Inizia oggi il Convegno nazionale dell’associazione di dirigenti scolastici Disal a Torino. Ne parliamo con il presidente nazionale Ezio Delfino.

Quale il tema del convegno?

Provenienti da ogni regione e dall’estero, i partecipanti si confronteranno su di un tema ricco o propositivo: “Generare cambiamento. Dirigere oggi la scuola di domani”. Al centro cultura, responsabilità e competenze per una moderna dirigenza.



A quale contesto fanno riferimento i temi affrontati?

La scuola di oggi opera in un contesto investito in pieno dalle trasformazioni culturali di inizio millennio: rivoluzioni tecnologiche, mondo globale, postmodernità, multiculturalità. Un cambiamento d’epoca nel quale addirittura i “fondamentali” dell’esperienza umana sono messi in discussione. Sono enormemente aumentati i saperi e gli strumenti, i mezzi e le facilitazioni a nostra disposizione in campo educativo: appaiono invece sfuggenti e indefiniti, prima ancora che le modalità di esercizio del compito educativo, il suo senso ed il suo valore.  



Quale sfida culturale che intendete lanciare?

Quella di un confronto sui processi educativo-didattici che caratterizzano la scuola, guardarla secondo nuove prospettive ed avviare una ricomprensione culturale del suo scopo. Forti ed oggettivi fattori chiedono oggi a chi dirige scuole di guidare il cambiamento: l’avvento delle nuove generazioni (digital natives), l’introduzione delle nuove tecnologie, i nuovi contesti famigliari, le provenienze multietniche degli studenti, la globalizzazione, la richiesta di nuove skills da parte del mondo del lavoro. Ha, dunque un futuro, in questo contesto, la scuola? E’ possibile un futuro senza scuola? E, se la scuola ha un futuro, quale scuola per il futuro?



Con quale prospettiva guardare a queste urgenze e dinamiche?

E’ indubbiamente iniziata una nuova stagione della scuola e della sua funzione che richiede un ripensamento del senso e delle dinamiche della scolarità, un suo riposizionamento all’interno dello scenario socio-culturale postmoderno, un’integrazione tra processi di riforma dall’alto e processi evolutivi generati dalla libera iniziativa dei soggetti educativi.

E quale dev’essere nella vostra prospettiva il ruolo del dirigente scolastico?

Quello di creare ambienti di relazioni positive e, nello stesso tempo, contribuire a generare ambienti di apprendimento significativi per gli studenti, individuando strumenti per sviluppare un modello di scuola adatto alle nuove esigenze formative. Un responsabile di scuola che, nell’attuale contesto sociale, mira a favorire il cambiamento attraverso una visione moderna dei problemi ed un’intenzionalità chiara. Un dirigente scolastico aperto al futuro, come recita il titolo del Convegno, a partire da una attenta lettura del presente. 

All’approssimarsi della scadenza elettorale come si colloca la proposta congressuale?

Rappresenta l’occasione per un rilancio, culturalmente fondato, dell’autonomia delle scuole e dell’associazionismo professionale, dimensioni necessarie per contribuire al cambiamento e ad un’autentica libertà di educazione. Auspichiamo che la politica contribuisca all’integrazione tra processi di riforma dall’alto, i processi evolutivi generati dalla libera iniziativa dei soggetti educativi ed il protagonismo delle singole istituzioni scolastiche statali e paritarie.