Caro direttore,
il tema storico proposto agli studenti in questa maturità 2018 si segnala per la sua banalità. La cooperazione internazionale per De Gasperi e Moro fu una convinzione personale profonda, ma corrispose anche ad uno stato di necessità. Che cosa poteva fare di diverso un presidente del Consiglio e ministro degli Esteri chiamato a gestire un paese uscito a pezzi dalla guerra, in preda ad una devastazione ideologica in cui il post-fascismo apriva la strada alle tragiche illusioni del comunismo? Cercare il consenso e l’accordo di tutti era inevitabile per cercare di avere qualche credito in una comunità in cui la diffidenza per i lunghi trascorsi fascisti dell’Italia era difficile da dimenticare.



Aldo Moro si troverà a fare i conti con una crescita incontenibile della domanda di cambiamento della popolazione che guardava a sinistra, in particolare al Pci, mentre il paese continuava a dovere, agli Stati Uniti soprattutto e poi all’Europa, la sua ripresa economica e la sua sicurezza. Di qui l’esigenza di allargare le maglie della cooperazione, anche per camuffare una certa vocazione al doppio gioco, a mettere la posta su tavoli diversi, un esercizio nel quale siamo stati sempre esperti. 



Al ministero mi pare utile chiedere proposte che inducano gli studenti a non ripetere ovvietà.

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