i candidati della Sardegna, purtroppo a causa di condizioni atmosferiche avverse che hanno costretto alla chiusura delle scuole, sono ancora in attesa di fare la prova.
Che il vento e il clima fossero poco propizi al concorso lo si era già capito anche nei polverosi uffici del Miur di Roma quando, prima il 9 e poi il 17 ottobre, con le pronunce del Tar del Lazio e del Consiglio di Stato, il ministero è stato costretto ad ammettere in via cautelare diversi ricorsisti alla prova scritta. Non sono quindi mancati anche questa volta problemi organizzativi e ricorsi al Tar. Purtroppo bisogna ricordare amaramente che il concorso del 2011, organizzato su base regionale, è stato decisamente peggiore. Ancora si attende la pronuncia definitiva degli organi giudiziari competenti su alcuni ricorsi per sapere se qualche concorrente del 2011 potrà finalmente diventare dirigente.
Nemmeno nel 2004 erano mancati i problemi, tanto che il governo Renzi ha dovuto metterci una pezza infilando tra i commi della legge 107/2015 le procedure straordinarie per reclutare alcuni concorrenti di quel concorso. E già che ci siamo, non dimentichiamo il poco noto concorso per dirigenti tecnici che si è svolto tra il 2008 e il 2013. Cinque anni per assumere circa 160 dirigenti! Meno della metà del reale fabbisogno.
Per l’attuale concorso, visti i precedenti esiti, era stato deciso che avrebbe dovuto pensarci, almeno in parte, la Scuola superiore di pubblica amministrazione. Ma niente da fare, il Miur ha deciso nuovamente che poteva gestire tutto da solo. Questa volta però con l’aiuto dell’informatica. E quindi, con tre anni di ritardo sulla scadenza prevista del 2014, a fine 2017 è uscito il bando: prova preselettiva, scritto, orale, corso di formazione, nuovo esame scritto, nuovo orale, valutazione titoli e graduatoria. Una selezione lunga e impegnativa ma che almeno dovrebbe garantire la preparazione dei candidati.
Qualcosa fin da subito però è cominciato ad andare storto. In alcune scuole dove si è svolta la prova preselettiva del 23 luglio i computer hanno avuto dei blackout e i concorrenti si sono visti sparire d’incanto la schermata su cui stavano rispondendo ai test. Altri concorrenti pensando bene che il loro punteggio, di almeno 60, fosse comunque da considerarsi sufficiente, anche se inferiore al minimo punteggio utile, ovvero 71,70, hanno fatto ugualmente ricorso. La decisione finale del 17 ottobre è stata: si ammettano i ricorsisti allo scritto in via cautelare. Anche il 18 ottobre alcuni candidati hanno segnalato il malfunzionamento delle tastiere dei pc utilizzati. In alcuni casi hanno dovuto digitare più volte il testo dell’elaborato o hanno dovuto richiedere la sostituzione delle tastiere stesse poiché qualche tasto risultava bloccato. Talvolta, non è stato possibile procedere alla scrittura per un certo periodo di tempo e fino al ripristino delle funzioni del software. Infine in molte sedi c’è stato il caso dei “codici”. Dimenticando quanto era già avvenuto sette anni prima, e cioè esattamente lo stesso identico problema, anche questa volta non erano state emanate chiare indicazioni su quali potessero essere i codici ammessi ovvero le norme consultabili. Panico nelle aule d’esame: alcuni Usr decidono di far ritirare i codici incriminati, altri di farli comunque usare, altri di far pinzare le parti ritenute inutilizzabili, il tutto dopo accese discussioni che hanno provocato ritardi anche di un’ora dall’inizio della prova fissato per le 10 in tutta Italia. Le case editrici hanno infatti già manifestato al ministero il loro disappunto. Sembra che il materiale per i ricorsi sia nuovamente garantito.
Dato che l’organizzazione non è stata delle migliori vediamo se riusciamo a consolarci con gli aspetti contenutistici. In 150 minuti i candidati hanno dovuto rispondere a 5 quesiti a risposta aperta sugli argomenti indicati nel bando e a 2 quesiti a risposta chiusa, nella lingua straniera prescelta dal candidato, ognuno di questi formato da cinque domande a risposta chiusa. Sicuramente la difficoltà principale è stata il poco tempo a disposizione per quesiti tutto sommato abbastanza ampi. Verrà forse premiata la competenza nel cogliere l’essenza in poche righe e nel saper collegare i concetti in modo sicuro e pertinente.
A conti fatti la prova scritta ha cercato di selezionare un dirigente dal profilo proiettato più verso il leader educativo che il manager amministrativo. La scelta è stata ragionevole dato che i candidati, per quanto riguarda la loro capacità mnemonica, erano stati già selezionati con la prova preselettiva, in cui molte domande vertevano su commi e procedure spesso poco utilizzate nel lavoro quotidiano dei dirigenti. L’idea di leader educativo che è emersa dallo scritto è stata inquadrata sempre all’interno delle norme di legge e delle responsabilità dirigenziali. I cinque quesiti erano i seguenti:
Il candidato evidenzi, in relazione al quadro normativo di riferimento ed alle responsabilità dirigenziali, le principali azioni del dirigente scolastico nella situazione e nel contesto professionale di seguito descritti:
1. Coordinamento delle attività degli Organi Collegiali nell’elaborazione, attuazione e Monitoraggio del Ptof;
2. In un istituto superiore caratterizzato da elevato tasso di assenteismo e ritardi degli alunni, nonostante i ripetuti richiami alle famiglie, quali strumenti può utilizzare il dirigente scolastico?
3. Procedure per l’individuazione di personale esperto sia interno che esterno all’istituto per la realizzazione di progetti di ampliamento dell’offerta formativa;
4. Attivazione di specifiche strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione, rilevati nell’ambito del processo di Valutazione degli alunni del primo ciclo;
5. Raccordo tra attuazione Ptof e gestione amministrativo-contabile dell’istituzione scolastica autonoma.
Purtroppo la realtà della dirigenza scolastica è troppo spesso un’altra cosa.
Sarebbe veramente un bel lavoro se i quesiti rispecchiassero davvero quello che nel concreto della loro professione i dirigenti sono chiamati a fare. Come ha ben dimostrato Massimo Cerulo nel suo studio etnografico Gli equilibristi. La vita quotidiana del dirigente scolastico, i dirigenti sono molto manager e poco educativi perché non sono messi nelle condizioni di esserlo, dovendo assumere troppi ruoli contemporaneamente per gestire la continua emergenza amministrativa. I nuovi dirigenti si tengano pronti a passare dalla teoria alla pratica.