Non si può dire che quest’anno scolastico non sia pieno di anomalie. Iniziato con una grande infornata di docenti assunti a tempo indeterminato, con certe graduatorie svuotate come non s’era mai visto, proseguito con la crisi delle paritarie, che hanno visto andarsene all’ultimo momento migliaia di docenti. A ottobre è quindi arrivata la circolare 3050 che ha modificato radicalmente l’esame di Stato del secondo ciclo, mentre a novembre la manovra finanziaria 2018 ha ridotto sensibilmente le ore dell’alternanza scuola-lavoro, portandole nei tecnici da 400 a 150 (180 nei professionali) e a 80 nei licei.
Purtroppo la circolare ministeriale 3050 offre solo vaghe indicazioni, generando molta incertezza sulle prove d’esame e l’aspetto normativo che riordina l’alternanza è stato solo annunciato, per cui le scuole, i docenti e gli studenti non possono modificare nei fatti i propri programmi, perché, com’è noto, verba volant.
Nello specifico, si scopre che alla circolare 3050 sono stati allegati due documenti di lavoro, elaborati da una commissione di esperti, guidata dal linguista Luca Serianni, in cui si forniscono i criteri per la stesura delle prove d’esame. Il primo si occupa della preparazione delle tracce della prima prova scritta di italiano e offre indicazioni per l’elaborazione delle griglie di correzione. Un testo abbastanza chiaro sulla formulazione dell’analisi del testo (tipologia A), più problematico nella parte riguardante il testo argomentativo (tipologia B). Si chiede la stesura di un testo che non è più un saggio breve, ma di cui non si capiscono bene le caratteristiche e le modalità di svolgimento. Infatti nella prima parte il candidato sarà tenuto a leggere un testo, anche ampio, e dovrà fornire “in primo luogo un’interpretazione/comprensione sia di singoli passaggi sia dell’insieme (per esempio, quali sono le sequenze essenziali del discorso? quale la tesi di fondo sostenuta? quali sono le risorse espressive a cui ricorre chi scrive per sostenere la sua opinione?)”.
Qui non si può non notare come la prima parte della prova argomentativa contenga elementi di analisi testuale, mescolando aspetti delle prove strutturate con la produzione di testi. Poveri studenti! A circa 7 mesi dall’inizio della maturità 2019 la confusione regna sovrana.
I dubbi aumentano con il secondo allegato riguardante la seconda prova scritta riguardante le materie d’indirizzo. Le indicazioni che la commissione Serianni fornisce ai tecnici del ministero sono molto generiche e l’unico dato certo riguarda il coinvolgimento di una o due discipline. Abbastanza semplice immaginare prove ai licei classici o scientifici, anche se molto più difficili per gli studenti, in quanto si coinvolgono materie come latino e greco o matematica e fisica. Le difficoltà sorgono quando ci si occupa dei tecnici, dei tecnologici, dei professionali e artistici, in cui le prove d’esame sono molto varie e articolate. E’ sufficiente fare qualche telefonata ai dirigenti scolastici per sentirsi dire che “di doman non c’è certezza”. In attesta che dal cappello incantato del Miur esca qualcosa di concreto, il buio si fa sempre più fitto.
Le cose si complicano quando si volge lo sguardo alle modifiche dell’alternanza scuola lavoro. Derubricata a progetto, ora si chiama “Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento”, identificata con un impronunciabile acronimo, Pcto, più adatto alle lingue semitiche che a quelle neolatine. Non costituisce per ora la condizione per l’accesso all’esame di Stato e le risorse sono state dimezzate.
Anche in questo caso c’è molta incertezza. La legge di bilancio non è stata ancora approvata, per cui la riduzione delle risorse è ancora incerta. Soprattutto non è stata approvata nessuna circolare o provvedimento normativo che indichi con sicurezza anche le riduzioni orarie. In questo modo, ad esempio, per gli studenti dei tecnici, a cui era stato imposto di frequentare 400 ore nel triennio, la regola non vale più. O meglio potrebbe non valere più, perché nessuno si preoccupa con l’anno abbondantemente iniziato di fornire loro indicazioni precise. Il ministro Bussetti si è impegnato a fornire le le nuove linee guida al più presto, ma si sa che arriveranno solo nella seconda parte dell’anno scolastico.
Per di più, gli istituti non avendo in mano nessuna norma, continuano a far frequentare ai loro allievi le ore di alternanza impostate sul vecchio quadro orario, perché non si sa mai; tutto può cambiare sino all’ultimo e gli scherzi della politica sono sempre dietro l’angolo. In attesa della nuova alternanza, si continua con il vecchio metodo e si fa perdere tempo ai ragazzi, perché, in questo caso, scripta manent.