Maddalena Gissi mi ha onorato di un’ampia replica al mio pezzo di qualche giorno fa. Di questo, in primo luogo, la ringrazio. Vorrei subito sgombrare il campo da qualunque animosità polemica e, per farlo senza ipocrisia, non posso non rimettere un paio di cose al loro giusto posto. Gissi mi invita a leggere con più attenzione il comunicato congiunto a firma siglata: “si accorgerà di avere attribuito a me e ai colleghi quella che in realtà è la citazione di un’opinione espressa da sponde opposte sul contratto appena sottoscritto”.
Formalmente è vero, ma la sostanza non cambia. Il testo del comunicato recita: “Chiarito che abbiamo recuperato spazi contrattuali importanti, al punto che da sponde opposte si sostiene che avremmo inferto un altro duro colpo alla legge 107 e alla filosofia che la sostiene, è il caso di dire qualcosa sulla tanto bistrattata parte economica”. Il senso della frase mi pareva (e continua a sembrarmi) il seguente: “Abbiamo recuperato spazi contrattuali importanti: questo è così vero che tutti, da destra e da sinistra, riconoscono che abbiamo inferto un altro duro colpo alla legge 107, riprendendoci ciò che ci era stato indebitamente sottratto”. Se colgo nel testo un certo compiacimento nel giudizio che da destra e da sinistra viene dato sull’effetto sterilizzante che il contratto ha nei confronti di alcune parti della legge, sto fraintendendo? Ho capito male? Può essere; in tal caso mi scuso per eccesso d’interpretazione. E per avere operato una sintesi che ha tradito il vero pensiero degli estensori del comunicato (ma allora qual è il loro pensiero? La 107 è stata colpita oppure no? E se sì, è un bene oppure no?).
Quanto all’articolo della Furlan, di cui mi si accusa di avere citato il titolo, consiglio a Gissi di fare lei più attenzione nel leggere le parole del suo segretario generale. La frase “Con i contratti e non con le leggi calate dall’alto si riformano la scuola e la pubblica amministrazione” compare nel corpo del testo: il titolista non ha fatto che riprenderla, evidentemente giudicandola, e con buona ragione, compendiaria del significato politico dell’intero pezzo.
Detto questo, mi preme chiarire il mio pensiero, per quello che vale, su alcune questioni.
1) Ho grande considerazione del sindacato e, in particolare, della Cisl-scuola, che ho visto più volte impegnata in questi anni in un lavoro di studio e di proposta sulle politiche scolastiche mai banale e mai schiacciato su posizioni meramente rivendicative. Proprio per questo non posso non osservare con franchezza il suo attuale riposizionamento restaurativo, che mira a coprire, di nuovo e di più, spazi di competenza non suoi.
2) La disintermediazione non è affatto un valore in sé. Anzi, se perseguita in modo rozzo, è certamente nociva. Ma è altrettanto vero che un sistema complesso come la pubblica amministrazione funziona se sono chiaramente distinte le sfere d’azione delle parti in gioco, altrimenti le invasioni di campo rischiano di bloccare qualunque dinamica innovativa. Che le Rsu contrattino su formazione, valorizzazione, formazione delle classi, mobilità interna ai plessi a me pare una vistosa invasione di campo.
3) “Ci si può stupire o peggio scandalizzare se il sindacato, facendo semplicemente il proprio mestiere, torna a occupare spazi che gli erano stati impropriamente sottratti?”. Ecco, io credo che alcuni di quegli “spazi” siano stati per molto tempo usurpati dal sindacato, con la compiacenza collaborante dell’amministrazione e nel disinteresse della politica; che il sindacato non faccia affatto il suo mestiere occupandoli; che la legge 107, con tutte le sue mende, da me in più occasioni e pubblicamente mostrate a dito, aveva legittimamente rivendicato alla sede competente, quella legislativa, alcuni degli “spazi che le erano stati impropriamente sottratti”.
Questo è il punto. Hic Rhodus, hic salta. E qui le nostre posizioni sono lontane e, temo, non facilmente conciliabili.