L’alunno friulano che qualche mese fa ha querelato per un 3 il suo professore di inglese (senza però riuscire ad avere successo in tribunale, si è saputo nei giorni scorsi) conoscerà bene la nostra Costituzione oppure è uno dei tanti che, secondo alcuni intellettuali, giornalisti e politici italiani, ha bisogno di un’ora in più alla settimana di “educazione alla cittadinanza”? Il fatto che abbia avuto voti alti in tutte le materie (tranne inglese) induce a rispondere che abbia già una sufficiente conoscenza (in rapporto all’età) della nostra legge fondamentale.
Una cosa è certa: il giovane si sa districare bene tra le opportunità che il nostro diritto gli offre, dato che è stato in grado di querelare il docente. Sicuramente senza l’intervento dei genitori, che (come sempre accade in Italia in questi casi) non istigano mai i propri figli a contestare gli insegnanti…
Bando al sarcasmo, il problema naturalmente è proprio quello degli adulti.
Non solo spesso danno un pessimo esempio di cosa sia l’educazione oggi, ma stentano a riconoscere i problemi (e quindi a trovare le soluzioni).
Se due ragazzi durante una discussione in un’assemblea di istituto arrivano quasi alle mani, la questione non è risolvibile con l’educazione alla cittadinanza, perché riguarda la testimonianza che arriva dagli adulti e soprattutto perché il problema è più di ragione che di moralità: possibile che non si riesca più ad argomentare senza arrivare a insultarsi?
Se un’esponente del governo contesta un politico esperto di economia semplicemente affermando: “Questo lo dice lei!”, come può un insegnante di filosofia scandalizzarsi se un quindicenne gli dice altrettanto, rifiutando di prendere sul serio i ragionamenti a lui proposti?
Se gli uomini di legge e chi a essi ricorre trovano spesso il modo di far annullare una bocciatura, perché un giovane non dovrebbe approfittare per tentare di far cancellare un 3?
Pensare di poter risolvere i problemi dei ragazzi aggiungendo un’ora in più di educazione alle regole e in particolare alla “Costituzione più bella del mondo” è un chiaro segno dello stato confusionale in cui versa buona parte dell’opinione pubblica.
Bisogna invece semplificare le regole, diminuire le scartoffie e valutare nel merito scuole e insegnanti.
Ancor più decisivo è favorire l’uso della ragione e mettere al proprio posto i sentimenti. Prima di tutto tra adulti.