Sarà perché la Lombardia è la scuola con il maggior numero potenziale di cattedre, risultato diretto della sua popolazione scolastica, che il suo Ufficio scolastico regionale ha già avviato le prove orali, dislocate ovunque tranne che a Milano? Oppure è l’esito dell’efficientismo lombardo? Chissà se il neoministro dell’Istruzione Marco Bussetti, proveniente proprio dall’unico Usr che abbia dato avvio alla prova orale del concorso abilitati, quello della Lombardia, solleciterà anche gli altri uffici scolastici regionali a organizzare il calendario per questa prova di “natura metodologica-didattica”, non di valore selettivo, che, assieme alla valutazione dei titoli, consentirà ai 50mila iscritti al concorso di essere messi in ruolo non con tre, ma con un solo anno di Fit, l’innocuo “anno di prova”.
Sarebbe da augurarsi che il ministro Bussetti e il ministro Fontana collaborino da subito ed attivamente, perché 50mila nuovi docenti di ruolo, immessi su base regionale, ci saranno di sicuro (nessun bocciato, si entra tutti, basta sedersi e firmare), ma rimane il problema di quanti studenti avranno perché, anche con la quota 100, o l’opzione Donna (la professione docente, si sa, è donna), o qualsiasi altro meccanismo che il neoministro Di Maio vorrà proporre per “superare la legge Fornero”, i docenti neoimmessi dovranno starsene a scuola almeno una decina d’anni, molti parecchi di più, e intanto la popolazione scolastica andrà diminuendo, dicono le statistiche.
La Nina, la Pinta e la Santa Maria, vale a dire Bussetti, Fontana e Di Maio, al suono della campanellina di Grillo hanno salpato per raggiungere il paese del “governo del cambiamento”, dove altri 50mila docenti saranno assunti e certamente immessi in ruolo, circa la metà quindi delle 100mila supplenze avviate, anche dopo la Buona Scuola, per l’a.s. 2017/18 ormai agli sgoccioli; in realtà fra i 50mila, i “precari”, ci sono anche gli “insoddisfatti”, cioè i docenti in ruolo che cercano altra assegnazione.
Neoministro sì o neoministro no, le assunzioni dei 50mila arriveranno, puntuali, ogni anno, sempre che la graduatoria a esaurimento, quella del concorso 2016, sia esaurita; ci sarà da aspettare, ma accadrà. Nel frattempo, che faranno i 50mila?
Attenderanno, lavorando comunque nella scuola; attenderanno come hanno atteso che toccasse loro, nella prova orale, e la certezza dell’esito non ha certo alleggerito la tensione di chi spera in un punteggio elevato per “essere davanti” e poter scegliere presto, e si spera meglio.
Intanto, hanno rivissuto l’emozione dell’attesa; il rito dei commenti, perlopiù contro i commissari, accusati, e spesso ingiustamente, di esser capaci di qualsiasi “ingiustizia”, le domande agli sconosciuti appena usciti dalla commissione 1 o 2, ma affraternati dalla stessa tensione, lo scoprire che in quelle commissioni delle leggi e leggine non vi è traccia nella prova, nonostante siano espressamente indicate dal bando, il nervosismo per le operazioni di sorteggio… si ha un bel dire, si passa tutti, ma chi ha la sfrontatezza di sedersi e firmare? Ci si impegna, tenacemente, e sembrerebbe indipendentemente dalla coscienza che non si può essere “bocciati”, anche perché per molti si spera che il concorso ponga fine, col ruolo, al girovagare da una scuola all’altra.
Uno spettacolo di attesa e tensione da studente, da trattenere, nei giorni finali di scuola, dai partecipanti alla prova orale, come memento nello svolgimento delle operazioni di scrutinio dei loro stessi alunni? La cosa avrebbe un suo senso, e forse anche una sua utilità; ma c’era proprio bisogno di questo ennesimo rito di passaggio inutile, a cui solo la serietà individuale dei commissari e dei partecipanti possono dare significato?
L’Europa avrà anche segnalato l’irregolarità dei tre anni di contratto a tempo determinato, ma il concorso s’ha da fare, dice la legge italiana. Ma guarda, allora l’Europa non ci comanda davvero, anche se siamo tutti, si sa, corrotti e fannulloni.