“Save the Children” ha promosso una ricerca sull’uso della rete da parte dei minori. Raffaela Milano, esponente dell’organizzazione, dichiara che lo scopo è mettere a fuoco il ruolo che le tecnologie hanno “nel rafforzare o meno gli stereotipi di genere, indagando il fenomeno… della violenza di genere nelle relazioni online”. Una ricerca, dunque, con orientamento culturale e ipotesi di lavoro ben definiti. Circa le differenze di genere non emergono novità eclatanti, se non un prevedibile divario nell’utilizzo del web tra le ragazze del nord e del sud. Colpiscono invece i dati sulle potenziali violenze online. Ragazzi e ragazze chattano abitualmente con persone sconosciute, non percependone il rischio o ritenendolo un pericolo inevitabile. Quasi un terzo del campione preso in esame, con una percentuale maggiore per i ragazzi, pensa sia diffuso tra i propri amici ricevere o inviare messaggi con riferimenti sessuali. L’idea è: “tanto lo fanno tutti”. Un buon 20% di minori crede che tra gli amici sia frequente l’invio di immagini di nudi o seminudi, realizzati con webcam, “per ricevere regali, come ad esempio ricariche telefoniche” (citazione dalla ricerca).
Il quadro andrebbe completato incrociando questi dati con il tema delle “fakenews”. Oggi c’è più consapevolezza di come possano essere un pericolo per la democrazia, ma c’è meno attenzione sui danni che creano nei minori e in genere nei più fragili. La moglie di Svidrigajlov, in Delitto e Castigo, dopo aver diffuso notizie false sulla sorella di Raskolnikov, passa di porta in porta nel borgo per cercare di riabilitare colei che aveva ingiuriato. Oggi, nel villaggio virtuale, una calunnia su web resta indelebile, anche se rimossa. E occorre anche mettere in conto l’importanza degli “influencer”. A dimostrazione della volubilità del web, da oltre Manica arriva la notizia di un inaspettato invecchiamento dei maggiori “influencer” anglosassoni. Gli under 18, la cosiddetta “Generazione Z”, iniziano a considerare superate le più note star dei social. Dunque chi saranno i nuovi modelli? Infine, occorre essere consapevoli che la regina del web è l’immagine e non la parola. Secondo dati di “AwesommessTv” i ragazzi americani tra i 13 e 18 anni sono capaci di guardare fino a 68 video al giorno, tra You Tube, Snapchat, Instagram, Facebook.
Nel 2017 il nostro governo ha avviato un piano triennale per colmare il divario digitale con il resto dell’Europa. Nel 2016 l’Italia risultava essere 25esima su 28 paesi europei. Non è però prima di tutto o solo un problema di infrastrutture. Gli italiani hanno gli strumenti tecnologici per sfruttare le opportunità del digitale: l’88% della popolazione ha un dispositivo tecnologico (smartphone, Pc, tablet) e l’85% ha accesso ad Internet. Ma le competenze digitali sono inferiori al resto del continente. E, soprattutto, l’uso è improprio. Ad esempio solo il 26% della popolazione utilizza i servizi digitali per accedere alla pubblica amministrazione. Il tema di una educazione digitale è dunque centrale. Come sempre però, non è questione di strumenti (il tablet in classe…), ma di educatori.