Come tutti sanno, con una nota ministeriale il Miur ha informato le scuole e gli studenti candidati all’esame di Stato 2018 che potranno ammessi anche coloro che non hanno completato il numero minimo di ore previsto per l’alternanza scuola-lavoro (Asl).
La legge 107/2015, la cosiddetta “Buona Scuola”, aveva previsto la generalizzazione dei percorsi di Asl che già con i decreti successivi alla legge Moratti era possibile attivare nella scuola secondaria di secondo grado. La generalizzazione dei percorsi e la loro estensione a 400 ore per gli istituti tecnici e i professionali e a 200 ore per i licei è stata subito interpretata dal ministero e dalle scuole come un obbligo. In realtà l’obbligo, sottinteso nella legge ma non esplicitato, viene formulato solo con il decreto delegato sulla valutazione, d.lgs. 62/2017 che condiziona l’ammissione all’esame di Stato all’effettiva frequenza delle ore previste per l’Asl, ma solo a partire dall’anno scolastico 2018-19. Così, ormai ad anno scolastico quasi concluso, la nota del 24 aprile ha suscitato la delusione, la rabbia o l’indignazione dei tanti docenti e dirigenti che si erano impegnati per costruire i percorsi di Asl e ha fatto tirare un sospiro di sollievo a chi, come ripetenti e privatisti, non era ancora in regola.
A tutti gli effetti la Nota conferma che nel valutare gli studenti i quali hanno svolto attività di Asl ed hanno avuto l’opportunità di acquisire competenze legate al profilo di indirizzo, la commissione d’esame tenga conto anche delle eventuali esperienze condotte in alternanza indicate nel Documento del consiglio di classe.
Il timore di alcuni (o la speranza, secondo altri) è che il nuovo governo, formato da due forze politiche che hanno messo nel programma la cancellazione della Buona Scuola, blocchi del tutto l’introduzione dell’Asl all’esame, ponendo fine a tale esperienza, in particolare nei licei dove l’alternanza ha suscitato critiche soprattutto perché gli alunni perdono ore di lezione e ha fatto emergere la difficoltà a costruire percorsi effettivi di lavoro.
In realtà, dopo tre anni di impegno da parte delle scuole, sarebbe forse il momento di riflettere sullo scopo che ha lo strumento Asl all’interno del sistema scolastico.
Nei tecnici e professionali l’alternanza sembra far parte integrante del curricolo ed ha sostituito gli spazi una volta dedicati all’attività pratica e manuale come i laboratori, oggi ridotti al lumicino. Nei licei i percorsi di alternanza, utili ad incrementare le capacità di orientamento e ad offrire una prima visione del mondo del lavoro, stentano a permettere agli studenti di fare i conti realmente con quello che il mondo del lavoro è nella sua realtà. Si tratta però di un’occasione preziosa di rispondere ad un’esigenza avvertita fortemente: alla crescita del numero degli alunni nei licei corrisponde la difficoltà sempre più evidente di adattarsi ai cambiamenti dei ragazzi: non si possono mantenere inalterati i processi di apprendimento, ancora troppe volte fondati sull’avvicendarsi di lezione e interrogazione. Così l’Asl è occasione di fare esperienza, mettere alla prova le conoscenze, adattarsi agli interlocutori e alle situazioni, rendersi conto che il sapere non è inutile o fine a se stesso, ma chiave per comprendere il patrimonio artistico e culturale e interpretare il presente.
Perché l’alternanza possa svolgere utilmente il suo ruolo bisognerà risolvere un bel po’ di contraddizioni per inserirla in un contesto scolastico in cui possa avere una significativa efficacia: Indicazioni nazionali dei diversi indirizzi liceali che dovrebbero segnalare le competenze in uscita degli alunni e continuano ad essere programmi vastissimi ben difficili da realizzare in modo esauriente, un esame di Stato molto esigente nelle richieste agli studenti ma che alla fine promuove tutti, le richieste dell’università, oscillanti tra le esigenze del mercato del lavoro e i test nozionistici per accedere ai corsi di laurea. E sarà anche decisivo ridurre l’impatto burocratico dell’Asl che Linee guida e direttive ministeriali scaricabarile rovesciano sulle scuole, autonome sì, ma ancora una volta solo per eseguire quanto previsto dalle circolari.