Caro direttore,
mi ha lasciato sorpresa, per il suo contenuto ma ancor più per una certa durezza dei toni e l’improprietà di un paio di citazioni, l’articolo di Paolo Ferratini sulla firma del contratto per il comparto istruzione e ricerca. Parto proprio dalla sua conclusione, in cui parla di “iattanza sindacatocentrica”, che comporterebbe un addio alla disintermediazione, dando per assodato che quest’ultima rappresenti un fenomeno indiscutibilmente positivo. 



Mi sorprende questo approccio, che in effetti si può considerare l’asse portante del suo ragionamento, perché Ferratini qualche occasione di contatto e di confronto col sindacato l’ha avuta, almeno con la mia organizzazione, che del suo contributo ha ritenuto di avvalersi in occasione di qualche iniziativa o pubblicando sulla propria rivista qualche suo intervento. Circostanze nelle quali credo abbia potuto verificare se vi siano da parte di un sindacato come il nostro attenzione e sensibilità sui temi dell’innovazione e della miglior qualità professionale, o se siamo un’organizzazione intenta solo a salvaguardare sé stessa e l’invadenza che ci viene imputata. 



La verità è che quando si cede alla tentazione di generalizzare ne derivano giudizi sommari il cui aspetto più preoccupante non è tanto l’ingiustizia patita da chi li riceve, ma la distorsione della realtà che a monte di quei giudizi viene operata. Invito allora Ferratini, per prima cosa, a guardare con qualche attenzione in più alle tante, articolate e spesso tra loro conflittuali espressioni del sindacalismo scolastico, una realtà tutt’altro che indifferenziata. Si accorgerebbe facilmente di come sul contratto da lui contestato si stiano lanciando strali altrettanto infuocati per ragioni che appaiono, rispetto alle sue, uguali e contrarie. Contrarie, perché ovviamente una delle accuse è di segno opposto, ovvero che questo contratto sarebbe una resa alla “Buona Scuola” renziana e al suo impianto “autoritario e verticistico”; uguali, perché di fatto convergenti nel sostenere il mito della disintermediazione come modello in fondo ideale anche per chi, da sempre, fa del conflitto e dell’antagonismo il suo ubi consistam.



Una seconda cosa che mi sento di osservare, e che consegue da quanto appena detto, è che considerare le relazioni sindacali come inutile ciarpame pensato solo per gettare sabbia negli ingranaggi di processi decisionali altrimenti chissà quanto efficaci e portentosi mi sembra una tesi tanto perentoria quanto infondata. Se estesa poi in termini più generali in un ragionamento sui modelli auspicabili di società e di democrazia, anche preoccupante. Almeno per chi ha sempre considerato l’azione dei corpi intermedi un fattore importante di coesione e di solidità del tessuto democratico, e il dialogo sociale come un valore da perseguire (anche nei processi di produzione legislativa, ci dice l’Europa).

La terza osservazione riguarda la legge che questo contratto starebbe impropriamente scardinando. Invito intanto il prof. Ferratini a rileggere con più attenzione il comunicato da me firmato insieme ai colleghi di Cgil e Uil, si accorgerà di avere attribuito a me e ai colleghi quella che in realtà è la citazione di un’opinione espressa da sponde opposte sul contratto appena sottoscritto. Detto questo, il rispetto comunque dovuto a una legge approvata dal Parlamento non implica affatto l’obbligo di una sua totale condivisione: può sembrare una sottolineatura superflua, ma è opportuno farla, quando si rischia quasi di essere incriminati per “lesa buona scuola”. 

Da persone come Ferratini ci aspetteremmo piuttosto un contributo importante per mettere a fuoco i tanti limiti di una legge nata male e che meriterebbe di essere su molti punti decisamente emendata. Per la Cisl Scuola questa è una linea seguita fin dall’inizio del percorso legislativo, in un confronto che è sempre stato di merito, mai pregiudiziale, tanto da non vederci presenti fra i promotori del referendum abrogativo, proprio per non assecondare la logica improduttiva e sbagliata di un reciproco – e disintermediato – arroccamento. Quando si parla di filosofia della 107 si è fin troppo generosi nei confronti di una norma costruita mettendo assieme alla rinfusa interventi apparsi spesso piuttosto improvvisati e del tutto discutibili, finendo anche e purtroppo per vanificare in gran parte l’efficacia di un corposo investimento. Al riguardo, anche la citazione di Annamaria Furlan attraverso il titolo di un suo articolo non sembra molto corretta se piegata a voler dimostrare un’inesistente pretesa del sindacato di sostituirsi al Parlamento, dando invece per acquisito che la produzione legislativa debba essere, mi si passi l’espressione, insindacabile, anche quando se ne vedono a occhio nudo limiti e difetti. Basta leggere l’articolo della Furlan per comprendere quanto sia stato travisato il suo ragionamento.

La legge 107 ha avuto ripercussioni evidenti e non positive su aspetti che toccano direttamente le condizioni di lavoro del personale, dal punto di vista normativo e retributivo. Nel momento in cui l’accordo quadro che ha orientato i successivi contratti di comparto ha inteso riconsegnare alla contrattazione – e non alla legge – gli aspetti regolativi del rapporto di lavoro; nel momento in cui lo stesso principio è stato riproposto in atti di legge, riformando in tal senso il testo unico sul pubblico impiego, ci si può stupire o peggio scandalizzare se il sindacato, facendo semplicemente il proprio mestiere, torna a occupare spazi che gli erano stati impropriamente sottratti? Al di là di questo, e a costo di ripetermi, i luoghi del confronto e della contrattazione non sono per noi i luoghi in cui si ostacola il necessario governo di un sistema, nel nostro caso quello della scuola, e men che meno i luoghi in cui si produce tensione o conflitto: sono al contrario sedi in cui la conflittualità si risolve o meglio ancora si previene, a tutto vantaggio di una governance efficace e produttiva. Le relazioni sindacali presuppongono da parte di tutti i soggetti la disponibilità ad agire con elevato senso di responsabilità: quella che la Cisl Scuola e altri sindacati si sono assunti firmando questo contratto. Altri, che insistono nel contestarlo, considerandolo frutto di un mediocre compromesso, continuano a raccogliere da sponde che dovrebbero essere opposte un insperato sostegno.