Il sentire umano più vero e profondo prende forma nella musica. Papa Benedetto XVI lo chiarì con mirabile sintesi nel rivolgersi all’Accademia di Musica di Cracovia nel 2015: “Che cos’è in realtà la musica? Da dove viene e a cosa tende? Penso si possano localizzare tre ‘luoghi’ da cui scaturisce la musica. Una sua prima scaturigine è l’esperienza dell’amore. Quando gli uomini furono afferrati dall’amore, si schiuse loro un’altra dimensione dell’essere, una nuova grandezza e ampiezza della realtà. Ed essa spinse anche a esprimersi in modo nuovo. La poesia, il canto e la musica in genere sono nati da questo essere colpiti, da questo schiudersi di una nuova dimensione della vita. Una seconda origine della musica è l’esperienza della tristezza, l’essere toccati dalla morte, dal dolore e dagli abissi dell’esistenza. Anche in questo caso si schiudono, in direzione opposta, nuove dimensioni della realtà che non possono più trovare risposta nei soli discorsi. Infine, il terzo luogo d’origine della musica è l’incontro con il divino, che sin dall’inizio è parte di ciò che definisce l’umano. A maggior ragione, è qui che è presente il totalmente altro e il totalmente grande che suscita nell’uomo nuovi modi di esprimersi”.



Ecco, una dimensione così vertiginosa e profonda dell’esperienza conoscitiva e del senso stesso della vita e dell’essere, forse perfino la più universale e decisiva per un essere umano — parliamo appunto della musica e del suo mistero percepibile —; tutto ciò è semplicemente, pacificamente, assente dal sistema d’istruzione pubblica, istituzionale, del nostro Paese. Da centocinquant’anni e più, dall’atto di nascita dell’Italia unita: 1861 — anzi, 1859, con la legge Casati. Né si vedono segni di discontinuità in questo avvio di millennio.



L’Associazione Culturale “Il Rischio Educativo”, che cura la formazione degl’insegnanti di ogni livello d’istruzione, specie degl’istituti liberi e paritari, a tale vulnus educativo, al danno inflitto alle nuove generazioni, intende non già rimediare (sarebbe ridicolo il solo pensarlo), però certo mandare alla scuola italiana un segnale, una sana provocazione. La musica è tout court cultura, ed è disciplina non accessoria o, peggio, residuale, bensì necessaria alla crescita insieme intellettuale e affettiva di uno studente nell’arco del suo sviluppo fino all’età adulta. Ora, la citata Associazione vuol farlo dedicando tre giorni di studio e di ascolti espressamente al grande tema musicale: una Summer School, proposta a docenti di ogni ordine e grado, che avrà luogo a Montecatini a metà di luglio. Il corso residenziale che si annuncia si avvale del positivo sodalizio con l’Università Cattolica di Milano, partner non solo organizzativo, e ha l’ambizione di offrire un contributo allo sviluppo della cultura musicale nella scuola italiana.



Considerata un tempo una delle sette arti liberali — capaci di formare l’uomo e di renderlo libero —, la musica, nella nostra epoca, è sottoposta a sollecitazioni diverse e a volte contraddittorie. Per i giovani è una sorta di fluido unificante: qualunque sia il genere o l’autore preferito, ciascuno passa molto del suo tempo ascoltando (o, forse meglio, consumando) musica. Eppure, non sono in molti a saper leggere la musica, pochi la sanno suonare, pochissimi ne conoscono la storia, i generi, le “opere” e le melodie. Fra i Paesi europei l’Italia, che pur vanta una produzione musicale fra le più rinomate al mondo, è forse agli ultimi posti nella preparazione musicale generale. In ciò la scuola non ha aiutato di certo a valorizzare e a far fiorire leve di giovani capaci di vivere di musica.

Nel discorso summenzionato, Benedetto XVI diceva pure: “In nessun altro ambito culturale c’è una musica di grandezza pari a quella nata nell’ambito della fede cristiana: da Palestrina a Bach, a Händel, sino a Mozart, Beethoven e Bruckner. La musica occidentale è qualcosa di unico, che non ha eguali nelle altre culture”. La musica è bellezza, è linguaggio, è conoscenza: tutto questo pare dimenticato o censurato nelle aule scolastiche, laddove altre, e meritevoli, occupazioni hanno avuto il sopravvento, relegando l’educazione musicale in una nicchia di poco conto o al meccanico apprendimento di uno strumento.

Ma l’Associazione “Il Rischio Educativo” non vuole soltanto lanciare un grido d’allarme, ché, oltre la nicchia delle benemerite Scuole di Stato a indirizzo musicale, e oltre i Conservatori, esistono pure scuole libere, o paritarie, che a loro spese e con lungimiranza e larghezza di vedute attuano esperimenti di didattica musicale entro i curricoli, p.es. liceali, che non la prevedono. Merita darne conto. Da qualche anno, la situazione sta lentamente cambiando: singoli istituti e reti di scuole, dalla scuola dell’infanzia alle superiori, han voluto introdurre nell’insegnamento la musica in un modo nuovo, sia coltivandola come arte, sia sviluppandone il valore culturale, sia formando nuove sensibilità e nuovi interessi.

In questa avventura, che ha trovato autorevoli sostegni in personalità di cultura e anche in qualche illuminato politico, il compito degli insegnanti si presenta importantissimo e, per molti versi, delicato. Non si tratta, infatti, di trovare strategie, metodologie e programmi, in un quadro sostanzialmente già definito, ma di puntare sulle priorità della formazione umana dei giovani con spirito innovativo, cominciando col mettere in discussione sé stessi e intraprendendo percorsi di educazione personale. Solo grazie ad adulti aperti alla musica e familiari con essa nella scuola quest’arte potrà essere amata, gustata, frequentata, condivisa con gli altri insegnamenti, utilizzata, anche, per aiutare chi è in difficoltà e far sentire tutti a casa propria.

Sono queste le principali ragioni che hanno suggerito di dedicare la Summer school del 2018 a “La musica nella cultura e nella scuola”, con l’auspicio che ciò inneschi un processo virtuoso nella scuola intera, a beneficio delle generazioni odierne e avvenire.

Per informazioni:
Associazione Culturale Il Rischio Educativo – 02 89681627 segreteria@ilrischioeducativo.org
Università Cattolica Del Sacro Cuore, Formazione Permanente – 02 72345701 ormazionepermanente-mi@unicatt.it