Non tutto concorre a sminuire la scuola paritaria. La Regione Liguria, che lo scorso anno era uno dei fanalini di coda nel sostegno all’infanzia non statale, quest’anno ha fatto un notevole passo avanti. Con la delibera di giunta dello scorso 8 novembre, l’amministrazione Toti ha stabilito che il 15 per cento dei finanziamenti devoluti dallo Stato alle Regioni, per  sostenere la prima infanzia in base al Dlgs 65/2017, vengano riservati agli istituti paritari. Alla Liguria spettano complessivamente 4,8 milioni di euro, per cui circa 720mila euro saranno distribuiti ai bimbi 0-6 anni delle istituzioni paritarie.



Il provvedimento è unico nel suo genere, in quanto per la prima volta non crea distinzioni tra bambini di serie A (strutture statali) e di serie B (strutture paritarie), introducendo sia una sostanziale parità di trattamento, sia la libertà di scelta delle famiglie, fin dall’inizio del percorso scolastico. La delibera mira a tenere insieme le due anime del sistema di istruzione ispirandosi anche alla legge 62/2000.



Tuttavia se si va a guardare da vicino il provvedimento si nota una sproporzione tra i bimbi delle cosiddette private paritarie e quelli della scuola statale e comunale. Su un totale di 40.124 bambini liguri da 0 a 6 anni iscritti nei nidi e nelle scuole di infanzia pubbliche e private, quelli delle strutture pubbliche sono 29.401, mentre frequentano le paritarie 10.723 bambini. Questi ultimi sono circa il 27 per cento del totale, ma ricevono solo il 15 per cento delle risorse. Se poi si fa un calcolo approssimativo e meramente indicativo (senza distinzione tra nido, primavera e infanzia) si nota che agli stessi bimbi delle 253 scuole paritarie toccheranno a testa circa 67 euro all’anno, mentre ai bambini delle istituzioni cosiddette “pubbliche” andranno a testa 138 euro l’anno, con un rapporto di uno a due. Al contrario, se dividiamo il numero delle risorse totali per il numero complessivo dei bimbi, viene una media procapite di 119 euro, cifra ben maggiore dei 67 euro delle non statali e prossima ai 138 euro della scuola pubblica.



All’assessorato all’Istruzione della Regione si fa notare che la ripartizione tiene conto dei criteri della legge regionale sul diritto allo studio e intende anche garantire la spesa storica nel settore infanzia dei vari comuni. Tuttavia non tutti sanno che tale provvedimento fu introdotto dalla giunta Burlando, quando il Pd volle sbaraccare la normativa sul buono scuola attuata dal forzista Biasotti, allora governatore della Liguria.

Nonostante le criticità, la delibera della giunta Toti ha ottenuto un ampio consenso ed è stata condivisa con l’Ufficio scolastico regionale, con la Federazione italiana scuole materne (Fism), con l’Anci Liguria, e nello specifico anche i Comuni capoluogo di provincia e in particolare con un importante contributo del Comune di Genova. Sonia Viale, vicepresidente della Regione, ha dichiarato che “un passaggio fondamentale della delibera che abbiamo voluto fortemente è la previsione della diminuzione delle rette a carico delle famiglie da parte soprattutto dei nidi ma anche delle scuole per l’infanzia destinatarie delle risorse. Si tratta quindi di un sostegno concreto alle famiglie, affinché possano scegliere di mandare i propri figli al nido e alla scuola per l’infanzia, garantendo una maggiore sostenibilità economica di questa scelta”.

Lo sforzo della Liguria di sostenere le paritarie sembra molto positivo e riprende in parte quella politica dell’istruzione tipica del centrodestra che si è vista sotto la Lanterna all’inizio degli anni Duemila, ma alcuni gestori fanno notare che 2.845 euro all’anno, devoluti in media a ogni scuola, sono sicuramente meglio di niente, invertono la linea di tendenza, ma rappresentano solo una percentuale del 2-3% circa di un bilancio di una piccola scuola.

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