Cari maturandi del classico,
in tutte le vostre scuole avrete certamente fatto almeno una simulazione di seconda prova dell’esame di maturità: come vi sarete accorti e vi sarà stato detto dal prof, non si trattava tanto di indovinare l’autore scelto dal ministero o di affrontare un testo speciale, quanto d’imparare a usare bene il tempo. Questo è il vantaggio di avere quattro ore a disposizione invece di due striminzite: se le usate bene senza avere sùbito l’ansia di scrivere qualcosa, sono ore preziose.
Vi viene dato il testo: anzitutto avete l’indicazione dell’autore (in genere non dell’opera) e un titolo. Del titolo è bene non fidarsi troppo, non è detto che aiuti a prevedere il contenuto, però tenetelo lo stesso presente. L’autore può esservi noto, soprattutto se è della serie più diffusa Platone-Plutarco-Luciano: è bene quindi richiamare alla mente che cosa sapete, avete letto o avete studiato, magari anche qualcosa sullo stile, sulla lingua utilizzata (attico, koiné, atticista). Però può succedere che sia un autore poco noto, magari mai studiato o addirittura mai sentito: pazienza, dovrete basarvi solo sul testo, senza background.
Il testo dovrebbe esservi letto dal commissario di greco o da un docente che capisce il greco: ascoltate con molta attenzione, segnando le pause significative, cercando di cogliere quello che il lettore vuole trasmettervi di senso. Può succedere che il lettore abbia calcato la voce su una o più parole significative, o abbia voluto rilevare un particolare distintivo per evitare equivoci (l’accento, lo spirito): magari quelle parole cercatele subito, segnatevele.
Poi leggete bene il testo fino in fondo, più di una volta, senza fretta (il tempo lo avete, abbiamo detto). Da queste letture sarebbe bene che derivasse un’idea generale del senso, o almeno del tipo di testo: un aneddoto? un ragionamento filosofico, politico, etico, estetico? Mettendo insieme queste prime letture con quanto eventualmente sapete dell’autore e magari anche col titolo, dovreste ricavarne delle ipotesi di precomprensione, utili per la scelta del lessico.
Poi è il momento dell’analisi dei periodi, delle frasi: diciamo chiaramente che il metodo non si improvvisa, né c’è un metodo unico: usate con accortezza la modalità che avete seguito in cinque anni, che vi è stata suggerita o che avete trovato più congeniale a voi. Aspettate per tradurre in italiano di avere una visione d’insieme, limitandovi a traduzioni “di servizio” per orientarvi.
Il vocabolario è uno strumento prezioso, se usato bene: scegliete con cura il significato più adatto alla frase, all’autore, al contesto, evitando di scegliere significati che palesemente appartengono a epoche specifiche e ristrette o a costruzioni di uso raro. Ricordate che in ogni griglia di valutazione c’è una voce sull’eleganza della resa italiana, quindi attenti a non essere sciatti o peggio sgrammaticati.
Lasciatevi del tempo per rileggere, controllando parola per parola, negli aspetti più insidiosi: singolari e plurali, imperfetto e aoristo, pronomi, o perfino frasi o parole saltate per errore…
Non consegnate troppo presto, sprecando il tempo, ma non fatevi strappare il compito di mano: i compiti vengono corretti nell’ordine di consegna, ci si accorge se uno è stato proprio l’ultimo.
Soprattutto: non lasciate via dei pezzi di testo. Meglio errori che lacune. Tenete conto che i commissari sono abbastanza benevoli, ben disposti, ma davanti a righe in bianco non c’è niente da fare.