Capita a tutti, prima o poi, sia che si insegni nell’unico liceo di una piccola città, sia che si lavori in una metropoli dove le scuole pullulano, e dove dunque viene spontaneo  pensare: “Ma perché proprio qui, in questa scuola, e, soprattutto, perché in questa classe?”; ecco, capita a tutti, e potenzialmente può trasformarsi in una delle evenienze più antipatiche della carriera di un docente, avere in classe il figlio di un collega.



A volte, le cose filano lisce come l’olio; in altri casi, l’ho rilevato personalmente, il genitore-insegnante, che è insegnante, sì, ma anche genitore, toglie il saluto al collega-insegnante, reo di non aver colto e valorizzato l’intrinseca genialità del rampollo. Tra il serio e il faceto, ma attingendo dall’esperienza di vita, vediamo allora quale potrebbe essere un buon decalogo del genitore-insegnante:



1. Ricorda: tuo figlio non è il Messia. E anche Lui, tienilo a mente, ha fatto una certa fatica a farsi riconoscere come tale.

2. Ricordando quanto sono assillanti certi genitori perennemente a ricevimento, e quanto ti tolgono il fiato, in assenza di gravi problemi di rendimento o disciplinari di tuo figlio: evapora. Un colloquio ogni tre mesi è più che sufficiente.

3. Non commentare mai con il collega-insegnante quanto fosse difficile o lunga o inappropriata la verifica somministrata alla classe di tuo figlio.

4. Non commentare mai con tuo figlio quanto fosse difficile o lunga o inappropriata la verifica somministrata alla sua classe o quanto eccessivi siano i compiti assegnati.



5. Resisti alla tentazione, spesso su domanda diretta di tuo figlio, di rispondere alla domanda: “Ma tu quanto mi avresti dato?”, specialmente se il voto assegnato è un’insufficienza (salvo casi in cui il genitore-insegnante è persona sensata, e al figlio dice: “Io ti avrei dato anche meno, e comunque il tuo prof ha ragione”).

6. Comprendo il desiderio di ben figurare come genitore ed educatore, ma cerca di far respirare tuo figlio: non deve per forza essere il primo della classe. Corollario al comandamento n. 6: a meno che non si siano verificati delle effettive irregolarità, non minacciare sfracelli e ricorsi per i voti a fine anno o per il voto dell’esame di Stato, se non ti soddisfano pienamente.

7. Se possibile, cerca di non proporti come accompagnatore in quelle uscite scolastiche e viaggi di istruzione in cui ci sarà anche la classe di tuo figlio: in gita con la mamma o il papà, anche no, per favore.

8. Se i compagni di tuo figlio hanno creato il gruppo whatsapp della classe, e tu ne conosci i contenuti, non li spiattellare sempre ai tuoi colleghi-insegnanti: anche i ragazzi hanno diritto alla privacy.

9. Se i genitori di tuo figlio hanno creato il gruppo whatsapp della classe, e tu ne fai parte, non riferire sempre i contenuti ai tuoi colleghi-insegnanti: si possono innescare pericolose dinamiche.

10. Decimo e ultimo comandamento, riassuntivo dei primi nove: vivi e lascia vivere (ovvero: “insegna e lascia insegnare”).