È terminato da poche ore il test nazionale di preselezione dei futuri dirigenti scolastici: 100 quesiti in 100 minuti estratti da una batteria di 4.700 pubblicata 20 giorni prima su aree diverse che spaziavano dalla normativa scolastica italiana alla gestione di organizzazioni complesse, nonché contabilità di Stato e diritto civile, amministrativo e penale in riferimento alla pubblica amministrazione, a quelle dei principali sistemi educativi dell’Unione Europea. Conclusa la prova ciascun candidato ha potuto conoscere il proprio risultato in tempo reale. Tra due giorni o anche domani una valutazione comparata a livello nazionale e regionale stabilirà i nomi degli 8.700 candidati su 24mila (ne erano iscritti 34mila) che saranno ammessi alla prova scritta con quesiti aperti e chiusi anche di lingua straniera. A seguire l’orale. Chi passerà entrambi sarà ammesso, sulla base di una graduatoria che tiene conto anche dei titoli, al corso di formazione dirigenziale per implementare le proprie competenze professionali. Al termine del percorso un’ulteriore prova scritta e un colloquio orale vaglieranno 2.425 nuovi presidi. 



Nella maggior parte dei Paesi europei, circa 20, si reclutano i capi d’istituto con una modalità “aperta” e non tramite semplice concorso, il che vuol dire che la procedura, l’accoglimento delle candidature e la selezione stessa sono decentrate ed è la scuola o la scuola insieme all’autorità locale a discernere e vagliare i candidati. Rispondono a questa prospettiva i Paesi scandinavi, Finlandia compresa, che vanta uno dei migliori sistemi scolastici al mondo, Gran Bretagna, Portogallo, Islanda, Ungheria, Austria, Croazia, Cecoslovacchia. In Francia possono adire al concorso direttivo annuale solo i vicepresidi previa formazione ad hoc.



Oggi, invece, in Italia dopo 7 anni dall’ultimo concorso era la prima volta che si affrontava una prova preselettiva a dirigente scolastico computer based con risultati immediati. In Lombardia un candidato ha totalizzato 100 punti su 100 in soli 12 minuti. Viene da chiedersi quale figura di dirigente scolastico si voglia selezionare nella società odierna, complessa e plurale, in un momento in cui la ricerca scientifica sulle neuroscienze ci parla di neuroni a specchio, la didattica di Service Learning e apprendimento cooperativo e la ricerca del personale vaglia sempre più profili di leader attenti all’intercultura e con una formazione non più centrata sulla sole conoscenze, ma anche sulle competenze disciplinari e quelle per la vita. Viene da chiedersi se sia sufficiente, opportuno, adeguato fermarsi a selezionare dirigenti scolastici esclusivamente per test. Viene da chiedersi se forse il rischio non è quello di perdere per strada una schiera di leader educativi trasformazionali.

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