Il ministro Marco Bussetti non ha perso tempo e ha fatto sapere agli studenti come sarà il prossimo esame di maturità del 2019. Bisogna dargli atto che differentemente da altri ministri non ha lasciato all’oscuro gli studenti, ma ha voluto, pur avendo preso da poco le redini del ministero, dare indicazioni su come si svolgerà il futuro esame di Stato.
Innanzitutto, la decisione di portare il credito scolastico a 40 punti sui 100 dell’esame è una decisione che era nell’aria, il ministro Bussetti l’ha portata fino in fondo, bisogna dargliene merito. Una decisione giusta, che relativizza l’esame e comincia a dare valore al percorso come dovrebbe essere dentro la scuola superiore, che è diversa dalla formazione universitaria. Un percorso che viene tradotto in curriculum scolastico, che per ora è solo un documento burocratico ma potrebbe diventare uno strumento interessante per identificare le caratteristiche dello studente o della studentessa anche in direzione orientativa.
Così è significativa la semplificazione della valutazione delle tre prove di esame, ad ognuna attribuendole il valore di 20 punti.
Interessante anche il lavoro che il ministro ha lanciato sulle due prove scritte, con il cambiamento della prova di italiano e con l’apertura ad un coinvolgimento degli insegnanti nella predisposizione delle prove.
La prova scritta di italiano comporterà una tipologia che sarà la classica analisi del testo e comprende due tracce; una tipologia, che raccoglie tre tracce e che richiederà l’analisi e la produzione di un testo argomentativo, con una riflessione personale dello studente; e una tipologia che comprende due tracce, con una riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità.
Un cambiamento è nel senso di sollecitare il giudizio e la criticità dello studente e della studentessa. Rimane la domanda sul perché avere eliminato il tema storico: è vero che così come era formulato non lo faceva nessuno, ma perché eliminarlo e non trasformarlo, sollecitando una riflessione critica su tematiche storiche fondamentali per capire l’oggi?
Se si deve apprezzare il ministro per questa determinazione a dare all’esame un valore un po’ più relativo, bisogna però dire che il suo esame è un cantiere aperto in cui molto è da definire nel campo delle prove scritte, e tutto da definire per quanto riguarda il colloquio su cui il ministro si è ben guardato dal dire qualcosa.
Eppure il colloquio è un momento importante dell’esame di Stato e si dovrebbero fare dei cambiamenti, perché così com’è oggi è contraddittorio. Un colloquio nozionistico e su tutto è impossibile per uno studente: ci dovrebbe essere una svolta nella direzione della valutazione delle capacità critico-sintetiche. Inoltre dopo tutto il caos provocato nella precedente legislatura sull’eliminazione della tesina e la sua sostituzione con una relazione dedicata all’alternanza scuola-lavoro sarebbe utile per gli studenti capire verso dove si stia andando. A maggior ragione quest’anno, in cui l’alternanza non è una condizione per essere ammessi agli esami! E’ auspicabile che il ministro ascolti i suggerimenti che vengono dal mondo reale della scuola che vuole che il colloquio sia alleggerito.
Da ultimo, se da un lato bisogna riconoscere al ministro Bussetti una buona operatività, dall’altro non si può non far presente l’impressione di una mancanza di riflessione sul valore dell’esame. Questo mi pare che manchi e sarebbe importante finalmente dire che questo tipo di esame non può continuare ad essere analitico, ma in rapporto ad una scuola che sta cambiando debba diventare di tipo sintetico e saper valorizzare l’operatività. Questo cambiamento è quanto mai urgente, altrimenti continueremo ad avere un esame che non corrisponde a ciò che si fa dentro la scuola reale.