I primi sentimenti da ospitare, le prime considerazioni da fare in conseguenza dei sempre più numerosi e violenti episodi — soprattutto nelle scuole — di ragazzi che picchiano, aggrediscono, accoltellano i compagni e perfino gli insegnanti sono quelli riguardanti lo sconcerto, il dolore, l’amarezza verso una situazione sempre più drammatica, preoccupante. Lo smarrimento è davvero grande nel constatare che tanta situazione giovanile è così rovinata e sicuramente l’opera di recupero, di rinascita, di riconquista educativa ci vedrà gravemente impegnati per lungo tempo. 



Detto ciò mi preme sottolineare che dentro questi avvenimenti, prima e dopo questi episodi di varia violenza, sono sottese due condizioni che non sempre sono facilmente riscontrabili, adeguatamente sottolineate, ma che ad un occhio attento non possono sfuggire. 

La prima concerne il fatto che una schiera sempre più larga di giovani pensa che tanto, addirittura tutto, sia loro permesso. Che davvero tutto si possa fare, anche il male, anche la violenza più grande, anche il crimine più efferato. Insomma non esiste più nessun limite. Basta osservare in quale giovanissima età iniziano a manifestarsi i primi atti di bullismo, come si esplica, a quali estremi di aggressività, di crudeltà possono arrivare. Non esiste più alcuna percezione del limite, del confine, del non consentito. Da qui il vasto, inusuale sentimento di potenza e di onnipotenza tipico di queste frange della popolazione giovanile.  



La seconda condizione — per gran parte responsabile della prima — riguarda la convinzione di grande, totale impunità che tantissimi giovani si portano addosso, taluni sicuramente da fin troppo tempo, tanto è radicata nei loro convincimenti. Addirittura numerosi giovani pensano e affermano che forse, le cose più difficili, gli atti più ripugnanti, le azioni più crudeli sono quelle più possibili perché “tanto cosa mi fanno?… Tanto che mi succede?… Mica mi possono fare qualcosa, mettere da qualche parte… portare chissà dove… togliere chissà che cosa?”.



Tale radicata convinzione si origina dal fatto che questi giovani vedono gli adulti incapaci, impossibilitati nell’intraprendere qualsiasi provvedimento. Impotenti, ammutoliti, annichiliti di fronte a questi atti, senza alcuna capacità, sprovvisti di strumenti e mezzi per intervenire, per sanzionare, per punire se necessario. Ma per adulti occorre chiaramente intendere oltre i genitori e gli insegnanti, anche le varie autorità, le istituzioni, le forze dell’ordine, la magistratura.

Le regole, la legge sappiamo che senza l’amore sono povera cosa; l’amore senza l’indicazione di un’esperienza, di un cammino, di un’avventura è sterile; ma un cammino, un’esperienza che non comporti un gravoso impegno, una buona cifra di sacrificio, un caro prezzo vuol dire che non sono veri, non sono interessanti.  

“Riscattati a caro prezzo…”